Rabbia

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Giorno 3

Mattina

Il sole sorge su Volterra mentre sono protetta dai suoi raggi dalle spesse tende rosso porpora del mio baldacchino, quando finalmente mi alzo è mattinata inoltrata. Vado in bagno per constatare che il naso non né gonfiato né livido, il mio collo si sta lentamente riprendendo, il livido è oramai violaceo e la voce è completamente tornata. Le dita scorrono distrattamente sulla collana d'argento regalatami da Aro, la bellissima V spicca sulla mia pelle con eleganza.

Un sorriso tende le mie labbra pensando alla sua voce che mi chiama con il suo cognome 'Adelaide Volturi': chi l'avrebbe mai detto?

Torno in camera e sbuffo alla vista di quello che resta, adagiato sulla sedia, del vestito regalatomi da Caius e Marcus. L'elegante e delicata stoffa trasparente che tanto mi piaceva come avvolgeva le mie gambe è strappata in diversi punti, il tessuto nero e rosso è sporco di terra e anche sangue. Il vestito non ha affatto gradito la piccola rissa tra me ed Aro e io sono davvero dispiaciuta perché mi piaceva moltissimo, inoltre era il regalo di benvenuto dei due Maestri: sempre lungimirante Aro, lui mi ha regalato resistentissimo metallo, non delicate e pregiate stoffe!

Non l'ho ancora perdonato per il suo comportamento, è stato un vero mostro a usare il suo potere vampiresco spaventandomi per il semplice gusto del divertimento, fingendo di aggredirmi e facendomi sanguinare il naso. Sono sicura non volesse farmi davvero male, l'aggressione era un gioco perverso per dimostrarmi che non ha un cuore, altrimenti mi avrebbe azzannata alla vista del sangue, non si sarebbe fermato avesse voluto farmi davvero del male.

Scaccio il leader dai miei pensieri, non sono affatto dell'umore di ripensare a ieri sera e al suo comportamento, qualcosa negli ultimi avvenimenti mi ha decisamente turbata e, ripensando alle sensazioni della sera prima, vengo percorsa da brividi di disagio e timore. Cerco di non focalizzarmi su Aro, ho la netta sensazione di non voler rimanere in una stanza sola con lui ora, sento di averne paura, di non potermi completamente fidare e la cosa mi rattrista enormemente e mi ferisce.

Decido di schiarirmi le idee lasciando calmare le acque per tutto il pomeriggio, ma mi riprometto di presentarmi nel suo studio per l'ora di cena, come di consueto. Ignoro con decisione una piccola vocina che mi urla di scappare il più lontano possibile e di non avvicinarmi mai più alla porta dell'elegante studio di Aro.

Nel primo pomeriggio decido di salire sulla Torre Campanaria per rilassarmi un pochino, per pensare e trovo il posto già occupato da Felix, non mi dispiace affatto la sua presenza.

"Ehi ciao!" uso una mano per fare ombra sugli occhi, il sole è alto, rovente e accecante.

"Adelaide, ti chiedo scusa per la serata, non avremmo dovuto farti bere così tanto, non abbiamo più misure umane" dice subito venendomi lentamente incontro.

È davvero dispiaciuto per avermi fatta star male ma non è colpa sua, io non mi sono fermata, non mi sono saputa regolare e porre un limite, sono stata sciocca e incosciente devo ammetterlo.

"Non è colpa vostra, avrei dovuto fermarmi da sola" rispondo con un sorriso. Sono sincera, non attribuisco alcuna colpa a Felix e Demetri che, anzi, hanno fatto di tutto per migliorare la serata divertendomi.

"Con Aro tutto bene?" il tono è lievemente sospettoso. Al suo nome vengo attraversata da una spiacevole sensazione di disagio.

"Sì certo, tutto bene, era infastidito perché gli avete rubato l'idea di farmi ubriacare, anticipandolo" sorrido in modo lievemente forzato. In fin dei conti è la verità, abbasso finalmente il braccio dal viso perché la stazza di Felix mi fa ombra.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora