capitolo novantasei: tra insonnia e ricordi.

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"Pensi a quello che penso io?" domandò Gabriele seduto sulla sedia, di fianco a lui.
La finestra aperta lasciava ben vedere Andrea e Riccardo mentre giocavano a pallavolo.
Entrambi, nel silenzio della sala da pranzo, erano rimasti ad osservarli tutto il tempo come fossero la cosa più bella al mondo.
La finestra era come la cornice perfetta del quadro che loro erano.
"A cosa pensi tu?" domandò Alessandro guardandolo di colpo.
"Al fatto che ci stiano bene con il mare" sorrise Gabriele sporgendosi appena per osservare Andrea mentre raccoglieva la palla.
"Solo questo?" domandò il moro con un sorriso gentile sul volto.
Era davvero felice, glielo si poteva leggere bene in faccia.
Gabriele non lo aveva mai visto così sereno, così pieno, appagato, soddisfatto, tranquillo.
Era come se quel piccoletto che stava giocando con Andrea a palla, sul terrazzo, fosse riuscito, senza far nulla in particolare, a far ritrovare ad Alessandro una cosa che da tanto tempo aveva perso: la serenità.
Con un solo sorriso l'ansia gliela aveva proprio stracciata via, assieme ai pensieri felici, assieme alla faccia seria e all'insonnia.
Saperlo di buon umore era meraviglioso.
"No" sorrise dopo essersi risvegliato dai suoi pensieri "Credo che non esista nulla di più bello di Andrea" sorrise sincero.
"Allora si, pensiamo alla stessa cosa mi sa" rispose Alessandro per poi tornare a guardare fuori dalla finestra.
Riccardo stava saltellando per la gioia dopo aver schiacciato un po' più forte, non facendo vincere Andrea quello strano gioco che stavano facendo.
Si ritrovò a sorridere guardandolo.
Erano proprio quei suoi tratti bambini ad averlo fatto innamorare.
Il sangue gli gelò nelle vene di seguito a quel pensiero.
Aveva sul serio ammesso a sé stesso ciò che provava per Riccardo?
Perché faceva così bene provare quelle cose?
Perché gli faceva così bene al cuore quell'amore?
Era uno di quelli che mai aveva provato prima di Riccardo.
Uno di quelli che fa solo bene.
Litigavano sempre si, facevano pace subito dopo per poi litigare ancora.
Si facevano male, molto spesso, ma altrettanto spesso si facevano del bene.
Mai nessuno gli aveva fatto provare sensazioni così contrastanti come mai nessuno gli aveva fatto provare quel tipo di sentimento senza paura.
Ed era questo a spaventarlo più di tutti.
Il terrore che le cose sarebbero potute cambiare, facendogli male, facendolo soffrire ancora.
"Di Andrea?" domandò Gabriele sgranando gli occhi per finta.
Alessandro scoppiò a ridere di conseguenza.
"Che scemo" biascicò dandogli una pacca sulla schiena poi, con un movimento rapido, lo avvicinò a sé in un gesto di affetto, scompigliandogli i capelli per poi baciargli la testa.
Gabriele, coccolato da quelle attenzioni, rimase poggiato sulla sua spalla per un po'.
"Sei innamorato eh" disse il più piccolo alzando gli occhi per guardarlo.
"Mhhh" disse il più grande dopo un sospiro "ora, innamorato" proseguì poi trascinando le parole.
"Innamorato, si" rispose il biondo guardandolo ancora.
"Cosa te lo fa pensare?" sussurrò il più grande tornando inevitabilmente a guardare Riccardo.
"I tuoi occhi Ale" sorrise il piccolo.
"I miei occhi?" rispose Alessandro ricevendo due o tre cenni "E sentiamo" sospirò "Cosa dicono i miei occhi?" lo guardò.
"Brillano Ale" scrollò le spalle Gabriele "brillano come non hanno mai fatto" disse con un gran sorriso.

Era questo il pensiero che, in quella notte più calda rispetto a tutte le altre, non faceva che correre nella mente di Alessandro.
Era successo il primo giorno in cui Riccardo era arrivato in villa in Sardegna, o forse il secondo.
Poco ricordava come fossero andate quelle giornate. Era così difficile dividerle in ore e non in secondi.
Era così difficile pensare che fossero stati solo tre giorni.
Era stato il giorno in cui aveva ammesso di essere innamorato di Riccardo.
Prendere consapevolezza della cosa per poi doverci convivere solo dopo.
Non esisteva nulla di più straziante di quella sensazione che gli attanagliava il petto.
Era stato lo stesso giorno in cui aveva parlato con Gabriele della paura che aveva Riccardo di prendere in mano la situazione nel sesso.
"Sarà solo questione di tempo, si fiderà prima o poi"
Era questo che aveva detto Gabriele.
Gli aveva detto di dargli tempo.
Un giorno prima che il loro tempo finisse.
Riccardo era andato via il giorno dopo, rinunciando alla loro ultima notte, rinunciando a ciò che sarebbero potuti diventare.
Lo aveva visto scomparire con lo zaino tra le mani, scendere lungo il vialetto senza più tornare.
Si malediva ogni giorno per non averlo rincorso.
Se soltanto lo avesse fatto..
Se solo lo avesse seguito pregandolo di restare..
In quella sua ultima notte alle Maldive di metà Settembre era il rimpianto a mangiarlo vivo e a togliergli il sonno, facendolo girare e rigirare in un letto che non sentiva suo.
Non sentiva più suo alcun letto a dire il vero, neppure il suo, neppure quello di uomini a caso.
Ora che aveva conosciuto la bellezza di dormire con Riccardo accanto, nessun letto era il suo quando era il solo a starci.
L'estate era finita assieme a lui.
Io sole aveva smesso di bruciare in quel mondo, anche la sua pelle non bruciava più sotto il tocco di altre mani.
Riccardo era l'unica a farla bruciare, come era l'unico a far bruciare quel sole più forte standogli accanto.
Il mare non era diventato che acqua, il cielo era una normale distesa d'azzurro.
Più nulla gli dava i brividi.
Stava bene, abbastanza bene, tanto da uscire alla sera, da far tardi con gli amici, da intrattenersi con persone, anche se non  retava per dormire.
Aveva persino fatto pace con Ylenia, qualche giorno dopo la lite con Riccardo.
Lei non aveva detto una sola parola sull'accaduto, né un 'te lo avevo detto', né nulla del genere.
Ma gli era stata accanto, come ogni volta.
Nelle notti in cui non era riuscito a dormire aveva riscoperto una parte di Ylenia che non conosceva: la tranquillità che potevano dare i suoi occhi.
Quella lite li aveva fortificati, la loro amicizia era fiorita nuovamente in tutte quelle notti insonni.
E adesso si trovava alle Maldive in una delle settimane più belle dell'ultimo mese.
Era partito un giorno a caso con sua madre, senza preavviso, con dei biglietti fatti all'improvviso.
Era stato come tornare a respirare gli ultimi accenni di quell'estate che aveva vissuto poco.
Neppure le vacanze in Sicilia e in Spagna l'avevano scosso più di tanto, bellissime si, ma vuote.
Come tutto d'altronde da quando non passava più le giornate con Riccardo.
Era tranquillo? Ovvio che si.
Era felice? Non più di tanto ma quello non era a causa di Riccardo.
Si divertiva? All'occorrenza si, com'era sempre stato. Ma era comunque vuoto, tranquillo si, ma vuoto.

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