capitolo centoundici: ne parliamo stasera quindi?

753 42 21
                                    

"Ti squilla il telefono" disse Carlotta sporgendosi appena dalla cucina, per guardare Riccardo che invece se ne stava seduto sul divano in soggiorno.
"Lo so mamma, lo sento" rispose il piccolo senza guardarla, concentrato su qualcosa alla tv.
"E non rispondi?" domandò ancora la donna andando verso di lui con un panino.
Glielo aveva chiesto poco prima, affamato anche se aveva cenato appena un'ora prima.
"Grazie" biascicò il piccolo facendole spazio sul divano "Non mi va comunque, rispondo dopo"
"È Alessandro" osservò Carlotta sporgendosi appena per leggere il nome sul display.
"Peggio ancora, non ho voglia di rispondere il doppio" disse sincero il ragazzo.
"Avete litigato?" domandò la donna sistemandosi meglio sul divano "Pensavo aveste raggiunto una stabilità nel vostro rapporto, per ora uscite sempre assieme"
"Usciamo a volte assieme, non sempre mamma" si difese rapido Riccardo.
"E avete litigato ora?" domandò ancora Carlotta curiosa "Non l'ho visto giovedì accompagnarti a casa dopo il supermercato"
"Mamma basta" cantilenò il piccolo mentre dentro fremeva.
Ovvio volesse rispondere, altrettanto ovvio stesse solo fingendo di prendere in considerazione l'idea di rispondere o meno.
Si sarebbe alzato dal divano all'ultimo squillo, avrebbe risposto giusto quando Alessandro sarebbe stato convinto del contrario e avrebbe sorriso sentendo la sorpresa nella voce del ragazzo.
"Va bene va bene" disse Carlotta alzando le mani in segno di resa "tanto conosco la verità"
Il cuore del piccolo si fermò mentre si metteva in piedi.
Col telefono in mano rimase in silenzio ad osservarla mentre le mani gli sudavano per l'ansia.
Qual'era la verità che conosceva?
"Possiamo parlarne quando torno?" domandò con la voce che gli tremava. Carlotta si limitò a far un cenno.

"Pronto" disse il piccolo mentre stava ancora in corridoio, diretto verso la sua camera intenzionato a chiudersi lì dentro per non farsi sentire.
"Ah hai risposto" rispose Alessandro dall'altro lato con la sorpresa nella voce che aveva immaginato. Talmente simile a quella nei suoi pensieri che gli venne paura.
Lo conosceva fin troppo bene ormai.
"Temevo che.." riprese a parlare Alessandro notando silenzio.
"..che non rispondessi" lo interruppe il piccolo finendo al suo posto mentre si sedeva al centro del letto, a gambe incrociate.
"Era quello che volevo fare" disse poi mentre stringeva forte al petto un cuscino.
Il telefono stava sulla punta del letto, con il viva voce e ad occhi chiusi Alessandro sembrava essere lì, vicino e lui.
Fu confortante per Riccardo sentirlo accanto, anche se sapeva non fosse così davvero.
"Non rispondermi?" domandò Alessandro mentre tamburellava nervosamente le dita sullo sterzo.
Era così strano sentirlo dopo una settimana, ma era bello.
Doveva ammettere che infondo gli era mancato, più di quanto pensasse.
"Evitarti" lo corresse Riccardo "evitarti è la parola giusta" riprese a parlare con un sorriso fintissimo, seppure fosse certo che Alessandro non potesse vederlo.
"Dici?" domandò il più grande con un tono un po' allarmato.
"Come hai fatto tu per una settimana" arrivò finalmente al punto il più piccolo e Alessandro si ritrovò a strizzare gli occhi.
"Lo so" disse dopo un po' "Sono stato stupido a non rispondere ma.."
"Lo sei stato" lo interruppe Riccardo con tono brusco.
"Lo sei" disse ancora, facendo ridere il più grande.
Alessandro fu felice di sentire una risata di risposta, seppur fosse flebile.
Si immaginava Riccardo nel buio della sua stanza, seduto al centro del letto come gli era solito fare quando entrava in discorsi seri.
"Hai il cuscino stretto al petto?" domandò d'istinto, senza neppure rendersene conto.
Con la stessa rapidità Riccardo lo lanciò via quel cuscino, con il cuore in gola.
Si sentiva spiato, fin troppo, tanto che si mosse addirittura in piedi.
"No" disse rapido, mentendo.
"E allora sei seduto al centro del letto" disse ancora Alessandro mentre si sistemava meglio sul sedile.
"Neanche quello" rispose rapido Riccardo mentre si metteva in piedi, iniziando stupidamente a girare per la stanza alla ricerca di qualche telecamera.
"Ti sei appena alzato, bugiardo" rise Alessandro sentendo dei movimenti.
"Dove hai messo la telecamera?" domandò a quel punto Riccardo esausto, tornando a sedere sul letto, questa volta sul bordo.
"Cosa?" domandò Alessandro per poi scoppiar a ridere.
"Dove sono le telecamere? Perché hai deciso di spiarmi?" domandò ancora il piccolo.
"Giuro che a spiarti non ci sono ancora arrivato" rise il moro.
"Dici che non sei così folle?" disse il piccolo tornando in piedi.
"Non ancora" scrollò le spalle Alessandro.
"Non ancora?" domandò Riccardo mentre camminava in equilibrio sul bordo del tappetato "Quindi significa che potresti diventarlo?" disse ancora.
"Quindi vuol dire che potrei diventarlo" ripetè Alessandro con un sorriso.
"Dopo questa frase non entrerai più in casa mia" disse Riccardo dopo uno sbuffo a causa del suo passo falso che lo aveva fatto uscire dai bordi.
Sbuffo che però risultò coerente con il discorso.
"Avevi ancora intenzione di farmi entrare a casa tua?" disse Alessandro allargando il sorriso "Davvero? Anche se ti ho evitato per una settimana?"
"No" sospirò il piccolo mentre sedeva sulla sedia con le ruote, iniziando a girare "Vero, non saresti entrato lo stesso"
"Non ci credi neanche tu, lo stai dicendo solo perché te l'ho ricordato" scoppiò a ridere Alessandro.
"No, ne sono certo, non entrai più a casa mia"  mentì ancora il ricciolino.
"Neanche se ti dicessi che voglio venire stasera dopo la festa?" domandò Alessandro diventando di colpo rigido.
Perché lo aveva detto? Perché aveva deciso questa cosa? E perché non c'aveva pensato prima di parlare?
"Nemmeno se mi dici che vuoi venire a casa mia dopo la festa" sorrise il piccolo "Aspetta" disse poi tornando teso  e dritto sulla sedia "quale festa?" alzò la voce.
"Questa domanda non sta bene con la tua voglia di non vedermi più" rise Alessandro.
"Quale festa?" ripetè Riccardo.
"Sei geloso per caso?" sorrise furbo il moro.
"Volevo solo venire alla festa" mentì Riccardo.
"E tu dimmi che posso venire da te" incalzò il più grande.
"Non puoi venire a casa mia" sbuffò Riccardo.
"Neppure per dirti che la risposta è sì?" domandò Alessandro esausto.
Tutte quelle domande, tutte quelle risposte uguali alle sue domande lo stavano destabilizzando.
"La risposta è sì a cosa?" domandò Riccardo tornando in piedi.
"Alla tua domanda" disse con tono ovvio il più grande.
"Quale domanda?" incalzò Riccardo.
"Riccardo" lo rimproverò l'altro ragazzo.
"Scusa" sussurrò il piccolo "tendo a dimenticare le domande che faccio dopo una settimana"
"Facciamo Sanremo assieme Riccardo?" domandò Alessandro a quel punto, consapevole del fatto che, se non avesse fatto quella domanda, quella discussione non sarebbe finita mai e Ylenia lo avrebbe aspettato dentro per sempre, senza che lui arrivasse mai davvero.
Sarebbe uscita a fine festa trovandolo ancora sulla sua macchina, al telefono con Riccardo, a portare avanti quel discorso all'infinito.
Si era fatto un favore mettendo da parte l'orgoglio per primo e aveva fatto un favore anche a Riccardo.
"Non lo so, tra una settimana te lo dico" disse il piccolo mettendo su un broncio, facendo scoppiar a ridere il più grande.
"No me lo dici stasera" rispose dopo.
"No, non te lo dico stasera" ripetè il piccolo.
"Me lo dici stasera quando vengo da te" incalzò Alessandro.
"Non vieni da me stasera" cantilenò Riccardo.
"Domani?" propose Alessandro con voce dolce.
"Neanche domani" sbuffò il ricciolino.
"Dopodomani allora" incalzò Alessandro.
"Neanche dopodomani" urlò quasi Riccardo.
"E quando allora?" sussurrò il più grande.
"Mai" rise Riccardo, felice di prendersi quella vendetta personale.
"Allora vieni tu da me stasera" disse Alessandro convinto.
"Fuori discussione" disse con tono secco e deciso Riccardo.
"Ora?" propose il moro.
"Non hai una festa a cui andare?" domandò Riccardo.
Ed eccolo tornare quel tono di risentimento nella sua voce che fece sorridere Alessandro.
Adorava sapere che ci teneva ancora così tanto a lui, nonostante si mostrasse duro e freddo spessissimo.
"Vieni con me" disse con un sorriso colpevole.
Riccardo fu certo di quel sorriso pur non vedendolo e, per non farsi convincere da cose che neppure vedeva scacciò via il pensiero iniziando a far segno di no con la testa.
"Non esiste" disse dopo un po'.
"Riccardo la risposta alla tua domanda è si, voglio fare Sanremo con te" sbuffò Alessandro mentre apriva lo sportello.
Doveva chiudere quella chiamata e andare alla fasta. Scese dall'auto per ricordarselo.
L'aria fredda lo colpì in pieno volto facendolo rabbrividire e si strinse automaticamente più forte al suo giubbotto.
"Vuoi che te lo venga a dire con lo striscione?" domandò ancora, stanco.
"Non voglio più io" rispose Riccardo, questa volta con tono meno duro.
Alessandro quel cedimento nella sua voce lo notò subito e né approfittò quindi per porre ancora una volta quella domanda.
"Ne parliamo stasera quindi?" chiese infatti.
"Ne parliamo stasera" rispose Riccardo dopo un sospiro.
Alessandro sorrise felice "a dopo" sussurrò.
"Ciao" disse il più piccolo per poi staccare.
Un sorriso gli inondò le labbra una volta staccata la chiamata, certo adesso che Alessandro non potesse più sentirlo.

"Tutto okay?" domandò Carlotta mentre beveva una tisana sul divano.
"Si" sorrise il piccolo raggiungendolo "stavo guardando la tv io" sbuffò poi guardando prima la tv poi la donna, lei si limitò a scrollare le spalle.
"Sei andato di là" sorrise come per giustificarsi.
"Ora sono tornato" osservò lui sedendole accanto e cercando di riprendere il telecomando la lei non glielo permise.
"Al massimo ti faccio una tisana" sorrise la donna allontanando il telecomando, intenzionata a tenersi il posto che si era guadagnata.
"Che schifo quelle cose má" si lamentò il ragazzo facendo una linguaccia, disgustato.
"Che schifo tu Riccardo" rispose la donna per poi scoppiare a ridere.
"E va bene" disse il piccolo dopo essersi finto per un po' offeso "tv tua, sto zitto" finì sperando di convincerla così a riavere il suo telecomando, ma la donna ecco che lo evitò ancora.
"Dorme qua stanotte Alessandro" decise di dire Riccardo, giusto per avvertirla.
Sarebbe stato più ambiguo farlo entrare in piena notte senza dire nulla e lasciare che Carlotta scoprisse la sua presenza in casa solo l'indomani.
"Forse" disse quando ebbe lo sguardo della madre addosso.
"E da cosa dipende?" domandò lei con uno strano sorriso sul volto.
Riccardo fece finta di non notare la cosa, evitando di pensare anche a ciò che aveva detto prima sul "sapere la verità".
Lui quella verità non voleva saperla affatto, nonostante la curiosità, nonostante tutto.
Preferiva vivere nel dubbio, farsi mangiare dall'ansia di notte, non dormire per le mille domande, evitare completamente la cosa, per sempre.
"Da quanto tardi torna dalla festa" sorrise il piccolo.
"Ah ma a proposito" cantilenò la donna con voce più acuta "È sabato, che ci fai a casa tu?"
"Michi è con una tipa" sbuffò Riccardo sistemandosi un cuscino sotto la testa.
"E la festa alla quale è Alessandro?" domandò la donna sistemandosi meglio sul divano.
Poggiò le gambe sul corpo del figlio che, con dolcezza, iniziò ad accarezzargliele.
"L'ho saputo tipo adesso" piagnucolò il piccolo "ma fa nulla má, sto bene qui a casa con te mami" disse con un gran sorriso.
"Ma zitto lecchino" disse la donna dandogli un leggero calcio "non ci crede nessuno"
"Io sto bene con te" la guardò male Riccardo.
"Anche io, ma so che ti piace star in giro" gli sorrise la donna.
"Viene Ale dopo" ripetè il piccolo sperando di chiudere quel discorso "passo comunque la serata con un amico"
"Se viene" gli ricordò la donna.
"Penso di sì, penso che verrà" disse il piccolo senza riuscire a trattenere un gran sorriso.
"Tu vuoi che venga?" decise di dire Carlotta, sperando di avere qualche conferma in più ai suoi pensieri.
"Che domande sono mamma?" si allarmò immediatamente il ragazzo.
"Sono domande" disse la donna facendo spallucce "domande e basta"
"Mi è indifferente" mentì Riccardo.
"Va bene" disse la donna stanca, tornando a guardare la tv "va bene" ripetè delusa dall'esito di quella discussione.
Riccardo non ci fece molto caso, al momento il suo unico pensiero era sapere al più presto se Alessandro fosse venuto o no.

*spazio autore*
ho sonno, volevo continuarlo ma sono stanca ed evitare di pubblicare anche ogni non mi sembrava il caso.
so che è piccolo e privo di contenuti, sono delusa anche io.
domani provvedo a farmi perdonare promesso.
come state voi?
a me il lavoro sta stancando un sacco, ho sempre sempre sempre sonno.

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora