capitolo centoquattro: stretta di mano.

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Quando Riccardo raggiunse la sala da pranzo Alessandro se ne stava già li, seduto al tavolo intento a bere un caffè, perso in chissà quali chiacchiere con Carlotta.
Rimase fermo sulla soglia della porta giusto un po', immobile e fisso su quella vista che non sapeva bene cosa gli provocasse dentro.
Sentiva lo stomaco sottosopra ma non sapeva se fosse per la rabbia, per il fastidio o per la grandissima emozione che stava provando alla vista di quella scena.
Alessandro era proprio lì dove a lungo lo aveva immaginato, seduto di fianco a sua madre, perso in chissà quale piacevole chiacchiera.
Si guardavano con dei così grandi sorrisi, tanto che sembravano somigliarsi, tanto che sembravano quasi mamma e figlio, come se si conoscessero da una vita intera, forse poco più.
Alessandro in quel sorriso aveva i tratti tipici di Riccardo, similissimo a lui più di quanto credessero entrambi.
E Carlotta se ne accorse subito, notando quanto di Alessandro ci fosse in Riccardo e viceversa ora che aveva avuto il piacere di conoscere quel ragazzo.
"Richi" esclamò di colpo la donna notandolo sulla porta "Che fai lì?" proseguì con un sorriso.
Alessandro si voltò di colpo, senza pensarci troppo a lungo, restando ancora una volta incastrato nella figura di quel ragazzino.
"Vi guardavo" disse sincero il piccolo per poi strizzare gli occhi e tirar un sbuffo consapevole di aver detto forse qualcosa di troppo compromettente.
"Cioè" biascicò infatti subito dopo mentre, con le mani dietro la schiena, si avvicinava a passi lenti "Mi chiedevo cosa steste dicendo" proseguì forzando un sorriso.
"Parlavo con Alessandro di quanto fosse bello" disse Carlotta tutta contenta, riservando un sorriso tenero all'altro ragazzo che ricambiò, di colpo in imbarazzo.
"Non pensi che io abbia ragione Richi?" domandò poi guardando il figlio.
Riccardo si ritrovò di colpo lo sguardo di entrambi esigente su di lui.
Cosa voleva sentirsi dire sua madre?
Cosa avrebbe voluto sentirsi dire invece Alessandro?
E poi lui, lui cosa voleva dire?
"Beh" balbettò mentre si dondolava sulle gambe, in imbarazzo.
Dentro alla testa stavano scorrendo così tanti pensieri che neppure uno era possibile da cogliere, tutti forse troppo caotici e al contempo silenziosi da non poter essere colti, in quei loro bisbìgli fastidiosi.
Si sforzò tanto da sentire dolore alla testa per trovare quanto prima le parole giuste, convinto di aver fatto durare quel silenzio anche troppo.
"Un tipo" disse poi sentendosi immediatamente stupido.
Avrebbe dovuto dire che aveva ragione sua mamma, che Alessandro era proprio bello, senza esitare, senza far capire che quella sua risposta era in realtà così falsa da provocare il silenzio che infatti provocò nella stanza.
"Sei solo troppo gentile Carlotta" decise di dire Alessandro per spezzare quell'atmosfera fin troppo pesante.
Smise di colpo di guardare Riccardo, trovandolo patetico quanto stupido in quel suo atteggiamento bambino.
"Sono solo sincera" disse lei accarezzandogli un braccio "E menomale che Riccardo è etero sennò mi toccherebbe ammettere che non capisce proprio nulla in quanto bellezza"
Alessandro inevitabilmente lanciò un'occhiata al piccolo, facendogli sfuggire un sorriso di risposta.
In quello scambio, per un secondo, la loro complicità si riaccese tanto intensamente da far tremare il terreno e far colorare le pareti.
"Menomale che è etero" rispose Alessandro poi tornando a guardare la donna.
"Ma menomale si" rispose lei mentre si metteva in piedi.
"Ora vi lascio" proseguì con il suo solito sorriso "Faccio una doccia, vi lascio soli" proseguì con un tono di voce così tranquillo che per un secondo Riccardo temette avesse capito ogni cosa.
"Tu Riccardo apparecchia, fa vedere al tuo amico che sei almeno un po' capace" disse però subito dopo, facendolo tranquillizzare.
Tanto che il suo buon umore improvviso fu forse fin troppo palese e visibile.
"Grazie mamma" urlò infatti mentre lei andava via "Quanta fiducia" finì senza udire risposta.
Quando si voltò notò Alessandro sorridere, anche se non lo stava guardando.
"Vuoi una mano?" chiese dopo poco, mettendosi in piedi.
"No dai" rispose Riccardo mentre andava verso la cucina "Sei ospite" proseguì.
"Non ricordo che ti trattassi così come ospite da me" sorrise Alessandro mentre andava verso la cucina, intenzionato ad aiutarlo.
"Da te era un'altra cosa" mormorò Riccardo voltandosi di spalle con la scusa di prendere i bicchieri. Non voleva averlo così vicino.
"Un'altra cosa?" domandò il moro curioso.
"Lo sai" tirò corto il ricciolino per poi voltarsi, cercando di farsi spazio tra la cucina e il corpo di Alessandro per raggiungere il tavolo, per posare tutti i bicchieri che aveva in mano.
"Lo so" sbuffò Alessandro alzando gli occhi al cielo "Da qua ora" proseguì cercando di prendere qualche bicchiere ma il piccolo si scostò.
"Lo faccio per tua mamma, mica per te" disse ancora il moro e Riccardo, dopo uno sbuffo, gli porse i bicchieri, poi i piatti, poi le posate e rimase in silenzio osservando il più grande mentre apparecchiava la tavola.

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