capitolo diciannove: un calice di troppo.

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Il buio avvolgeva il vialetto e i fari della casa di Alessandro illuminavano appena il volto di Ylenia al momento.
La luce flebile rendeva il suo volto assai più pallido, gli occhi solitamente verdi erano ora due pozze scure dato il riflesso del cielo notturno.
"Quindi vi siete praticamente dichiarati" sussurrò la ragazza guardando l'amico dopo aver ascoltato il suo discorso.
"Circa, si" rispose Alessandro facendo spallucce.
La luna sembrava riflettersi nei suoi occhi, la luce creava ombre sul suo volto, rendendolo più scarnito, più spigoloso nei suoi tratti.
"Cosa farete adesso?"proseguì Ylenia forzando un sorriso.
Era combattuta. La felicità nel vedere Alessandro così sereno non aveva prezzo e le riempiva il cuore di gioia talmente tanto che sarebbe rimasta lì a guardarlo, senza dire nulla, per il resto della notte solamente per bearsi di quella vista incredibile che era il suo sorriso quando era felice.
Ma nel frattempo l'idea che tutto ciò potesse farlo soffrire le faceva gelare il sangue nelle vene.
Lui era stato talmente tanto male per amore in passato, Ylenia questo lo ricordava bene.
Nel periodo più buio della sua vita avevano passato assieme notte e giorno, per settimane intere.
E ricordava perfettamente il silenzio di quelle giornate dolorose, e il rumore nelle notti passate tra chiacchiere sofferte.
A volte ricordava ancora le urla di Alesaandro dovute agli incubi che aveva avuto.
Il desiderio di abbracciarlo adesso, forte come in quei momenti, le stava facendo male al petto.
Se Riccardo lo avesse ferito?
Lei non voleva vederlo star così male ancora.
Eppure sapeva bene di non poter gettare su di lui tutte le sue paure, non ora che quel ragazzo si stava di nuovo riaprendo all'amore che tanto gli aveva sempre fatto paura.
Lo aveva avvertito, lo aveva messo in guardia e mostrare ancora la sua disapprovazione non avrebbe avuto senso.
Scrollò le spalle in seguito a quel pensiero, come per far cadere ogni preoccupazione.
Non le restava che sperare il meglio.
"Scusami" si riprese poco dopo dondolandosi sulle gambe "Non devo pensare sempre in negativo" sussurrò guardando Alessandro che le sorrise sincero.
"So che hai paura quanto me" rispose il moro avvicinandola con un movimento.
La piccola si sentì di colpo meglio stretta tra il suo petto e le sue braccia, avvolta in quell'abbraccio come fosse l'unica cosa bella al mondo.
Anche Alessandro si sentì rigenerato e fu come se riacquistasse mano a mano le forze.
"Non so cosa farò" riprese a parlare senza sciogliere quell'abbraccio "Ma quelle notti terribili non le ripasseremo più, okay?" disse prendendo il volto della piccola tra le mani.
Ylenia si limitò a far un cenno, seppur poco convinto.
"Non voglio che stai male" sospirò per poi sorridere, questa volta sinceramente.
Automaticamente all'amico un abbozzo di sorriso leggero gli colorò il volto.
Il modo in cui quei due tenevano l'uno all'altra era palese persino alle stelle e alla luna sulla loro testa.
Erano legati da qualcosa di più in là di questa terra, di queste vite, dei loro corpi.
Le loro anime avevano legami assai più antichi rispetto ai loro corpi.
"L'amore fa sempre male" sussurrò Alessandro sincero "Ma non lascerò che mi uccida ancora" proseguì facendo far un sospiro di sollievo alla ragazza.
"Qualsiasi cosa accadrà, posso assicurarti, accadrà con calma" finì accarezzandole una guancia. "Ora va, prima che si faccia troppo tardi e avvisami quando arrivi" finì lasciandole un bacio sulla guancia.
"Okay" rispose Ylenia per poi salire in auto.
Si sentiva più tranquilla dopo quella conversazione.
Sapeva perfettamente quando Alessandro mentiva e questa non era una di quelle volte.
Non lo aveva mai visto così sincero.

Quando Alessandro rientrò in casa si fermò ad osservare le bottiglie di vino finite sul tavolino, in salotto.
Era appena passata la mezzanotte e il pensiero di aver bevuto un po' troppo gli sfiorò la mente.
Tra una chiacchiera e l'altra i tre, sul quel divano dopo cena, si erano trovati talmente tanto bene che i bicchieri si erano riempiti mano a mano senza che nessuno se ne accorgesse.
Sorrise quando notò Riccardo intento ad osservare la stessa cosa.
"Abbiamo bevuto un po' mi sa" osservò il piccolo quando fu certo che Alessandro gli fosse vicino.
"Si" rispose il moro.
Era in piedi dietro al divano, con il calice nuovamente tra le mani seppur vuoto.
"È rimasto questo però" sussurrò Riccardo guardandolo.
Aveva la bottiglia quasi vuota tra le mani e si affrettò a muoverla per mostrare all'altro ragazzo il contenuto.
"Ma se hai appena detto che abbiamo esagerato" alzò un sopracciglio il più grande.
"Si ma sai, io ho una filosofia di vita riguardo questa cosa" rise il piccolo.
"Ah si?" chiese Alessandro mentre faceva il giro per sedersi sulla poltrona "E quale?"chiese portando una mano sulle tempie.
Si sentiva assonnato seppur avesse dormito molto la sera prima.
"Non si lascia mai una bottiglia a metà" borbottò il piccolo con la voce impastata dall'alcol.
Si sentiva euforico e pieno di vita e si rattristò al pensiero di non poter prendere a correre e saltare per la casa a causa del suo ginocchio ingessato.
"E perché?" chiese il grande guardandolo nuovamente.
"Perché se una cosa la inizi, devi finirla" parlò piano Riccardo mentre si versava altro vino nel calice.
"E questa filosofia la applichi anche nella vita?" chiese Alessandro porgendogli il suo bicchiere.
Riccardo non parlò mentre glielo riempiva, troppo impegnato in quell'azione per poter fare qualsiasi altra cosa.
"Si" disse poi guardandolo. "Vedi? Appena due bicchieri" proseguì mostrando la bottiglia ormai vuota.
La affiancò alle altre due già vuote con un sorriso entusiasta.
"A me non sembra" riprese a parlare il moro dopo aver bevuto un sorso "Che tu ti metta ad applicare questa 'filosofia' anche nella vita intendo" finì per poi tornare a bere.
"Mhh" si lamentò Riccardo "So cosa intendi" rise.
Ricordava bene ciò che poco tempo prima Alessandro gli aveva detto "Tu inizi si, ma non finisci mai".
Si trovava ad un centimetro dalle sue labbra quel giorno, mentre bisbigliava quella frase con un pizzico di disperazione nella voce.
"Quindi confermi?" chiese Alessandro guardandolo con attenzione.
"No" parlò piano il piccolo "Ho detto che ciò che inizio lo finisco ma non ho detto che lo faccio subito" esclamò per poi finire il suo bicchiere e poggiarsi bene sul divano.
Alessandro sentì il cuore prendere a battere più forte e si rimproverò per aver fatto iniziare quello scambio di battute.
Se voleva che le cose andassero piano, che i sentimenti si svelassero per quelli che realmente erano dovevano smetterla con quelle battute o per lo meno renderle non l'unico discorso da fare.
"Il vino lo finisci subito però" disse lo stesso.
"Il vino è più..semplice" rispose Riccardo trascinando l'ultima parola.
"Vado a fare una doccia" riprese a parlare dopo un po' mentre, con le stampelle già tra le mani, si metteva in piedi.
Alessandro questa volta non si alzò per stargli dietro.
"Okay io ti sistemo qui e poi vado a dormire, sono stanco" farfugliò piuttosto dalla sua poltrona sulla quale se ne stava beatamente rilassato.
Le spalle adesso gli facevano meno male, un po' forse per il massaggio di Riccardo, un po' per merito della poltrona e della sua comodità.
"Richi oh" lo richiamò quando il piccolo era già a metà strada "Mi prometti che mi chiami stasera? Se qualcosa non andasse o se il ginocchio iniziasse a farti troppo male" parlò piano.
"Si" rispose Riccardo abbozzando un sorriso "Te lo prometto" finì per poi riprendere a camminare verso il bagno.

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