capitolo novantacinque: nient'altro che tutto.

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"Fai schifo" farfugliò Alessandro mentre entrava in cucina.
Aveva ancora il segno del cuscino sul volto, gli occhi piccoli a causa del sonno e si stava trascinando sui piedi mentre con una mano si grattava il petto, alzando appena la maglia per farlo.
Tutti all'interno della stanza seppero con certezza, senza neppure guardare, che si stesse riferendo a Riccardo.
Tutti tranne lui che, perso nel suo piatto di lasagne non finite la sera prima, era troppo distratto per capire.
"Chi?" domandò infatti alzando la testa.
"Tu" lo indicò con il mento Alessandro per poi avvicinarsi a lui, scompigliandogli i capelli.
Si avvicinò subito dopo al frigo, senza aspettare un saluto di ricambio dal piccolo.
"Perché?" domandò lui con la bocca piena.
"Per quello" disse il ragazzo con una bottiglia di latte in mano "Le lasagne a colazione" disse facendo un'espressione di disgusto.
"È pomeriggio" osservò Gabriele che se ne stava seduto a capo tavola.
"Si ma è comunque colazione per noi" disse Alessandro per poi attaccarsi alla bottiglia di latte.
"Alessandro non dalla bottiglia che beviamo tutti" parlò Anna che, appena entrata in stanza, aveva subito notato la cosa.
"Mamma me lo finisco io" borbottò il moro per poi tornare a bere.
"Riccardo ti sei riposato abbastanza?" domandò la donna poi, guardando il piccolo che stava ancora mangiando.
Lui alzò la testa e le riservò un sorriso sincero poi, al contrario del solito, aspettò di ingoiare prima di rispondere.
"Si" disse tutto contento "Ero stanchissimo" rise.
"Che ore sono?" domandò Alessandro mentre, trascinandosi sui piedi senza voglia, sedeva a capo tavola, dal lato opposto rispetto a Gabriele.
"Le quattro e mezza" rispose Anna per poi andare via dalla cucina.
"Minchia" rise il più grande mentre si toccava la testa "Abbiamo esagerato" proseguì poi guardando Riccardo.
La notte prima erano rientrati in stanza solo dopo l'alba, molto dopo rispetto a quando avevano detto ad Andrea "entriamo tra poco".
E di certo, una volta arrivati in stanza, dormire non era la prima cosa che avevano fatto.
"Ma se non mi lasci in pace manco in stanza" biascicò il piccolo come leggendogli la mente.
Sembrava aver letto chiaramente, negli occhi del più grande, in quali pensieri stesse camminando.
"Io?" domandò il ragazzo scoppiando a ridere.
"Tu" lo guardò male il piccolo "Vuoi?" domandò poco dopo mostrandogli le lasagne.
"Ble" disse Alessandro rifacendo la stessa espressione di disgusto "Io quella cosa di mattina non la mangio" proseguì.
"Non è mattina" disse Gabriele senza guardarlo, troppo perso sul telefono.
"Zitto tu" lo rimproverò il moro.
"Ieri sera ti è piaciuta" sorrise furbo Riccardo.
Ovvio non si stesse riferendo al cibo, né alla canna, né alla vasca, o al bagno, o all'alba.
Ovvio si stesse riferendo a ciò che era accaduto dopo, a luci spente, dentro la camera di Alessandro.
Alla fine si, era una scopata come tutte le altre, non c'era nulla di diverso all'apparenza, era come ogni volta.
Ma in realtà ai due sembrava sempre tutto nuovo, sempre diverso, sempre più intenso.
Era come se facessero sesso per la prima volta, ogni volta, e trovarsi a riparlarne l'indomani era automatico ogni volta.
Era un po' come per dire "è già successo tante volte si, ma questa volta è stato diverso", ed era una bellissima cosa da sentirsi dire.
Alessandro apprezzava i riferimenti alle notti precedenti, o a qualsiasi momento in cui era successo qualcosa ed era felice che Riccardo non provasse più imbarazzo a farli adesso.
"Ieri sera era buona" disse Alessandro sistemandosi meglio sulla sedia.
All'apparenza non sembrò che un gesto per stare più comodo ma solo Riccardo capì il vero motivo di quel movimento appena percettibile.
Si era infatti allungato solo per arrivare a toccare le gambe di Riccardo con le sue, felice di esser nascosto dal tavolo e dalla tovaglia, certo che nessuno lo avrebbe potuto vedere.
Riccardo inizialmente sussultò ma subito dopo si distese sotto quel tocco ormai diventato familiare.
La pelle di Alessandro contro la sua gli provocava, certo si, gli stessi brividi ma adesso era quasi diventato normale quel contatto.
Capitava infatti di continuo, delle volte anche senza che se ne rendessero conto e la pelle di Alessandro poggiata sulla sua era divenuta ormai un vestito che portava con piacere.
Come fosse una di quelle camice leggere, che non ti fanno sudare d'estate agli eventi nei quali sei costretto a metterle.
Come uno di quei pantaloni comodi comodi, così tanto da diventare il tuo paio preferito, così tanto da finire per indossarli sempre.
"Non solo quella" proseguì guardando Riccardo in maniera più insistente e fu felice di rivedere le sue guance farsi rosse.
Gabriele, di conseguenza a quella frase, alzò lo sguardo per guardare entrambi che gli riserbarono un sorriso innocente.
"Che avete fatto ieri?" domandò il biondino dopo poco posando il telefono sul tavolo, per prestare totale attenzione a loro.
Li guardava con il sorriso tipifico di chi sa ogni cosa ma finge comunque indifferenza e nonchalance. Come per dire "non mi importa la risposta, ditemela solo perché l'ho chiesta per far il carino".
Ma la verità era chiara a tutti e tre, sapevano bene quanto quella domanda nascondesse sotto.
"Un bagno" iniziò a parlare Riccardo ricevendo un'occhiataccia da Alessandro.
"Cannetta" proseguì cercando di recuperare.
"Un bagno nudi?" domandò Gabriele con un sorriso malizioso agli angoli della bocca.
"In costume" sorrise Riccardo per poi voltarsi a guardare il moro, come chiedendo aiuto.
Sentì il suo piede farsi spazio tra le sue gambe, poggiandosi sulla sedia, in mezzo alle cosce mentre sopra il tavolo tutto sembrava normale e lui lo guardava tranquillamente.
Era come se corpo e volto non fossero uniti, come se non fosse la stessa persona, tanto che Riccardo si ritrovò a guardare il piede che aveva in mezzo alle gambe per accertarsi che fosse di Alessandro.
"Anche se fosse poi?" domandò il più grande dopo aver sorriso di fronte al gesto prima fatto dal ricciolino "Se fossimo nudi nella stessa vasca che problema ci sarebbe?" domandò guardando Gabriele.
Riccardo sentì il cuore aumentare di battito, anche se nel frattempo era del tutto certo che sì fosse fermato da un pezzo, in attesa della fine di quel discorso.
"Beh dipende" rispose Gabriele cercando le giuste parole da dire "Sarebbe sospetto" scrollò le spalle.
"Potrei stare nudo nella stessa stanza di Riccardo senza problemi" proseguì Alessandro tornando a guardare il più piccolo "Il suo corpo mi sarebbe del tutto indifferente" proseguì.
Riccardo trattenne le risate appena, concentrando tutta la sua attenzione piuttosto sul piede di Alessandro, fermandolo prima che salisse ancora.
Decise infatti di mettersi in piedi, facendo cadere il suo piede ormai senza appoggi.
Si ritrovò a sorridere soddisfatto mentre lo guardava.
"Che caldo" proseguì togliendo prima la maglia, poi i pantaloni.
Restare in boxer non lo imbarazzava più di tanto, non adesso che gli occhi di Alessandro non gli mettevano più tutta quell'ansia, come due mattine prima.

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