capitolo trentasette: non puoi nasconderlo a te stesso.

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"Quindi qual'è il problema?" parlò di colpo Carlotta.
Erano passati una decina di minuti nei quali i due erano rimasti in silenzio, fissi su qualcosa, intenti nei pensieri.
Sua mamma non aveva risposto di seguito a quell'affermazione del piccolo sulle farfalle nello stomaco.
Lo aveva lasciato nel suo silenzio, quasi come se rispettasse a pieno quei pensieri che quasi potevano vedersi muoversi nella sua testa.
Anche Riccardo aveva smesso di parlare, forse troppo stanco per trovar altre parole giuste.
Ma ora sua mamma aveva rotto quel silenzio e il piccolo non sapeva se esserne felice o meno.
"Cosa?" parlò di colpo, come trovando più giusto risentirsi dire quella domanda, per temporeggiare nella risposta da dare.
"Se ti fa stare così bene che problema c'è?" chiese ancora lei guardandolo.
"Non ho detto che mi faccia stare bene" biascicò il ragazzo e le guance divennero rosse con tanta naturalezza, quasi come se fosse una conseguenza.
"È sotto intenso" disse Carlotta poggiando la testa sul divano.
"Da cosa?" chiese il piccolo imitandola in quel suo gesto.
Sentì i nervi distendersi e i pensieri lasciar la sua mente al contatto con il morbido tessuto del divano.
"Dal sorriso, dalle guance e dai brividi nella pancia" sorrise lei.
"Non sono positivi quei brividi" farfugliò lui.
"Sono sempre positivi, in pochi hanno il privilegio di provarli" proseguì la donna.
"E se io non volessi provarli con questa persona?" sospirò Riccardo.
Aveva trovato giusto dir "persona" piuttosto che mentir ancora chiamandolo "ragazza".
Sentiva di mentire meno a sua madre così.
"È quasi sempre così" rise piano Carlotta "Ci avviciniamo a chi non pensiamo ci possa piacere" gli prese ancora la mano.
Riccardo, felice di fronte a quel gesto, lentamente si abbandonò facendo scivolare la testa sul divano, dritta fin sopra la spalla della madre.
Quando si poggiò lì e il suo respiro gli sfiorò i capelli si sentì di nuovo bambino.
"Lei non mi piace" piagnucolò poi, come sentendosi di colpo privato da quello scudo dietro il quale fino a quel momento si era nascosto.
"Però ti fa venire le farfalle nello stomaco" rise la donna dandogli una carezza sulla fronte, spostando i ricci.
"Forse non sono farfalle" piagnucolò ancora.
"Riccardo" lo rimproverò la donna "Non cambiare la versione adesso, non avere paura"
"Io non ho paura" rise nervosamente il piccolo alzando la testa per guardarla.
Eppure era ovvio che i suoi occhi dicessero altro.
"Tu sei terrorizzato" sussurrò la madre leggendo in quelle pupille grandi e scure.
"Non so solo ciò che devo fare" piagnucolò ancora lui prendendole la mano e poggiandola sulla sua guancia.
Si poggiò su di essa con tutta la delicatezza possibile, come un gatto in cerca di coccole calde.
"Lei ti piace" le sussurrò la donna ancora "Non avere paura e vivitela così" rise poi.
"Non citare me stesso adesso che non la penso così, mi fai sentire contraddittorio" scoppiò a ridere anche lui.
"Tutti siamo contraddittori di fronte ai sentimenti" lo accarezzò ancora Carlotta.
"Non voglio chiamarli così" tornò serio Riccardo.
"Non puoi nasconderlo a te stesso" disse la donna avvicinandolo a sé per dargli un bacio sulla fronte.
Riccardo, per non interrompere la vicinanza dopo quel bacio, la strinse forte a sé.
"Sei con me in questa cosa?" farfugliò tra le sue braccia sentendosi di colpo meno solo.
Se c'era qualcuno con cui potesse affrontare i sentimenti quella era di certo sua madre, ambasciatrice dell'amore, personificazione dei sentimenti.
Lei amava più di tutti, lei era l'unica a potergli togliere ogni dubbio.
"Sono con te in qualsiasi cosa" disse lei prendendo il volto del piccolo tra le mani.
"In questa notte insonne, in questi sentimenti nuovi, nella tua musica, nei tuoi momenti no, nella tua vita" rise appena facendolo sorridere di conseguenza.

Alessandro se ne stava coricato sul letto, in attesa che Ylenia lo raggiungesse.
Avevano deciso di dormire assieme prima, in balcone, quando il più grande dopo aver ammesso ad alta voce i sentimenti che provava per Riccardo si era ritrovato ad avere il panico.
Il fiato gli era aumentato dopo quell'affermazioni, le mani avevano iniziato a tremargli e la voglia di rifugiarsi nelle braccia della piccola aumentò mano a mano.
Chiese quasi in un sussurro di poter dormire con lei ma Ylenia lo avrebbe invitato a star nel suo letto anche se lui non avesse detto nulla.
"Va meglio?" sussurrò la piccola svegliandolo dai suoi pensieri.
Stava in piedi di fronte a lui, ai piedi del letto, con una bottiglia d'acqua tra le mani e i capelli alzati in una coda disordinata.
Ancora per una volta Alessandro si ritrovò a pensare a quanto fosse bella.
Erano quelli i momenti in cui la trovava più bella in assoluto, quando alla sera se ne stava in pigiama, struccata e con i capelli raccolti.
La purezza di quella ragazza era incredibilmente la cosa più affascinante di lei.
"Si" sussurrò allargando le braccia e facendole spazio nel letto singolo.
Avrebbero sicuramente dormito stretti e il caldo lì avrebbe tormentati per tutta quanta la notte ma poco importava, erano assieme, erano in due, loro due, come al solito.
"Sicuro?" domandò ancora la piccola coricandosi sul suo petto.
"Si" rise piano lui iniziando a passare le dita tra i suoi morbidi capelli rossi "Domani andiamo al mare a prendere i ricci come al solito?" piagnucolò poi sperando di ricevere un si di risposta.
Il bisogno di quotidianità che aveva ogni qual volta si trovava lì era palese agli occhi di chiunque.
Alessandro non era un tipo abitudinario per nulla di solito.
Pranzava ad orari sempre diversi e non andava d'accordo con l'orologio per nulla quando arrivava l'ora di dormire eppure lì in Sardegna, di colpo, ogni cosa diveniva abitudine.
Le solite abitudini da anni, le portava avanti quasi come fossero un rito.
Il caffè prima di scendere al mare, in piedi in balcone, le passeggiate alla sera, subito dopo la doccia, qualsiasi fosse l'impegno per la cena.
Ogni cosa era sempre la stessa da anni e Alessandro si sentiva a casa nel rifar sempre le stesse cose.
Era come riacquistare quella spensieratezza bambina, almeno per un po'.
"Ale no" sbuffò lei guardandolo male e spezzando così, oltre che il silenzio ormai  creatosi nella stanza dati i secondi di esitazione prima della risposta, anche i sogni del ragazzo.
"Perché?" sussurrò infatti disperato.
"Vuoi prenderne uno in testa come due anni fa?" lo guardò male lei.
"È stato un caso isolato" sbuffò il ragazzo scoppiando poi a ridere al ricordo di quello sfortunato evento.
"Un caso isolato?" lo guardò ancora male la piccola alzandosi appena dal suo petto "Alessandro sei finito in ospedale e ti hanno dovuto rasare i capelli per toglierti le spine" urlò quasi ricevendo uno "shh" quasi automatico dal più grande.
"Non ridere" proseguì poi Ylenia indicandolo.
"Rido invece" disse lui riprendendo fiato "Mi fa sempre ridere questa cosa" si difese.
"Si certo" piagnucolò la piccola tornando sul suo petto "Tanto po quella che ti ha sentito lamentarti sono stata io" finì guardandolo male.
"Ammettilo, con quei capelli stavo proprio bene" rise ancora il moro.
"Dovresti chiederlo a Riccardo" lo punzecchiò lei per spegnergli quel sorriso "Che dici gliela mando una foto dei tempi? Vediamo cosa ne pensa?" proseguì prendendo il telefono tra le mani.
Con un gesto rapido Alessandro glielo tolse subito.
"Non osare" borbottò allontanando quel telefono quanto più possibile.
"Aaah" rise la piccola soddisfatta.
Aveva comunque ottenuto ciò che voleva.
"Allora lo ammetti che ti importa del suo giudizio" lo indicò contorcendosi un po' tra le risate.
"Shh" ripetè il ragazzo "Ylenia zitta, dormono tutti" proseguì ritrovandosi però a ridere anche lui.
Succedeva sempre così, quando la ragazza iniziava a ridere, qualsiasi fosse il motivo, Alessandro si ritrovava a seguirla.
La risata di Ylenia era fin troppo contagiosa.
"Ammettilo Ale" disse ancora lei con un sorriso sistemandosi sul cuscino.
"Ammettere cosa?" biascicò Alessandro alzando gli occhi al cielo.
"Ammettilo quanto ti importa di lui" proseguì la piccola "Non puoi nasconderlo a te stesso"
Il sorriso di Alessandro al suono di quelle parole si spense di colpo, i suoi occhi rimesso fissi su qualcosa concentrati già nel ripercorrere ricordi vari.
Ecco che al pensiero di Riccardo il sorriso gli tornò sul volto.
"È rischioso" disse poi guardando l'amica.
"È sempre così, sappiamo entrambi quanto siano queste le situazioni che ci attirano di più" piagnucolò Ylenia.
"Perché facciamo così secondo te?" si mise su un fianco il ragazzo per guardarla meglio.
"Perché ci piacciono le cose impossibili" scrollò le spalle la ragazza iniziando a guardare il soffitto.
Era sempre stato così per lei, da quando era bambina.
L'unico ragazzo che aveva amato era stato un ragazzetto della sua scuola, per due anni e mezzo lo aveva voluto, per altri due anni aveva fatto il possibile per dimenticarlo.
Tra di loro non c'era mai stato nulla e spesso Ylenia si convinceva che fosse solo quello il motivo per il quale avesse provato così tanto per lui.
Da allora solo storie senza sentimento, finite a causa del suo poco entusiasmo e della sua difficoltà ad innamorarsi.
Sapere che Alessandro era proprio come lei le faceva male da morire ma la faceva sentire meno sola, più capita.
I due ragazzi dagli amori impossibili.
Bramavano sempre ciò che non potevano avere.
"Pensi che Riccardo resterà impossibile?" farfugliò Alessandro di colpo, spalancando gli occhi a causa di quel pensiero improvviso.
Ylenia gli si avvicinò giusto un po', in modo da poterlo abbracciare.
"Non lo so" disse sincera sprofondando tra le sue braccia "Non so cosa voglia da te" finì con uno sbadiglio.
"Va bene" rispose Alessandro accarezzandole nuovamente i capelli "Adesso dormiamo okay?" proseguì ricevendo solo un cenno leggero dalla piccola che, nel giro di poco, cadde in un sonno profondo.
Alessandro ci mise un po' prima di addormentarsi cullato da quell'abbraccio confortante.

*spazio autore*
sono FELICISSIMA perché domani sera parto per Milano assieme alla mia migliore amica.
abbiamo preso i biglietti aerei a caso e faremo un po' le barbone in giro dormendo da parenti all'ultimo minuto rip.
ma va bene così, mi ci voleva proprio.
giuro che proverò ad aggiornare anche in quei giorni (sto già preparando i capitoli) ma se un giorno dovesse saltare sapete perché.
mi scuso in anticipo, spero di continuare a pubblicare ogni giorno.
speravo di beccare i due bimbi in giro ma INDOVINATE? Io salgo a Milano e uno va in California e l'altro a Londra, mi sembra giusto. GRAZIE EH.
scherzi a parte vi amo, buona lettura <3

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora