capitolo settantotto: notti in bianco.

987 57 41
                                    

La musica alta pulsava nelle tempie di Riccardo mentre confuso si guardava attorno.
La pista da ballo era piena, tanto che sembrava difficile persino respirare tra tutta quella folla.
"Guarda me" gli urlò Alessandro per farsi sentire, prendendogli il viso tra le mani per costringerlo al contatto visivo.
Riccardo lo guardò senza dire nulla, mentre restava immobile sulla pista.
Lui non era un tipo da balli, era più uno di quelli che in discoteca sale su di una cassa e incita gli altri a ballare.
Al massimo si limitava ai salti, e al cantare ad alta voce le canzoni che preferiva.
Alessandro invece sapeva muoversi bene, sembrava quasi fatto per stare in pista.
"Balla dai" gli disse all'orecchio.
"Non so ballare" disse sincero il piccolo guardandolo.
"Cosa?" domandò Alessandro avvicinandosi ancora a lui.
La musica troppo alta la odiava da una parte, perché lo costringeva ad urlare, a chiedere di ripetere e ad avvicinarsi alla gente, eppure per la prima volta in quel momento trovò la cosa assai piacevole.
Se la musica alta era la scusa perfetta per avvicinarsi a Riccardo allora non c'era nulla di più bello.
"Che non so ballare Ale" ripetè Riccardo al suo orecchio.
"Vieni qua" disse il più grande e, dopo una risata, lo avvicinò a se tenendolo per i fianchi.
Riccardo si bloccò con lo sguardo sulla sua figura sentendosi di colpo vicino al paradiso.
Lui non ci credeva in queste cose, in Dio, nel paradiso, negli angeli ne in nulla di quanto più vicino alla beatitudine e alla pace.
Eppure, con Alessandro di fronte a lui, bello come pochi, pensare che se mai fosse esistito un paradiso sicuramente avrebbe avuto le sue sembianze fu automatico.
Per quanto in quel momento Alessandro, con quella camicia aperta, i segni rossi e violacei sul corpo, le labbra rosse e il corpo sudato a causa del calore all'interno del locale, fosse in realtà quanto più simile ci fosse ad un diavolo tentatore.
"Segui me" gli disse poi avvicinandosi appena.
Lo guardava con quei suoi occhi magnetici, tanto intensamente da farlo tremare e Riccardo fu certo che, ne ora ne più avanti, avrebbe potuto ballare tranquillamente di fronte ad occhi così attenti.
Si sentiva quasi in suggestione sotto quello sguardo, come se dovesse far la cosa giusta e basta, con la costante paura di sbagliare.
Aveva lo strano bisogno di compiacerlo e basta, di renderlo fiero, di piacergli totalmente.
Anche se, fino a quel momento, non aveva mai fatto qualcosa per piacergli, si era sempre comportato normalmente e gli era piaciuto lo stesso.
E allora perché in quel momento, su quella pista, questo pensiero era costante?
Forse perché lui ballava così bene, o forse a causa dell'alcol, o forse per colpa degli occhi di quel Martino che si sentiva ancora addosso.
Magari lui sapeva ballare meglio, magari avrebbe ballato meglio accanto ad Alessandro, meglio rispetto a come avrebbe potuto fare lui.
Di colpo, di seguito a quel pensiero, si irrigidì e nonostante le luci accecanti Alessandro se ne rese conto.
"Ehi" disse avvicinandosi a lui lentamente e accarezzandogli le spalle con la dolcezza che lo contraddistingueva.
Era assurdo il modo in cui passasse da quell'aria provocatoria a quella invece più preoccupata e premurosa con una facilità inaudita, come se gli venisse naturale farlo.
"Tutto bene?" domandò avvicinandosi ancora al suo orecchio.
"Si" menti Riccardo e parlò a voce così tanto bassa che Alessandro capì la risposta soltanto dal movimento della sua testa.
Lo notò quel cenno non sicuro e, senza dire altro, gli si avvicinò ancora.
Allacciò le braccia attorno ai suoi fianchi, avvicinandolo a lui, per poi iniziare a ballargli quasi addosso.
"Lascia fare a me" disse all'orecchio del piccolo "Ti sciolgo io" proseguì per poi baciargli l'orecchio.
Giocherellò con i denti, mordicchiandogli il lobo piano, per poi scendere con la lingua lungo tutto il collo, arrivando al petto.
"Ale" disse il piccolo poggiando le mani sulle sue spalle.
Avrebbe voluto afferrarle per allontanarlo, smetterla di sentire le sue labbra bruciargli addosso in quel modo ma non ci riusciva.
Sentiva il panico salire nel suo corpo al pensiero che tutti li stessero guardando ma non si girava ad assicurarsi della cosa.
Era come se il suo corpo non rispondesse ai suoi pensieri, come se la sua mente lo volesse lontano e il suo corpo addosso.
"Ale" ripetè comunque, cercando di attirare la sua attenzione, e con le mani strinse forte le spalle del più grande, tanto da fargli quasi male.
"Si?" domandò il ragazzo avvicinandosi pericolosamente a lui.
Ma non lo fece apposta, era solo colpa dell'alcol unito alle luci della pista, era quello a farlo muovere in maniera disordinata.
"Dimmi" proseguì trovando però piacevole quella vicinanza alle sue labbra.
"Non c'è bisogno che tu mi faccia sciogliere" sorrise cortesemente.
"C'è bisogno invece" rispose il ragazzo per poi salire con le mani lungo le sue spalle, fermandosi sul collo "Sei tutto teso" si lamentò guardandolo.
"Non migliori le cose" parlò piano il più piccolo sincero.
"Cosa dici?" chiese Alessandro avvicinandogli l'orecchio alla bocca.
"Che non migliori le cose Alessandro" ripetè il piccolo per poi, andando contro le sue stesse parole, avvicinarlo a sé prima che si allontanasse.
Lo prese per la testa, senza aspettare che lui rispondesse, e avvicinandolo a sé gli baciò il collo.
"Sei un cazzo di controsenso" ripetè, come suo solito, Alessandro scandendo bene le parole.
Riccardo corse con lo sguardo fin dove sapeva per certo ci fosse Martino e, dopo averlo visto, gli fece un cenno e alzò una mano per salutarlo.
"Chi saluti?" domandò Alessandro guardandosi attorno inutilmente.
"Il tuo amico" ripose il piccolo con un sorriso furbo.
"Quale amico?" domandò Alessandro smettendo di ballare e guardandosi ancora attorno.
"Lui" lo indicò Riccardo e, quando il più grande notò di chi stesse parlando, gli abbassò la mano immediatamente per poi guardarlo male.
"Ma sei pazzo in culo Riccardo" disse urlando, con un sorriso tra le labbra che non riuscì a trattenere.
Era consapevole del fatto che ridendo di certo il piccolo non avrebbe recepito il rimprovero ma non si trattenne, gli rise in faccia lo stesso.
"Non si indica" proseguì poi tornando serio.
"Ma sta zitto" scoppiò a ridere Riccardo per poi guardare di nuovo verso quel ragazzo biondo.
Si vedeva lontano un miglio quanto fosse infastidito della vicinanza tra lui ed Alessandro e per questo motivo Riccardo trovò giusto avvicinarlo ancora di più.
Gli cinse la vita con le mani, stringendolo abbastanza da farlo sussultare per poi iniziare, finalmente, a ballare.
Alessandro accolse con piacere quella cosa.
Se l'aria di sfida poteva portarlo a tanto ben venga, ne era felice.
Per quanto gli riguardava Martino poteva restare nei dintorni nei prossimi giorni se questo sarebbe servito a ricevere attenzioni da Riccardo.
"Riccardo" parlò dopo un po' prendendolo dalla camicia a avvicinandolo a lui "Affinché io lo sappia" disse avvicinandosi al suo orecchio "Se lo fai perché vuoi farlo ingelosire okay, ma lo vuoi, ben venga" disse piano "Ma se lo fai solo perché spinto da quest'aria di sfida no" finì di parlare e gli venne automatico guardarlo negli occhi.
Vide il piccolo deglutire nervosamente per poi far segno di no tre o quattro volte con la testa.
"Lo voglio" disse poi, sincero.
Alessandro gliela lesse negli occhi tutta quanta quella sincerità. Lo colpì in pieno come un piacevole alito di vento, scompigliandogli i pensieri.
"Okay" farfugliò allontanandolo appena "Fa pure" gli sorrise.
"Prometti che me lo ripeti la prossima volta che vuoi fare sesso con me?" chiese il piccolo con un sorriso.
"Prometti che non ti ubriachi più così tanto?" domandò il più grande scoppiando a ridere.
"Perché?" domandò il piccolo perplesso "Pensi sia colpa dell'alcol quest'intraprendenza?"
"Penso che è dal vino di questo pomeriggio che ti vedo diverso" disse Alessandro tornando poi a ballare.
"Giuro che l'alcol non c'entra" rise il piccolo al suo orecchio "Però basta adesso eh, finisce che dico tutto io così" gli schiacciò l'occhio.
"Stai solo ricambiando" gli disse Alessandro all'orecchio "Prima facevo tutto io"

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora