Corsa a Volterra

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Sono sull'autobus diretta a Volterra, i miei pantaloni si sono appena asciugati e io sto praticamente saltando per l'agitazione. Guardo l'orizzonte fuori dal finestrino, impaziente di vedere la città alta, sbuffo ad ogni stop, semaforo o fermata che il mezzo pubblico fa.

Una signora anziana è placidamente seduta nei due posti oltre il corridoietto e mi fissa perplessa per la mia impazienza, il suo sguardo è vispo oltre gli occhiali spessi, i capelli riccioli corti hanno una sfumatura turchese.

"Appuntamento importante" chiede con voce amorevole, proprio la voce da nonna.

"Eh sì..." sorrido educatamente.

"Lui è molto fortunato. Sei una bellissima ragazza" dice ridacchiando.

"Cosa...?" divento paonazza.

"Oh su! Piccola mia, te lo si legge in viso! E' inutile che ti nascondi dietro a quei capelli mossi" dice con occhi sorridenti e furbetti.

Sorrido alla signora anziana lievemente imbarazzata, sento le guance diventare un po' calde e rosse.

"Sì è così, lo voglio vedere un'ultima volta" sospiro. Probabilmente è davvero così, alla fine non riuscendo più a vivere senza di Lui nella mi vita ho deciso di morire per Lui.

"Parte?" chiede la signora dispiaciuta.

"No, vado via io" dico sorridendole tristemente.

"Vi incontrerete ancora, stai tranquilla".

Le sue parole vogliono confortarmi e le sorrido davvero riconoscente, ma il viaggio che ho intrapreso so bene che mi porterà molto lontana da Aro, non ci sarà possibilità di vederlo più.

Alcuni minuti dopo vedo finalmente spuntare le mura di Volterra e il mio cuore accelera rapidamente. Controllo nelle tasche la presenza del pezzo degli scacchi, se possibile sono ancora più impaziente ed in fibrillazione di prima sul vecchio sedile.

Quando arrivo al capolinea sono alla fermata sotto il vecchio bilocale che avevo preso in affitto, inizio a correre verso la città alta. Oramai è circa metà mattinata e il cielo è sereno, il sole scalda l'aria primaverile tanto che levo la giacca prevedendo una grande sudata.

Per l'ennesima volta mi ritrovo a correre su dalle stradine e le scalette ciottolate per vedere Aro, è passato molto tempo dall'ultima volta che ho fatto una cosa simile, direi circa sei mesi. Nel mezzo ho scoperto che i vampiri esistono, che l'affascinante signore in nero è uno di loro, ho scoperto come si procurano il loro nutrimento, ho vissuto con loro temendoli e pian piano conoscendoli fino ad affezionarmi ad alcuni. Corro come una disperata, perché ogni secondo della mia corsa umana probabilmente Vladimir e Stefan potrebbero avvicinarsi di quasi un chilometro alla sede del Potere Giudiziario.

Sbuco sulla grande piazza quadrata, lastricata in pietre, la pendenza a mio sfavore e vedo il grande portone in mogano aperto; la porta dell'inferno, come l'ho considerata per tanto tempo, sembra una cosa bellissima in questo momento. Continuo a correre mentre le mie gambe bruciano per lo sforzo prolungato e i muscoli spremono le ultime energie.

Abbandono l'aria calda della piazza, dalla luce del sole mi lancio nelle tenebre dell'androne freddo che ben conosco. Non mi fermo, percorro l'elegante porticato e supero il piccolo giardino interno, volo la scalinata di marmo due gradini alla volta, plano nel corridoio buio dalle quali nicchie oscure Aro ha compiuto il suo crimine, salvarmi la vita.

In quell'istante vedo il portone della Sala dei Troni aperto e la coda di un gruppetto di turisti, che sta finendo di entrare. Non mi fermo assolutamente, continuo a correre il più rapidamente possibile, sento le tempie pulsare per lo sforzo.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora