capitolo otto: caffè corretto.

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Il silenzio regnò sovrano in quella macchina per dei minuti interminabili.
Alessandro, senza nulla in testa se non domande confuse, girava senza neppure guardare la strada per le vie del quartiere e Ylenia, nonostante volesse parlare, rispettò quel suo silenzio per un po'.
Solo quando lo vide accostarsi e mettere una mano tra i capelli trovò fosse il caso di dire qualcosa.
"Che devi fare?" sussurrò la piccola guardandolo.
"Ho bisogno di un caffè" parlò il ragazzo scendendo dall'auto con una velocità che confuse la ragazza "Tu hai bisogno di un caffè?" continuò a parlare lui quasi elettrico.
"Non so quanto la caffeina possa farti bene al momento" fu sincera Ylenia.
"Non faccio mai particolarmente caso a cosa possa farmi bene o meno" parlò lui con un sorriso breve, interrotto immediatamente da qualche pensiero.
"Invece si" disse lei scendendo e raggiungendolo a passi svelti.
Alessandro infatti, non curante di lei, senza neppure aspettarla si stava facendo strada.
"Tu fai sempre caso a cosa ti fa bene e a cosa ti fa male, te le studi proprio le due possibili scelte da prendere" disse una volta accanto a lui.
Alessandro la guardò attentamente per poi fermarsi di colpo.
"Se fosse così sceglierei la cosa giusta" osservò.
"Ho detto infatti che analizzi le opzioni non che prendi quella giusta, tu corri incontro a quella sbagliata con il sorriso di chi ha ragione completamente" rispose lei alzando un sopracciglio "Devi per forza pensartela, sennò non mi spiego come faccia sempre a correre incontro alle cose che ti fanno male" finì stanca.
Il più grande, senza dire una parola, riprese a camminare felice di lasciarsi poi andare su di una sedia in un tavolino all'aperto.
Il bar era per fortuna semi vuoto, la musica risuonava ad un volume piacevolmente basso e ordinare gli venne facilissimo.
Voleva solo perdersi in quel caffè, fumare una sigaretta come fosse l'ultima e dimenticare ogni cosa.
"Ah e mi scusi" esclamò attirando nuovamente l'attenzione del cameriere a sé. "Il caffè lo voglio corretto"
"Corretto? Ma se sono le dodici del mattino" disse Ylenia sbarrando gli occhi.
"Shhh" sussurrò lui facendo ridere anche il cameriere.
"Quando serve serve" disse il cameriere con un gran sorriso.
"Vedi?" parlò il moro guardando l'amica "Quando serve serve" disse per poi schiacciare l'occhio al cameriere che, con un sorriso, andò via.

"Quel cameriere ci sta provando con te" parlò Ylenia sperando di dargli nuovi pensieri sui quali riflettere.
"Palese" sussurrò Alessandro per poi tornare con la testa tra le mani "Ma è l'ultimo dei miei pensieri" finì.
"Ti servirebbe qualcuno con cui distrarti sai? Stai diventando una zitella acida" lo prese in giro la ragazza.
Alessandro la guardò male. Illuminata dal sole sembrava più bambina. Aveva i capelli rossi più del solito e, sotto quella frangia, i suoi occhi verdi lo stavano studiando.
"Vuoi parlare di lui?" disse infatti la ragazza dopo qualche istante.
Chiaro lo avesse capito soltanto con uno sguardo, come al solito.
Le bastava guardare Alessandro un secondo in più per capire cosa avesse dentro.
Era il caos che vedeva nel suo sguardo a suggerirgli di farlo parlare questa volta.
"No" sputò freddo il ragazzo "Non ne voglio parlare" proseguì per poi bere il suo caffè in un solo sorso.
Il gusto dell'alcol che c'era al suo interno gliene fece desiderare di più e fu costretto ad accendere una sigaretta per non pensarci.
"Si che ne vuoi parlare" proseguì la ragazza osservando con stupore la tazzina già vuota.
"Si hai ragione" fu sincero lui.
"Ma non so cosa voglio dire" proseguì.
Stava aspirando avidamente quella sigaretta consumandola in fretta, muoveva le gambe con agitazione, gli occhi facevano avanti e indietro per guardarsi attorno.
"Sei irrequieto" osservò Ylenia.
"Sono esausto" la corresse Alessandro "Stamattina mi ero svegliato bene, non avevo più domande in testa" iniziò finalmente a parlare.
Ylenia tirò un sospiro di sollievo, felice di aver trovato le parole più giuste per farlo parlare.
Con Alessandro era sempre così quando era nervoso, bisognava selezionare le parole più giuste, diventare fuoco per far bruciare il fiammifero che era.
Ed era sempre così difficile alimentare le sue parole nascoste.
Alessandro di parole nascoste ne aveva tantissime, di discorsi tenuti per sé, di frasi lasciate a metà.
Era questa la croce di chi non parlava tanto, le parole da dire erano sempre troppo poche, ma quelle non dette ancor di più.
Ylenia era l'unica a tirargli fuori quei 'non detti' , lei rendeva loquaci i suoi silenzi.
Con lei Alessandro diventava chiacchierone.
"Ho pensato 'usciamo, festeggiamo, viviamo'..Capisci? Io non c'avevo pensato" disse con tono disperato "Ma quella stessa passeggiata che avevo scelto mi ha riportato quel coglione nella testa quando ha letteralmente deciso di buttarsi sotto la mia auto" finì prendendo fiato.
Aveva parlato velocemente, fin troppo, e adesso assieme alle parole da dire gli era finito anche il fiato.
"Tecnicamente non si è buttato sotto la tua auto" rispose Ylenia scoppiando a ridere "Gli sei arrivato addosso tu"
"Ma di cosa stavamo parlando di così interessante da non vedere un tizio con una cazzo di bici?" sussurrò Alessandro avvicinandosi un po' a lei.
La voce uscì come un urlo strozzato sinonimo del fatto che, se fossero stati a casa da soli, sicuramente quella frase lui l'avrebbe urlata.
"Stavi guardando me, sono già interessante di mio" rispose Ylenia gonfiando il petto "Più di quel ricciolino magro a cui hai guardato il ginocchio" proseguì "a me non le guardi mai le ginocchia"
"Provvederò" scoppio a ridere lui tornando comodo sulla sedia "Scusami se finora non mi sono preoccupata della salute delle tue ginocchia" proseguì.
"In realtà mi sento fortunata all'idea che tu non mi abbia mai messo sotto con la macchina" farfugliò lei facendolo ridere ancora.
"Finora" chiarì lui.
"Ma perché si è ritrovato sulla mia strada? Ci sono tante strade per girare in bici" tornò serio il ragazzo mettendo di nuovo una mano sulle tempie.
"Sai che potrebbe pensare lo stesso lui? Ci sono tante strade per girare in auto" se la rise lei.
"Avesse scelto un'altra strada non lo avrei messo sotto" osservò Alessandro.
"Si ma non ti saresti neppure inginocchiato permettendogli di metterti le scarpe sul pantalone nuovo" proseguì lei "Le scarpe sul pantalone nuovo capisci cosa devo accettare?" urlò facendo voltare tutti.
Il moro si mise in piedi in tutta fretta per zittirla con una mano sulla bocca.
"Shh" scoppiò ridere sedendo poi accanto a lei tenendo sempre la mano sulla sua bocca "Sei pazza, ti sentono tutti" la rimproverò.
"Se non levi quella mano subito te la lecco" farfugliò lei con non poca difficoltà.
Alessandro non se lo fece ripetere due volte e, terrorizzato, tolse la mano.
"Fai schifo" la guardò disgustato.
"Tu fai schifo" proseguì lei nuovamente a voce alta ma il giovane non tardò a zittirla ancora, questa volta con un semplice movimento della mano su e giù.
"Tu fai schifo" ripetè lei in un sussurro "A me non permetti neppure di mangiare vicino a te quando sei vestito bene e a lui hai fatto mettere la scarpa sul tuo pantalone preferito"
"Come altro potevo guardargli il ginocchio?" rispose lui disperato.
"Tre anni di amicizia buttati così" rispose lei ignorando del tutto la sua domanda.
"Sei tragica" sussurrò lui poggiando le spalle sullo schienale della sedia.
Si lasciò scivolare un po', assumendo una postura scomposta.
Scherzare così con Ylenia gli aveva sciolto i nervi ed alleviato i pensieri.
Gli era grato per quel suo modo di fare.
"E tu sottone" rispose lei "patetico" aggiunse.
"Sottone patetico non me lo avevano mai detto, mi sento offeso" mise su un finto broncio il moro.
"Non è offesa quando è verità" osservò la ragazza per difendersi.
"Non è la verità" la guardò male lui.
"Oh Riccardo, fammi vedere il tuo ginocchio, fingerò di preoccuparmi della tua salute solo per tastarti" iniziò a parlare lei imitando la sua voce.
Alessandro spalancò la bocca stupito.
"Non parlo così" prese a parlare ricevendo immediatamente un cenno dalla giovane "e non ho approfittato della situazione per tastarlo"
"Tu approfitti sempre delle situazioni per tastare la gente" sussurrò lei.
"Mi fai sembrare molesto così" piagnucolò Alessandro.
"Sei molesto" lo correre lei "E approfitti delle situazioni" proseguì.
Il caldo si stava facendo pesante seppur fossero all'ombra di un gazebo e il sole, mano a mano, si fece sempre più intenso e bello.
Alessandro si sentì di colpo felice. La vista era bella, il caffè che aveva bevuto uno tra i migliori, la sigaretta rilassante e la più cara delle persone della sua vita lì, di fronte a lui.
"Avessi approfittato della situazione lo avrei messo sotto" disse poi scoppiando a ridere.
Ylenia lo guardò con gli occhi spalancati "Lontano dagli occhi lontano dal cuore?" chiese poi stando al gioco.
"Una cosa del genere, si" scoppiò a ridere lui.
"Va bene" sussurrò lei "Fatto sta che lo volevi palpare" proseguì incrociando le braccia.
"Mhh" si lamentò lui alzando gli occhi al cielo "Sei una caga cazzo oh" farfugliò "Anche se fosse avrei solo ricambiato" finì.
Ed ecco che la ragazza spalancò ancora gli occhi, questa volta sul serio.
"Aspetta cosa?" esclamò trattenendo a stento un urlo.
"Quella mattina l'ho accusato di avermi palpato la sera prima mentre mi sistemava la camicia" iniziò a parlare "E lui mi ha mostrato così significa sul serio palpare"
"Andiamo dai" proseguì subito dopo stanco di star seduto lì.
Se dovevano davvero parlare di quella questione voleva fosse senza sussurri e paura di aver qualche amico di Riccardo attorno.
Sapeva bene che da lì a poco la sua amica non avrebbe potuto trattenere l'entusiasmo, doveva portarla in un luogo in cui erano soli quanto prima.
"Ma allora te la cerchi scusa" lo rimproverò a voce abbastanza bassa "Perché uscire un discorso del genere di mattina, quando l'alcol non c'è più" proseguì.
Alessandro lasciò scivolare le mani lungo il corpo facendo un no esasperato con la testa.
"Ma non sono stato io ad iniziare" si difese.
"Zitta, va in auto e continuiamo lì" parlò subito dopo facendo bloccare l'amica prima ancora che iniziasse a parlare "Pago e ti raggiungo" disse per poi allontanarsi.

Era fermo alla cassa con uno strano sorriso stampato sulla faccia nel ricordo di quella sera.
Nonostante l'ansia all'idea di tornare a pensarlo fu felice di risentire quella spensieratezza che il ricordo di quella mattina gli aveva lasciato.
Lo accolse senza troppi vincoli, lo lasciò correre nella sua testa senza sforzarsi di cacciarlo via.
"Ma ciao ragazzo del caffè corretto" parlò qualcuno alle sue spalle.
"Oh ciao si" parlò Alessandro risvegliandosi contro voglia dai suoi pensieri "Devo pagare"
"Oh nono, offre la casa" rise il giovane.
"Non vale la pena" rise fintamente Alessandro.
"È un modo carino per dire che offro io" schiacciò l'occhio il cameriere.
"Magari una di queste sere ricambi il favore portandomi a bere qualcosa" proseguì.
Stava per cacciare via dalla tasca blocchetto e penna per scriverci sopra il suo numero quando Alessandro lo fermò.
"Scusami no" disse rapido "Pago e vado okay?"
Gli sembrava bruttissimo rifiutarlo così ma non aveva affatto né la voglia né la testa per farlo.
"Scusami, forse ho frainteso" disse il cameriere arrossendo.
"Non affatto, te lo garantisco" sorrise in maniera dolce il moro "Ma vedi, voglio solo pagare e andare via, capisci?" proseguì.
"Qualcuno in testa?" gli sorrise triste il ragazzo.
Era alto, biondo e gentile eppure Alessandro non riusciva a trovarlo interessante, non in quel momento.
"Circa" rispose sconfitto "Non ho solo testa"
"Va bene non insisterò ma nel caso in cui tu possa cambiare idea" prese a parlare il ragazzo mentre scriveva qualcosa "Questo è il mio numero, non mi aspetto nulla"
Alessandro prese il foglietto e lo piegò per poi rigirarselo tra le mani le mani.
"Ti devo.." riprese a parlare sperando che, pagando quel caffè, non si trovasse costretto ad invitarlo fuori.
"Un euro" rise il ragazzo.
"Grazie" farfugliò Alessandro per poi pagare e andar via.

Quando salì in auto Ylenia lo stava già aspettando con un sorriso furbo stampato sulle labbra.
"Perché ci hai messo tanto?" lo punzecchiò.
Alessandro mostrò il foglietto alla ragazza, senza dire neppure una parola.
"Era carino" disse lei prendendo il foglio.
"Non lo invierò fuori se è ciò che intendi" chiarì il moro.
"Allora il numero lo tengo io che ho buon gusto" fece per metterlo in tasca ma l'amico glielo strappò dalle mani.
"Da a me, lo aggiungerò alla mia collezione di numeri gentilmente donati" le fece un finto sorriso.
"Quello di Riccardo manca all'appello" lo punzecchiò lei ricevendo un'occhiataccia come risposta.
"Ripeto, non ho iniziato io..lui mi aveva detto che avevo provato a baciarlo" riprese il discorso di poco fa.
Non era di certo ciò di cui avrebbe voluto parlare, ma meglio intraprendere quel discorso scomodo che sentir la sua amica far discorsi enormi sul potenziale del cameriere elencando i motivi per il quale fosse giusto telefonargli.
"Cosa?" disse lentamente la ragazza.
"Ascolta ero ubriaco ed ho solo approfittato della cosa" rise lui.
"E che avete fatto quella mattina? Perché non mi hai detto nulla?" urlò lei.
"Perché è stata una mattina tranquilla rispetto alla sera prima" sussurrò lui mentre metteva l'auto in moto.
"Una mattina tranquilla con un quasi bacio e dei palleggiamenti?" chiese lei confusa.
"Mi ha solo sfiorato il petto per provocarmi" si giustificò senza guardarla.
"Da sobrio Alessandro" osservò lei.
Fu allora che il ragazzo la guardò. Aveva un sorriso ebete in volto al suono delle parole della ragazza e, nonostante non volesse farsi speranze, non riuscì a levarselo dalla faccia.
"Non è etero" finì la piccola lasciandosi andare sul sedile stanca "Non può esserlo"
"Lo è, hai visto come si è presentato a te?" parlò lui mentre usciva dal parcheggio.
"Vorrebbe dire qualcosa?" farfugliò lei disperata dalla cocciutaggine dell'amico.
"Trasuda etero sessualità da tutti i pori dai" disse lui sperando di chiudere il discorso.
"Sopratutto dagli occhi sai" lo prese in giro lei "E cosa ti ha detto quando ti ha preso dal braccio?" proseguì.
"Ah lo hai visto" sussurrò lui.
"Si" fu sincera la ragazza "Non è che foste così discreti" rise "Quindi?"
"Quindi cosa?" fece il finto tonto il ragazzo.
Aveva il cuore che gli batteva forte e la voglia di arrivare quanto prima a casa cresceva mano a mano nel suo petto.
"Quindi che ti ha detto?" proseguì la ragazza non affatto disposta a demordere.
"Quando?" continuò lui.
"Alessandro" lo rimproverò la ragazza "Dai"
"Mi ha detto che era riuscito a farmi inginocchiare ai suoi piedi" sussurrò appena in modo incapibile.
"Cosa?" urlò la ragazza che aveva ben capito in ogni caso.
"Mi ha detto che era riuscito a farmi inginocchiare ai suoi piedi okay? Sei contenta adesso?" la guardò per un secondo.
Aveva le mani ben strette al volante ed era visibilmente infastidito adesso.
Ma non da lei, piuttosto dal ragazzo e dai pensieri che gli faceva venire.
"Tu?" sussurrò lei con un sorriso.
"Mi hai detto te di lasciarlo perdere" si difese lui.
"Alessandro si, ma so che non lo farai" disse sincera Ylenia "Tu non fai mai la scelta giusta" finì scoppiando a ridere.

*spazio autore*
ancora grazie, non smetterò mai di dirvelo <3

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