capitolo settantacinque: le cose di Ale mi stanno bene addosso.

963 46 18
                                    

"A cosa pensi?" parlò di colpo Alessandro.
Se ne stava seduto sul letto in attesa che Riccardo finisse di prepararsi per uscire.
Quando il programma di musica era finito era mezzanotte e Anna e Francesca avevano deciso di andarsene a dormire mentre i ragazzi si erano ritirati nelle stanze per prepararsi e poi far un giro per i locali.
"A nulla" mormorò il piccolo guardandolo attraverso lo specchio.
"Mhh" biascicò Alessandro alzandosi e andandogli incontro.
Si fermò a circa un metro da lui, guardandolo con attenzione, come se lo stesse esaminando.
"Quella non è una faccia da niente" cantilenò indicandolo.
"Okay" sbuffò Riccardo voltandosi a guardarlo "Penso alla situazione con Ylenia" decise di dire.
Avrebbe voluto aspettare il loro ritorno per dirglielo per paura di turbare in qualche modo Alessandro con quel discorso.
Ma non dirglielo sarebbe significato mettergli inutili paranoie e non era di certo quello che voleva.
"Non c'è nessuna situazione con Ylenia" rispose lui facendo spallucce.
"Ah si?" domandò Riccardo guardandolo.
"Si" rispose Alessandro avvicinandosi ancora a lui, sistemandogli il colletto con attenzione.
Riccardo rimase ad osservarlo un po' prima di parlare ancora.
Troppo impegnato sui tratti del volto di Alessandro per parlare.
Quando era concentrato metteva le labbra in una strano modo, quasi come se avesse un piccolo broncio.
Faceva poi gli occhi piccoli piccoli, stretti in due fessure come per vedere meglio.
La bocca la teneva semi aperta, le spalle alzate leggermente.
E seppur fosse più alto, ogni volta che era concentrato Alessandro si metteva sulle punte, sempre.
"Alessandro" lo richiamò dopo poco, con il tono di uno che voleva in ogni modo attenzione.
Eppure quando avvenne si ritrovò a tremare, forse a causa degli occhi del più grande che si posarono su di lui immediatamente.
Il cicalio dei grilli faceva un rumore incredibile, tanto da farli sembrare li, dietro quella stanza, piuttosto che all'esterno.
La finestra aperta, alle spalle di Alesaandro, mostrava la più bella luna piena degli ultimi mesi.
"Si?" domandò il ragazzo sorridendo appena.
Di sistemare il colletto aveva smesso da un pezzo, eppure non tolse le mani dalle spalle di Riccardo, quasi come dipendente ormai da quei contatti.
Si ritrovava a toccarlo di continuo, anche quando non se ne rendeva conto.
Da dopo quello che si erano detti in camera, qualche ora prima, cercare la sua pelle era diventato un movimento quasi incontrollato, come respirare.
Alessandro si era reso conto della cosa durante la cena, quando nonostante il modo in cui si stavano evitando le loro ginocchia erano unite sotto al tavolo.
Poi, quando Riccardo si era reso conto della cosa era scappato via spostando la sedia, quasi come se avesse preso la scossa eppure poco dopo, si era sporto in avanti solo ed unicamente per far toccare i loro gomiti, sul tavolo.
Poi quel bisogno di contato sul dondolo, il modo in cui si erano trovati l'uno accanto all'altro senza rendermene conto.
Il ginocchio di Riccardo su Alessandro, la mano di Alessandro che correva sulla schiena di Riccardo..
Non si controllavano in quei gesti, non lo facevano apposta.
Era come se fossero i loro corpi a decidere, dipendenti l'uno dalla pelle dell'altro, non facevano che cercarsi dappertutto.
E trovarsi era così gradevole da far battere il cuore più forte.
Era come se ogni parte del corpo dicesse grazie di seguito a quei contatti, distendendosi completamente.
"Neppure vi guardate" proseguì il piccolo imperterrito "Volevo parlartene dopo, quando saremmo tornati, non adesso" proseguì.
"Perché?" chiese il moro perplesso.
"Perché ti ho visto prima" iniziò a parlare Riccardo ma il più grande lo interruppe.
"Prima?" chiese infatti fingendo di non capire a cosa si riferisse.
Eppure lo sapeva bene, sapeva perfettamente di quale momento stesse intendendo Riccardo.
Lo aveva visto poco prima in veranda, il modo in cui di seguito a quegli sguardi impacciati tra lui e Ylenia, Riccardo, notando tutto, si era avvicinato a lui come per dargli conforto.
Gli era stato così grato in quel momento.
Perché smettere di guardare Ylenia era stato come sprofondare in delle sabbie mobili senza via di scampo e invece Riccardo, sedendogli accanto, aveva reso la sabbia di nuovo sicura, non facendolo affondare più.
"In veranda" disse il ricciolino "Ma sai già a cosa mi riferisco" proseguì con uno sbuffo.
"Parliamone dopo" sussurrò Alessandro rassegnato.
"Lo immaginavo" rispose il piccolo con un sorriso "Ti ho solo detto di cosa si trattasse perché non volevo crearti paranoie" sorrise avviandosi verso la porta.
"Paranoie? Io?" domandò Alessandro mentre si dava un'ultima occhiata allo specchio.
"Come se fosse una cosa insolita" scrollò le spalle Riccardo.
Se ne stava sulla porta, con le braccia incrociate e le spalle poggiate al muro.
"Quindi?" domandò ancora, impaziente di uscire da quella stanza.
L'idea di passare una serata in giro con Alessandro e i suoi amici lo elettrizzava parecchio, era certo che si sarebbe divertito.
E poi la vita notturna in Sardegna lo incuriosiva parecchio. Voleva sapere come ci si diverte da quella parti.
"Si eccomi" disse il più grande alzando gli occhi al cielo, per poi avviarsi verso la porta.
"Ti sei guardato abbastanza?" domandò Riccardo con un sorriso provocatorio.
"E tu mi hai guardato abbastanza?" domandò Alessandro alzando un sopracciglio.
"Non ti stavo guardando affatto" sbuffò dopo qualche secondo Riccardo.
Era consapevole che quelle risposta fosse deludente, ma non aveva trovato altro da dire, colto alla sprovvista.

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora