capitolo centoventi: di cibo.

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"E quindi in amore come siamo messi?" domandò di colpo il giornalista che stava dall'altro lato del computer.
Era forse la terza intervista della giornata e, fino a quel momento, Alessandro era riuscito bene a genere a bada Riccardo.
Starsene nella stanza dell'hotel era la cosa migliore, poter avere mezzo corpo inquadrato anche.
Un giornalista o uno spiker dall'altro lato del computer significava poter stare più tranquilli.
Certe occhiate non era detto che fossero viste, i sorrisi potevano non essere per forza nascosti e Alessandro poteva tranquillamente dar calci a Riccardo per zittirlo in tempo.
"Cosa?" domandò il più grande mentre si mangiava l'interno delle guance per l'ansia.
Riccardo, di fianco a lui, scoppiò a ridere.
Il moro, prontamente, gli strinse una coscia per zittirlo mentre Riccardo lo guadava male.
"Rispondi tu" biascicò Alessandro con un sorriso angelico "dato che ti fai lo scaltro"
Ovvio che racchiudesse altro quell'affermazione ma vista da fuori non sembrò altro che una battuta.
Battuta che, largamente, ricevette la piena approvazione del giornalista che con un "sono d'accordo con lui" lo spalleggiò.
"Vi piace scherzare" aveva detto poco prima un'intervistatrice definendoli "due giocherelloni".
Uno scherzo, non sembrava che quello da fuori quello scambio di provocazioni.
Se solo avessero saputo cosa c'era sotto.
"Beh" disse il piccolo toccandosi la testa e abbadando lo sguardo, quando lo rialzò stava sorridendo e, poco dopo, lo stesso sorrisetto imbarazzato lo riservò ad Alessandro.
"Ma non lo so come va in amore" disse poi cercando di buttare tutto sull'ironia, cercando di mostrarsi in imbarazzo.
Cosa avrebbe dovuto dire?
Come gli andava in amore?
"Non hai una ragazza?" domandò l'uomo credendo di estrapolare qualche informazione in più.
"Eeh" sussurrò Riccardo per poi guardare inevitabilmente Alessandro, che gli stava sorridendo soddisfatto.
"Un bel ragazzo come te" parlò la donna di fianco al giornalista "non ci crede nessuno che non hai una ragazza"
"Un bel ragazzo come te" gli fece eco Alessandro avvicinandosi appena a lui con il sorriso più odioso del mondo.
Riccardo avrebbe voluto dargli un pugno dritto sul naso.
"Mahmood tu sai qualcosa? Hai visto qualche ragazza entrare e uscire dalla sua stanza?" domandò la donna ancora.
"Non lo so" farfugliò il ragazzo smettendo di guardare il piccolo e tornando a poggiare la schiena sullo schienale della sedia "sono impegnato di più a vedere chi entra ed esce dalla mia"
Sentì lo sguardo di Riccardo bruciare su di lui e, inevitabilmente, un sorriso trionfante gli spuntò sul volto.
"Aaah" disse la donna per poi scoppiare a ridere "le cose si fanno interessanti"
"Blanco almeno tu sai di cosa parla?" domandò ancora la donna.
Riccardo sorrise furbo, ma così tanto che Alessandro si ritrovò a tremare sulla sedia per la paura.
"Non lo so, penso menta" rise il piccolo per poi dar uno schiaffo dietro al collo al moro.
"Dici che mente?" domandò il giornalista.
"Si, garantisco, nella sua stanza ci sono spesso io e non vedo entrare nessuno" disse poi.
Alessandro si ritrovò a spalancare gli occhi ma si riprese subito, sperando che quella sua reazione fosse stata veloce quanto impercettibile.
"E che fai nella sua stanza?" domandò l'uomo, palesemente senza pensare male.
La sua domanda era così genuina che Alessandro si ritrovò a trattenere le risate.
"Principalmente parliamo di cibo" disse prima che Riccardo potesse rispondere e far danni.
"Si, e giochiamo alla play" disse il piccolo guardandolo.
"Lui gioca alla play" rise il moro "io guardo"
"Lui è noioso" lo provocò scherzosamente Riccardo ed entro poco l'aria tornò serena.
"Sono solo meno stupido" rise Alessandro.
"Cioè vi sembra normale stare ore ed ore a far correre degli omini dietro un pallone in tv?" proseguì decidendo fosse il caso di coinvolgere i due che li stavano intervistando.
"Alessandro sono gli uomini" rispose la donna "quelli propri noiosi" proseguì.
"Noi siamo un'altra cosa" sorrise Alessandro guardando poi Riccardo, che stava facendo segno di no con la testa.
"Non capiscono niente" disse cercando supporto nel giornalista che gli diede ragione.

"Devi smetterla" piagnucolò Riccardo mentre stavano seduti al tavolo da pranzo, in hotel.
Di fronte a loro c'erano seduti i menager, Anna, Gugu.
Parlavano tra di loro senza neppure guardarli.
Potevano parlare tranquillamente.
"Mh?" domandò Alessandro perso chissà in quale pensiero.
Tornare alla realtà fu brusco e tutto quel vociare nella sala tornò alle sue orecchie, confondendolo.
"Devi smetterla" ripetè Riccardo guardando la mano che il più grande aveva sulla sua gamba.
"Cosa?" domandò Alessandro alzando un sopracciglio "vuoi che la tolga?" proseguì sorridendo.
"Non intendo questo" disse Riccardo serio.
Il più grande, notandolo non sorridere, capì che fosse una discussione seria.
Riccardo lo notò dal modo in cui si sistemò sulla sedia, per avvicinarsi a lui un po' di più ma senza esagerare.
Sistemò anche l'altra mano sul ginocchio del più piccolo, si avvicinò appena con il busto e sussurrò un "che succede?" quasi strozzato.
"Alle interviste" bisbigliò il piccolo accennando un sorriso, per smorzare un po' la tensione.
"E che faccio alle interviste?" domandò Alessandro guardandolo meglio.
"Provochi" disse Riccardo alzando gli occhi al cielo, per poi cacciare uno sbuffo.
"E tu alludi" sussurrò Alessandro tornando comodo sulla sedia, accennando un sorriso furbo "anche tanto"
"Non è vero" si difese il ricciolino.
"Sono dentro la sua stanza" lo imitò Alessandro.
"Ovvio essere nella stessa stanza se siamo.." prese a parlare il ragazzo ma Alessandro lo bloccò subito.
"Se siamo?" chiese infatti.
"Amici" scrollò le spalle Riccardo per poi tornare a mangiare la sua colazione.
"Amici?" scoppiò a ridere Alessandro.
"Secondo loro si" rispose Riccardo senza guardarlo.
"E secondo te?" colse la palla al balzo Alessandro.
Da quando due giorni prima erano finiti di nuovo a letto assieme non sapeva bene cosa fossero diventati.
Anche questa notte l'avevano passata assieme, dormendo e basta, l'uno accanto all'altro.
Avevano commentato la serata, le altre canzoni, la loro esibizione, si erano provocati come al solito, si erano baciati più del solito.
Ma cosa fossero al momento non lo sapeva per nulla.
Erano più o meno di quanto erano stati in estate?
"Secondo me no" sussurrò Riccardo con la bocca piena.
"Ingioia per carità" lo guardò male Alessandro.
"Non qua davanti a tutti" rise Riccardo.
"Riccardo" disse il moro sbarrando gli occhi e ad entrambi venne automatico scoppiare a ridere.
Di colpo tutti quelli che stavano seduti al tavolo li guardarono.
"Che avete da ridere ora?" domandò Anna.
Entrambi tornarono seri e sedettero meglio sulla sedia.
"Nulla" disse Alessandro con una mano davanti alla bocca per non ridere ancora.
Riccardo invece preferì riempire nuovamente la bocca di cibo per impegnarsi a masticare piuttosto che a ridere.
"Parlavamo di" disse dopo un po', voltandosi a cercare appoggio nell'altro ragazzo.
"Cibo" disse Alessandro ed entrambi si ritrovarono inevitabilmente a ridere di nuovo.
"Di cibo, si" borbottò Anna per poi, dopo una risata, tornare a parlare con i manager.
Lanciò loro qualche sguardo di tanto in tanto dopo, sorridendo come chi aveva in realtà capito fin troppo.

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