capitolo centodieci: inverno.

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"Sei pronto?" urlò Ylenia dall'altra stanza mentre Alessandro stava fermo davanti allo specchio, forse da dieci o quindici minuti.
"No" rispose lui continuando a specchiarsi mentre cercava di dar una forma ai capelli.
"Dovrei tagliarli" osservò quando l'amica lo raggiunse in stanza.
Lei gli lanciò dapprima un'occhiataccia, poi sbuffò osservandolo attraverso lo specchio come se fosse la persona che meno tollerava al mondo al momento.
"Ma se sono appena ricresciuti" scrollò le spalle poi, notando nello sguardo di Alessandro quel bisogno che aveva di ricevere una risposta.
"Si ma dovrei tagliarli" ripetè lui passandoci la mano un ultima volta.
Ylenia si lasciò cadere sul letto con un tonfo, allungando poi le mani verso dietro per stiracchiare la schiena.
Quando il ragazzo si voltò a guardare se ne stava seduta sul bordo, con le mani sulle ginocchia e negli occhi incisa l'attesa che aumentava sempre più.
Uscire con lui doveva essere insostenibile, ci pensò guardando la noia che Ylenia portava incisa sul volto.
"Sei bellissima" disse poi, commento che risultò alla piccola del tutto inaspettato perché Alessandro la vide sorridere, di cuore.
Era la seconda cosa che aveva osservato quella, mentre cercava di capire quanto fosse annoiata da uno a centomila non aveva potuto che notare quwndo quella ragazza fosse bella.
Ovvio che lo sapesse e anche molto.
Aveva sempre avuto la certezza che Ylenia fosse bellissima, l'aveva sempre vantata con il mondo intero ed osservata come se fosse il più bel quadro del più bel museo del mondo.
Per un periodo persino, all'inizio della loro amicizia, aveva persino pensato di amarla.
Nessuna ragazza si era mai interfacciata così con lui, nessuno ragazza gli aveva mai fatto così bene.
Con il tempo aveva capito di certo di non provare alcuna attrazione per lei, come d'altronde per nessuna ragazza.
Ma aveva anche capito che sull'amarla c'aveva proprio fatto centro.
Ylenia era l'unica donna che non avrebbe mai smesso di amare, dopo sua mamma.
Lei era l'amica per eccellenza, era la sorella che non aveva, la donna della sua vita, la sua complice, il suo diario segreto, la sua supereroina.
Supereroina si, così tanto da provocargli sorrisi costanti, così tanto da essere l'unica a provocargli il buon umore sempre.
"Lo sai?" domandò poi sedendole accanto e accennando un sorriso che lo riempì di fossette adorabili.
Ylenia gli sorrise di risposta, poi fece su e giù con le spalle due volte, senza farlo apposta, senza pensarci.
"Non lo sai?" domandò Alessandro guardandola confuso.
Aggrottava sempre le sopracciglia quando era confuso, le fece anche quella volta e la piccola di ritrovò ad imitarlo, facendolo ridere.
"Dai" disse lui dandole un colpo di spalla per farla smettere di ridere "Rispondimi" proseguì poi tornando serio.
"Non lo so" borbottò Ylenia controvoglia.
"Non lo sai davvero?" chiese ancora il moro in un sussurro.
"Non me lo sono mai chiesta, ecco" rispose lei mettendosi in piedi, per raggiungere lo specchio.
Ci si specchiò in silenzio, partendo dalle scarpe per arrivare fino alla grande felpa che indossava, per poi salire fino ai capelli.
"Non ti sei mai chiesta cosa?" chiese Alessandro raggiungendola.
"Se so di essere bella" lo guardò attraverso lo specchio lei "Mi capita di vedermi bella molto più spesso rispetto a prima questo si"
"Perché sei bella, ti capita di notarlo perché è palese" sussurrò l'amico cingendole la vita con le mani, per poi poggiare il mento sull'incavo della sua spalla.
Ylenia si godette quell'abbraccio da dietro come fosse la cosa più preziosa al mondo, perché infondo lo era.
Alessandro era davvero quanto di più prezioso avesse al mondo, dal primo momento in cui lo aveva visto. Lo era sempre stato e lo sarebbe sempre stato, sempre.
E lei nel per sempre non c'aveva mai creduto per nulla, anzi lo aveva sempre evitato è sempre allontanato, eppure con Alessandro gli veniva facile facile immaginare un futuro.
Nonostante le liti, gli allontanamenti, le incomprensioni, nonostante tutto.
Anche nel peggiore dei periodi, anche in piena lite, anche quando capitava che si evitassero tantissimo e che non si parlassero per giorni e giorni interi ecco che lei nel suo futuro, immaginandolo per un secondo, ce lo vedeva lo stesso.
Comodo comodo seduto sul divano di casa sua, ovunque sarebbe stata, a giocare con i suoi gatti, se mai ne avesse avuti e a bere caffè con un ragazzo che cercava di farsi piacere nonostante la gelosia.
Ce lo vedeva bene bene ovunque lei Alessandro, ed era felice di questa cosa, per la prima volta.
Per la prima volta non aveva il terrore all'idea che qualcuno potesse essere per lei talmente tanto fondamentale da essere presente in ogni suo pensiero sul futuro.
Alessandro era il suo futuro tanto quanto lei era futuro per Alessandro.
Come se, due terrorizzati dal futuro, due spaventatissimi dai rapporti sociali, si fossero ritrovati ad essere certezza l'uno per l'altra.
La loro amicizia era come un fiore in un campo di mine pronte ad esplodere.
Era come se si sussurrassero costantemente 'io nel futuro manco ci credo ma a te ti ci vedo'.
Era come se si urlassero di continuo 'okay, si, hai ragione ho paura di tutto tanto quanto te, ho paura del futuro al tuo stesso modo ma guardami, sono uno stupido, che senso ha avere paura se vada come vada almeno ho la certezza di avere te?'.
Era magia quel tipo di rapporto.
Entrambi lo avevano capito da quel primo incontro in quel baretto vecchio e malandato, in Sardegna.
"Siamo belli" osservò Ylenia stringendolo più forte.
"Siamo belli si" sorrise Alessandro per poi lasciarle un bacio sull'incavo del collo.
"Adesso andiamo" proseguì poi allontanandosi da lei e andando verso la porta, che aprì con la sua solita eleganza "Meno sentimentalismo, non voglio piangere" ironizzò facendo alzare gli occhi al cielo alla piccola mentre, dopo un segno della mano di Alessandro, si stava facendo strada superando la porta.
"Sempre il solito" biascicò quando era già in corridoio, certa che Alessandro la stesse seguendo.
"Sempre la solita" rispose lui al suo orecchio facendola ridere.

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