capitolo diciassette: sciogliersi.

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I due pranzarono sul divano, persi davanti a video stupidi che Riccardo aveva messo a casissimo dopo essersi lamentato per la noia e, ora che avevo finito di mangiare, il piccolo stava continuando a ridere su qualcosa di stupido mentre Alessandro aveva totalmente perso l'attenzione.
Fissava piuttosto un punto a caso, appena sopra il caminetto, con gli occhi imbambolati e la bocca semi aperta.
"Ma tutto okay?" rise Riccardo guardandolo.
Il video era ancora in sottofondo e qualcosa nuovamente attirò la sua attenzione facendolo ridere ancora.
"Si" disse Alessandro ancora fisso su qualcosa, come fosse imbambolato.
"E a che pensi?" chiese ancora il piccolo tornando a guardarlo.
Aveva messo in pausa il video questa volta e giocherellava con il telefono passandolo da una mano all'altra.
"A quanto tu sia noioso" osservò il più grande senza guardarlo.
"Ah io sarei noioso?" chiese Riccardo alzando un sopracciglio e chiedendosi da quando quel gesto comune al moro fosse diventato anche tanto suo.
Alessandro si limitò a fare un cenno leggero.
"Ma se fissi un punto a caso da dieci minuti" urlò quasi Riccardo passandogli una mano davanti agli occhi.
"Perché non mi intrattieni" disse Alessandro e finalmente posò lo sguardo sul ricciolino che abbassò gli occhi sul telefono di colpo.
"Ci stava intrattenendo lui" sussurrò con una voce da bimbo alzando il telefono.
Sullo schermo c'era ancora il video lasciato a metà. Il titolo recitava qualcosa tipo "prova a non ridere: venti video divertentissimi" e ad Alessandro venne da ridere al pensiero che video del genere li vedeva quando era piccolo.
"Ti stava intrattenendo" osservò tornando a guardare Riccardo.
"Erano divertenti" si difese lui.
"Ho notato Riccardo" rise appena il più grande "Ridevi come un cretino" lo prese in giro.
"Ma non è colpa mia se non sai divertiti" proseguì il piccolo guardandolo dal basso.
Aveva il classico sguardo da cucciolo e ad Alessandro venne quasi voglia di baciarlo.
Con uno sbuffo apparentemente pertinente alla discussione si mosse appena sul divano allontanando del tutto quel pensiero.
"Mi sono divertito" riprese a parlare il moro facendo accendere lo sguardo del piccolo "i primi dieci minuti" proseguì e vide il sorriso di Riccardo spegnersi sul volto bambino.
"Sei pessimo" si lamentò allontanandosi ed incrociando le braccia al petto.
"Ma dai" lo stuzzicò il più grande ma con scarsi risultati.
"Vediamolo se vuoi" proseguì avvicinandosi un po' ma Riccardo rimase impassibile.
"No" sussurrò infatti incrociando di nuovo le braccia come per ribadire il concetto.
"Finiamolo almeno, sono curioso" proseguì Alessandro cercando di recuperare.
Voleva vederlo ridere in quel modo in realtà, lo faceva sentire leggero.
"Non è vero, non sei curioso" bisbigliò il piccolo fintamente arrabbiato.
Adorava far i capricci e adorava ancor di più farli con Alessandro.
Il modo in cui quel ragazzo cercava di riacquistare territorio lo faceva sentire speciale, come se ad Alessandro importasse davvero il suo buon umore.
"No" fu sincero il più grande "Non sono curioso per nulla dato che so che tutti cadranno e si faranno molto male e tu riderai il maniera sgraziata tutte le volte" disse guardandolo con la coda dell'occhio.
Vederlo imbronciarsi ancor di più lo fece sorridere.
"Ma a te importa quindi va bene così" finì ricevendo finalmente uno sguardo da Riccardo.
Il piccolo rimase infatti sorpreso e a stento trattenne un sorriso sincero.
Fu rapido a camuffarlo, ma troppo lento perché Alessandro lo notò lo stesso sorridendo di conseguenza.
"Non voglio" disse tornando ad incrociare le braccia ed allontanandosi ancora.
"Io voglio" disse Alessandro di conseguenza.
"Non mi importa di ciò che vuoi" esclamò acido Riccardo.
"Lo so" rispose il più grande "me lo hai fatto capire più volte" gli riservò uno sguardo furbo dal quale però non si aspettò nulla.
Riccardo infatti ricambiò come predetto, guardandolo semplicemente male.
"Mettilo" esclamò Alessandro stanco "Mettilo o"
"O?" lo incitò Riccardo mentre tratteneva una risata.
"Certo che sei stronzo" biascicò il moro alzando gli occhi al cielo. "E incoerente" proseguì.
"Quello incoerente sei tu" farfugliò Riccardo mentre si sistemava meglio sul divano.
"Io?" rispose Alessandro alzando un sopracciglio.
"Non ti toccherò più con un dito" lo imitò con una voce pessima.
"Ma perché nessuno sa imitarmi bene?" sbuffò disperato il più grande "Io non parlo così" proseguì alzando gli occhi al cielo.
Quando tornò a guardare Riccardo lui lo stava fissando.
"Che c'è?" chiese deglutendo nervosamente.
Riccardo non lo aveva mai guardato in quel modo prima d'ora.
"Nulla" farfugliò il piccolo cercando di distogliere lo sguardo.
Si stava chiedendo se avesse fatto la cosa giusta quella mattina, se fosse stato corretto bloccarlo così.
Ovvio che adesso i due scherzassero ma non era più come prima, tutto era più tranquillo e il tono più amichevole.
Riccardo non sapeva se ciò che c'era prima gli mancasse o meno.
"Dai dimmi" sussurrò Alessandro con sguardo supplichevole.
"Non volevo" si limitò a dire il piccolo.
"Non volevi cosa?" chiese Alessandro con il cuore in gola.
"Tutto, non volevo tutto.." balbettò Riccardo allontanandosi un po' "Sono stato uno stronzo a lasciarti la mano in ospedale, a darti tutte le colpe di quel gioco, a scherzare in quel modo.." parlò tanto rapidamente che il più grande dovette stare attentissimo per seguire.
"Non mi dava fastidio che scherzassi in quel modo" sussurrò immediatamente.
Voleva sapesse che non c'erano problemi per lui, che poteva benissimo continuare anche se fino a poco prima non la pensava così e voleva che tutto smettesse.
Era un contro senso umano, lo sapeva fin troppo bene.
Eppure quando Riccardo era con lui aveva continui pensieri contrastanti.
"E allora cosa?" chiese il più piccolo confuso.
Era sorpreso dal modo in cui quella conversazione stesse prendendo una piega stranamente piacevole.
Il fatto che stessero finalmente parlando senza alcun imbarazzo non fece che colpirlo piacevolmente.
"È solo che.." balbettò Alessandro chiedendosi se fosse giusto o meno aprire quella conversazione.
Riccardo si stava aprendo con lui e lo stava appezzando ma sentiva che parlare per lui fosse più rischioso, come se avesse qualcosa in più da perdere.
"Che?" lo incoraggiò il più piccolo con un sorriso.
"Che non mi piace il modo in cui mi provochi, quando lo scherzo si fa serio capisci?" disse deglutendo.
Sentiva di avere poca saliva in bocca e gli faceva male la gola.
"Perché? Non vuoi che lo faccia o?" chiese appena Riccardo.
Sembrava star cercando conferme che nemmeno lui capiva e sapeva bene di star mettendo in confusione Alessandro ma al momento poco gli importava quando il primo ad essere confuso era lui.
"O forse lo voglio?" chiese il moro guardandolo appena.
Fu costretto a proseguire quando ad accoglierlo fu lo sguardo interrogativo di Riccardo.
"Riccardo io" sospirò rumorosamente Alessandro mentre si lasciava scivolare sul divano "Tu perché lo fai? Sinceramente" chiese tornando a guardarlo.
"Per gioco" disse appena Riccardo.
"Sinceramente ho detto" ripetè Alessandro e quelle parole risuonarono più come un rimprovero tanto che il piccolo sembrò mettersi in allerta.
"Non lo so" fece spallucce Riccardo poggiando anche lui le spalle al divano. "Sento solo di volerlo fare quando mi sei vicino e quando vai via non lo voglio più e me ne pento, capisci?" iniziò a gesticolare.
Stava sudando freddo e non sapeva più come respirare senza far rumore.
"Lo capisco" disse Alessandro e Riccardo si voltò a guardarlo di colpo.
"Si?" chiese il piccolo spaventato.
"Si" rispose il più grande con un sorriso "Provo le stesse cose Riccardo"
"Secondo te perché?" chiese il riccio dopo uno sbuffo.
"Ci piacciamo" fu sincero Alessandro.
Fu strano dire ciò guardando Riccardo negli occhi, senza provare imbarazzo.
"Dobbiamo solo capire in quale senso" finì ricevendo un cenno leggero dal piccolo.
"Però ti prego, non facciamo nulla di cui poi potresti pentirti" disse dopo un po' Alessandro.
Riccardo tornò a guardarlo. Si sentiva stranamente calmo e il cuore aveva un battito regolare e così giusto che il piccolo si chiese se fosse proprio quello il battito coretto, l'unico battito che doveva avere.
"Potrei pentirmi?" bisbigliò appena. "Perché io e non tu?" proseguì.
"Perché io non mi pentirei di nulla" parlò rapido il più grande. "Si, insomma io so ciò che voglio e ciò che mi piace, tu no" fece spallucce Alessandro smettendo di guardarlo.
"Mh okay" bisbigliò il piccolo "Scusa" proseguì.
"Scusa?" esclamò Alessandro a voce alta "Di cosa?" alzò un sopracciglio guardandolo di nuovo.
"Se esagero" fu sincero Riccardo.
"Tu fa quello che ti senti okay? Anche io farò così" disse rapido il grande "Ora metti quel maledetto video" finì ridendo.
"No" brontolò il riccio incrociando ancora le braccia.
"Eddai, coglione" rise Alessandro e con un gesto rapido lo portò vicino a se per scompigliargli i capelli.
Riccardo rimase fermo lì, sulla sua spalla, facendo ripartire il video.

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