capitolo sessantacinque: corsa verso il mare.

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Alessandro stava scegliendo, con tutta la lentezza possibile, il costume giusto da mettere.
Ma non perché non gliene piacesse nessuno o per chissà quale altra ragione.
Semplicemente il modo in cui lo sguardo del più piccolo gli bruciava sulla schiena lo spaventava non poco.
"Madonna Alessandro" sbuffò Riccardo lasciandosi cadere sul letto, stanco di aspettare.
"È un costume, ti sbrighi?" proseguì mentre fissava il soffitto.
"Slip o costume?" domandò Alessandro voltandosi a guardarlo.
Fingere che fosse quel dilemma in vero motivo del suo temporeggiare gli parve la soluzione migliore.
"Costume" parlò in fretta Riccardo "Le mutande sono da vecchi" proseguì poi alzandosi sui gomiti per guardarlo meglio.
"Io sono vecchio" fece spallucce Alessandro mentre si rigirava il costume tra le mani, preso da un'improvvisa ansia.
Adesso che si trovava nella stessa situazione di Riccardo quasi lo capiva, un bagno gli avrebbe realmente fatto comodo.
Si maledisse mentalmente mentre sfilava via la maglietta.
Se soltanto avesse imparato a starsene zitto in tutti quegli anni, sicuramente adesso sarebbe potuto scappare in bagno, o in balcone, o persino in mezzo alla gente, in strada.
Tutto era meglio di quello sguardo insistente del più piccolo su di lui.
"Lo dici quando ti conviene" sbuffò Riccardo continuando a guardarlo.
"Comunque io stavo al telefono" osservò Alessandro dopo poco.
Aveva aspettato giusto un po' prima sperando che il più piccolo iniziasse a guardare altrove, ma si ritrovò costretto a parlare quando notò che Riccardo, di distogliere lo sguardo da lui, non ne aveva alcuna intenzione.
"Quindi?" rispose Riccardo alzando un sopracciglio.
"Sarebbe carino se facessi lo stesso, mentre mi cambio io sai?" disse mentre toglieva i pantaloni.
"Io non sono mai stato carino, dovresti saperlo" fece segno di no con la testa il ricciolino, e i capelli ribelli gli sfiorarono la fronte seguendo il movimento della sua testa.
Alessandro sentì il fiato bloccarsi nella gola, incapace di fare qualsiasi cosa, cercò la forza per spogliarsi di fronte allo sguardo attento dell'altro ragazzo.
"Va bene, ho capito" biascicò chiudendo appena gli occhi. "D'altronde ti stai soltanto vendicando" proseguì accennando un sorriso.
"Nono, niente vendetta questa volta" disse rapido il più piccolo "Solo intrattenimento" rise furbo.
"Adesso sono un intrattenimento?" si finse offeso Alessandro mentre con le mani giocava con l'elastico dei suoi slip, come se fosse difficilissimo toglierli.
"Sempre stato un.." prese a parlare Riccardo ma si bloccò non appena Alessandro tolse gli slip.
Corse con lo sguardo lungo tutto il suo corpo, soffermandosi sul suo ventre e arrossendo pericolosamente.
Alessandro stava sorridendo, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia in quel momento, ma poté intuirlo.
Lo conosceva ormai così bene da saper per certo descrivere, senza bisogno di guardare, l'esatta espressione che aveva.
Ma quella visione gli fu tolta, di colpo, quando Alessandro, dopo avergli fatto pregustare quella cosa, si voltò, dandogli le spalle e togliendogli quello spettacolo.
"Andiamo a mare quindi?" disse Alessandro mentre alzava il costume.
Inutile dire che quella domanda non fosse altro che ironica, posta solo ed esclusivamente per mettere in confusione Riccardo.
Cosa che infatti accadde.
Il piccolo, con la lingua incollata al palato, se ne stava paralizzato nella sua posizione, senza la capacità di dire ne fare nulla.
Alessandro si voltò a guardarlo con un sorriso furbo e quell'espressione vittoriosa che aveva sul volto lo rese assai più fastidioso di quanto già non fosse in quel momento.
"Quindi?" domandò ancora Alessandro sentendosi completamente appagato di fronte allo sguardo ancora estasiato del ragazzino.
Sapere di paralizzarlo semplicemente togliendo gli slip era di certo la più bella delle soddisfazioni.
"Si" sbuffò Riccardo lasciandosi cadere sul letto, esausto sia dalla situazione che dalla vista di Alessandro.
Voleva smetterla di incastrarsi nei suoi occhi, nei suoi gesti e nel suo corpo.
Voleva smetterla di incastrarsi in lui.
"Tutto okay?" domandò ancora Alessandro con lo stesso sorriso sulla faccia.
"Togliti quell'espressione ebete dalla faccia" lo guardò male il piccolo mentre tornava seduto.
"Vedessi la tua" sospirò il più grande avvicinandosi al suo volto.
"Sono tranquillissimo" mentì il più piccolo.
"Si vede" scoppiò a ridere Alessandro e a Riccardo venne automatico guardarlo male.
Mise su il solito broncio, incrociò le braccia e guardò Alessandro come se fosse un insetto da schiacciare.
"Riccardo Riccardo" parlò piano Alessandro mentre si avvicinava a lui.
"Che vuoi?" sbuffò il ragazzo.
"Assolutamente nulla in questo momento" rispose il moro ad un centimetro dalla sue labbra.
Poi, senza alcun preavviso, lo prese per le guance e gli lasciò un bacio leggero e rapido sulle labbra.
Quando si allontanò Riccardo lo stava guardando un po' confuso un po' allarmato.
"Andiamo a mare" disse Alessandro mettendo un'asciugamano attorno a collo.
Poi, prendendo bene le misure, lanciò l'altra in faccia a Riccardo.
Quando il più piccolo se la tolse dal volto aveva sulla faccia un'espressione arrabbiata.
"Tu vuoi che ti faccia male Alessandro" disse mentre si metteva in piedi.
"Oh si ti prego" disse il più grande ormai già in corridoio. "fammi male" proseguì con voce sottile e trascinata, parlando come se stesse recitando un copione senza alcuna voglia.
Si voltò solo per un secondo, giusto per vedere la faccia di Riccardo che, come al solito, non riservò sorprese.
Se ne stava infatti con la bocca aperta per lo sgomento mentre stava in piedi sulla porta.
Alessandro scoppiò a ridere seguito a ruota dal più piccolo.
"Mahmood ma che fai?" disse poi il ragazzo andandogli incontro, e spingendolo un po' urtandolo con il suo corpo.
"Blanchitoo, non stupirti di me" fece lo stesso Alessandro facendolo quasi sbattere contro al muro.
"Non chiamarmi così" sbuffò il più piccolo tornando a camminargli accanto.
"Sta zitto Riccardo" disse Alessandro avvolgendo un braccio attorno alle sue spalle ed attirandolo a sé per scompigliargli energicamente i capelli sotto le lamentele del più piccolo.

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