capitolo ottantadue: senza vestiti addosso.

1.1K 55 18
                                    

Alessandro se ne stava davanti alla porta, con lo sguardo perso chissà dove e il volto dell'impazienza, tamburellava le dita sulle gambe stanco di aspettare.
"Riccardo" lo richiamò dopo un po' voltandosi.
Vide il piccolo sorridergli, mentre lentamente stava rialzando i pantaloni.
"Ne hai ancora per molto?" domandò poggiando le spalle sulla porta.
"Devo sistemare la cintura" disse Riccardo ridendo.
"Non c'è bisogno" piagnucolò il più grande guardandolo male.
Che senso avrebbe avuto sistemarsi se di lì a poco sarebbe rimasto senza vestiti addosso?
"E toglierti l'onore di sfilarmela?" domandò il piccolo alzando un sopracciglio "Ma non esiste"
"Tu" urlò quasi il più grande indicando Riccardo "Tu me lo stai facendo apposta brutta merda" proseguì voltandosi di spalle e fingendo di dar testate contro la porta.
Sentì Riccardo ridere, poi silenzio e sì ritrovò a sussultare quando inaspettatamente le mani del più piccolo gli si posarono nuovamente addosso.
"Che dici andiamo?" disse Riccardo sporgendosi dalle sue spalle, per parlargli all'orecchio.
"Prego" disse Alessandro aprendo la porta e facendogli segno di uscire "Prima i piccoli" proseguì con un ghigno.
"Non sono piccolo" ringhiò il ragazzo a voce alta e Alessandro, dopo uno "shh" più trascinato degli altri, gli mise una mano sulla bocca.
"Sei piccolino" disse poi spingendolo contro il muro del corridoio.
Vide Riccardo guardarlo male e farfugliare qualcosa dentro la sua mano così, dopo un sorriso, la tolse ed il piccolo fece per allontanarsi ma Alessandro poggiò il suo braccio sul suo petto, bloccandolo al muro sul quale lo aveva fatto arrivare.
"Non sono piccolo" disse ancora Riccardo per difendersi.
"Hai letteralmente interrotto tutto perché dovevi far la pipì" osservò Alessandro con un sopracciglio alzato.
"Tu non pisci mai?" domandò Riccardo "pensavo che agli anziani fosse comune l'incontinenza, pensa un po'" proseguì con tono ovvio quanto provocatorio.
"Riccardo non ti conviene" prese a parlare Alessandro avvicinandosi un po' a lui ma ecco che il piccolo lo bloccò.
"Tu puoi e io no?" domandò il ricciolino con un sorriso "Sei sleale" proseguì.
"È la legge del più forte" sussurrò il più grande ad un centimetro dalle sue labbra.
"Sicuro di essere tu il più forte?" osservò Riccardo muovendosi di colpo e battendolo dall'altro lato del muro, imprigionandolo tra le sue braccia.
"Aah" sussurrò Alessandro con voce profonda "Quindi bisogna solo provocarti per avere quello che voglio" disse ancora e un sorriso si allargò nel suo volto.
"E cosa vuoi?" disse ancora il piccolo sporgendosi in avanti per toccare le labbra del più grande con le sue.
Le allontanò subito dopo e scoppiò a ridere notando il più grande sbuffare.
"Riccardo" lo guardò poi male "La mia stanza è a due metri, dici che riesci a camminare o ti devo prendere in braccio?" disse ancora.
"Vaffanculo" rispose il piccolo riprendendo a camminare.

Quando raggiunse la stanza di Alessandro non ebbe neppure il tempo di realizzare la cosa che già sentì lo scatto della serratura.
"Sei un maniaco sessuale" rispose voltandosi a guardarlo.
Vide il moro alzare gli occhi al cielo per poi accennare un sorriso e far scattare ancora la serratura.
"Che fai?" domandò Riccardo confuso.
"Apro, così non ti senti rapito" disse il ragazzo andandogli incontro e ricominciando a baciargli il collo.
"Ma che fai?" piagnucolò il piccolo cercando di spostarlo "E se entrano?" domandò ad Alessandro che si limitò a fare spallucce.
Con uno sbuffo Riccardo se lo tolse di dosso tornando verso la porta e chiudendola di nuovo a chiave.
"Riccardo sei un maniaco sessuale" gli fece eco Alessandro lasciandosi poi scivolare sul letto, di colpo stanco.
La sbornia stava mano a mano scemando e l'alcol stava iniziando a lasciare il suo corpo portandogli una strana stanchezza.
"Vaffanculo" rispose il piccolo con uno sbuffo per poi avvicinarsi al letto, guardando Alessandro.
Aveva gli occhi piccoli piccoli, le guance rosse per colpa delle bevute, le labbra rosse, il volto bianco.
"Che fai dormi?" chiese iniziando a dar colpetti sulle scarpe di Alessandro con le sue.
"Mhmh" fece un cenno il moro per poi lasciarsi andare ad uno sbadiglio.
"Ma come dormi?" domandò il piccolo deluso, per poi sedersi sul letto, di fianco a lui.
"Eh" rispose Alessandro tornando a guardarlo "Io ho già sonno, se non vieni qui e mi baci mi addormento" piagnucolò poi con voce impastata.
"Approfittarmi di un povero ubriaco?" chiese Riccardo con un sorriso.
"Sei ubriaco anche tu, la legge si annulla" osservò Alessandro.
"Quale legge? Quella del non toccare una persona ubriaca?" domandò Riccardo ricevendo un cenno.
"Se ero sobrio ti toccavo lo stesso" biascicò Riccardo avvicinandosi ad Alessandro.
"Opportunista" rise Alessandro prendendolo per la camicia, giusto per avvicinarlo a sé un po' di più "E togliti questa camicia che è mia" osservò "E me l'hai sporcata di sangue"
"Oh ma scusami" disse Riccardo tornando in piedi "Scusami se non ho pensato di toglierla li stesso prima di fare a botte, magari con quel tipo sarebbe finita diversamente" disse mentre sbottonava i bottoni, piano.
"Riccardo" sbuffò Alessandro per poi mettersi in equilibrio sui suoi gomiti in attesa di vedere il suo petto nudo.
"Alessandro" rispose il piccolo guardandolo.
"Meno ironia" lo guardò male "E spogliati" proseguì.
Il moro rimase fermo con lo sguardo su di lui e, quando Riccardo buttò via la camicia vide i suoi occhi incastrarsi nel suo corpo come fossero le tessere del puzzle mancanti.
Di colpo con lo sguardo di Alessandro addosso Riccardo sentì di essere completo.
Ecco perché mai nessuno lo aveva fatto tremare in quel modo, ecco perché mai nessuno gli aveva fatto venire le gambe molli e la lingua pesante.
Nessuno prima di Alessandro gli aveva fatto così tanto effetto semplicemente perché Alessandro, così com'era, non era altro che un pezzo di lui.
Il petto di Alessandro era incavo perfetto per la sua testa, e anche il suo stesso petto sembrava voler accogliere solo il più grande addosso.
Quando i loro corpi si incastravano sembravano perfetti l'uno per l'altro, come se creati per stare uniti, come se costruiti per ricongiungersi.
Alessandro gli provocava emozioni così forti in quanto giusto.
E non parlava di nulla di simile all'amore di cui tutti parlavano.
Non era un giusto come quelli detti dalla gente che, con gli occhi innamorati, si vantava in giro con "lui è quello giusto" imbarazzantissimi.
Il tipo di giusto che intendeva Riccardo era assai più profondo, come se tutto partisse dall'anima, come se fossero davvero mare e cielo.
Era un giusto non voluto, non atteso, anche non desiderato per un certo verso.
"Va bene così?" domandò dopo un po', risvegliandosi dai suoi pensieri e di conseguenza risvegliando anche Alessandro che, approfittando del silenzio del piccolo, se ne era rimasto in una contemplazione più che gradita.
Si limitò a far un cenno, accennando un sorriso.
"Okay, allora te la lascio qui" disse poggiandola sulla sedia "E me ne vado a dormire dato che hai sonno" proseguì avvicinandosi al letto.
Ma proprio quando stava per coricarsi sentì il braccio di Alessandro avvolgerlo, per poi portarlo vicino a lui.
"Non esiste" gli sussurrò all'orecchio, mentre con calma gli baciava la schiena, poi il collo.
"Anzi se non ti sbrighi te lo scordi che ti lascio fare quello che vuoi fare" proseguì.
Di colpo lo sguardo di Riccardo si accese nella penombra della stanza.
Aveva dimenticato, in tutto quel casino, cosa prima si erano detti.
Con un movimento solo si mise su di lui, riprendendo a baciarlo e Alessandro si rilassò completamente sotto il suo tocco, nonostante il respiro accelerato.
Era strano il modo in cui, senza saperlo, Riccardo gli toccasse i punti giusti.
Era come sé quelle sue piccole labbra conoscessero a memoria ogni centimetro del suo corpo, ogni suo segreto, il giusto modo per farlo contorcere dal piacere.
"Dovevo solo trovare le parole giuste" sorrise soddisfatto quando notò Riccardo scendere con i baci, mano a mano, verso il suo ventre.
"Dovevi solo smetterla di dire stronzate" borbottò Riccardo per poi fermarsi sui suoi pantaloni "Anzi devi" proseguì mentre gli sfilava via la cintura "Devi smetterla di dire stronzate" proseguì.
"Okay ragazzino, come vuoi" mormorò Alessandro solo per provocarlo.
Lo sentì sbuffare mentre con un solo gesto lo liberava sia dai pantaloni che dai boxer.
"Sto zitto, okay" disse a quel punto, dopo uno sguardo torvo da parte di Riccardo che sapeva tanto di "Dici solo una parola e me ne vado a dormire".
Riccardo, dopo un breve sorriso, tornò a baciargli il petto, liberandolo anche dalla camicia mentre Alessandro gli metteva le mani letteralmente su ogni parte del corpo.
"Vuoi aiuto nel?" tentò di parlare sotto i baci del più piccolo ma Riccardo lo bloccò con un solo gesto.
Infatti il resto della parole preferirono tornare giù per la sua gola quando il respiro si fece accelerato sentendo le labbra del più piccolo sul suo intento cosce.
"So quello che devo fare" mormorò il piccolo per poi baciargli le cosce, avvicinandosi sempre di più al punto del piacere.
"Okay" sospirò Alessandro alzando le mani in segno di resa "Okay" proseguì sempre più impaziente.
Voleva che Riccardo lo sodisfacesse e basta in quel momento, smettendola con quei baci piacevolissimi che servivano soltanto a mandarlo fuori di testa.
Con le mani gli prese la testa, conducendola lì dove voleva che fosse e, quando Riccardo obbedì al suo desiderio, il più grande si aggrappò ai suoi capelli.
Rapidamente prese a muovere il bacino assecondando i movimenti della bocca di Riccardo, mostrando così il suo desiderio crescente di sentirlo dappertutto, di sentirlo sul suo corpo, tra le sue gambe.
Ma il piccolo gli fermò i fianchi con le mani e stringendo forte le sue anche mostrò quanto fosse ostinato nel voler condurre lui il gioco questa volta.
Alessandro lo assecondò a fatica.
Quando quel ragazzo gli stava addosso il desiderio di assecondarlo era fin troppo forte, tanto quanto lo era il bisogno di provare, sotto i suoi tocchi, un piacere sempre crescente.
Di certo starsene fermo era difficile quando in realtà ogni parte del suo corpo sarebbe voluta starsene avvinghiata a quello del più piccolo.
Le mani tra i capelli però gliele concesse, quelle potevano accompagnarlo nei movimenti, quelle potevano quantomeno condurlo.
"Riccardo" mugolò il più grande mentre sentiva il piacere crescergli mano a mano nel ventre.
"Riccardo" disse ancora, desideroso di ripetere quel nome, tra i gemiti, quasi come fosse uno di quelli, il più potente.
All'ennesimo udire del suo nome Riccardo strinse ben più forte le gambe di Alessandro, avvicinandolo di più a lui, mentre con la bocca aumentava il ritmo.
Lasciò finalmente al più grande il permesso di muovere il bacino, consapevole del fatto che di lì a poco sarebbe venuto.
I gemiti si fecero più frequenti e strozzati, e le mani si strinsero più forti ai suoi capelli tanto da provocargli dolore.
Entro poco Alessandro venne urlando il nome di Riccardo.
"Non gridare" parlò rapido il piccolo tornando con le labbra sulle sue "che ci sentono" disse guardandolo.
Osservare Alessandro rilassato e senza forze dopo il piacere che gli aveva provocato era diventato il più grande tra i suoi interessi.
Vederlo stanco e sapendo di essere stato lui a ridurlo in quel modo era appagante, quanto eccitante.
Era meglio di leggere un libro nuovo, meglio di giocare ad un nuovo videogioco, meglio anche più di una partita di calcio vinta.
Alessandro sotto di lui era eccitante quanto fare una nuova canzone, gli provocava le stesse sensazioni della musica.
E ciò era così spaventoso perché in realtà mai Riccardo aveva trovato qualcuno in grado di scuoterlo quanto la musica.
"Ho fatto il passo successivo comunque" rise tra le sue labbra il piccolo.
"Quale sarebbe?" domandò Alessandro mentre riprendeva fiato.
"Ti ho fatto un altro pompino quindi.." prese a parlare interrompendo appositamente la frase a metà, quasi desideroso che Alessandro lo interrompesse.
"Quindi non sei più il pompino migliore dell'estate" sorrise Alessandro accarezzandogli i capelli, per toglierli dalla sua fronte.
"Esatto" sorrise entusiasta il piccolo per poi baciarlo.
"Quindi adesso sono?" disse interrompendo quel bacio ancora prima che potesse diventare più intenso.
"Sei il pompino migliore della mia vita Riccardo" disse Alessandro per poi tirarlo di nuovo vicino a sé per baciarlo.
"Nient'altro?" domandò il ragazzo interrompendo ancora il bacio.
Sentì Alessandro sbuffare.
"Il resto te lo dico da sobrio" biascicò il più grande "Ora mi baci?" proseguì.
Riccardo dopo un cenno riprese a baciarlo per poi sedersi su di lui e, prendendolo per le spalle, avvicinare Alessandro a sé.

*spazio autore*
volevo continuarlo ma sono andata a dormire da un'amica quindi intanto vi metto questo.
domani continuo promesso.
ah e scusate se ieri non ho pubblicato ma non ho avuto tempo.

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora