capitolo vetinove: poco prima delle vacanze.

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Il sole era alto in cielo, la musica risuonava per la stanza grazie ai tasti di quel pianoforte nel mezzo del salotto.
I tre lo avevano spostato lì qualche giorno prima, bisognosi di uno spazio più grande per continuare a lavorare a quella canzone.
Erano le due o forse le tre del pomeriggio, ma ormai dell'ora poco gli importava.
Avevano passato notti insonni e giorni interi a dormire.
Quando si fa musica funziona così, quando si scrive funziona così.
La giornata diventa soltanto un mucchio di ore da usare a proprio piacimento.
È la creatività a scegliere quando farti restare sveglio, per quanto tempo tenerti seduto alla scrivania con una penna in mano.
Un piatto di biscotti stava nel mezzo del piano, Riccardo sdraiato accanto ad essi ne aveva preso uno mentre, distrattamente, guardava il soffitto perso in qualche pensiero.
A Michelangelo facevano male le mani eppure poco gli importava.
Avevano provato quel ritornello così tante volte che ad Alessandro faceva male la gola e quella era la volta in cui era venuto finalmente bene.
Rispetto alla prima volta che lo avevano cantato adesso era molto più lento, assai più trascinato, così sentito, altrettanto sofferto.
Non era nelle corde di nessuno dei due.
Né Riccardo né Alessandro avrebbero mai pensato di cantare una cosa del genere eppure le loro voci sembravano così giuste.
"Hai registrato no?" chiese Alessandro alzandosi dal divano e prendendo un biscotto.
Michelangelo si limitò a far un cenno.
"Posso preparare io il pranzo?" chiese poi scattando in piedi, via dal piano.
Era così stanco di starmene seduto lì, nonostante fosse in assoluto la cosa che più amava al mondo.
"Si" sussurrò Alessandro per poi sedersi al suo posto, con poca grazia.
Poi, sospirò tutta quanta la fatica che aveva in corpo.
Riccardo rimase fermo lì, sdraiato nello stesso modo, con tanti pensieri attorcigliati tra i capelli.
"Possiamo apparecchiare fuori poi? Ho bisogno di sole" disse dopo un po' alzando leggermente la testa per guardare entrambi.
Fu felice di ricevere un cenno come risposta da tutti e due e, solo quando Michelangelo scomparve in cucina, si mise in piedi per sedere nella panca, di fianco ad Alessandro.
In questi giorni non aveva affatto avuto il tempo di stagli vicino, tra prove continue e ore passate a scrivere.
E quando i tre si concedevano del tempo libero Michelangelo era lì tra loro.
E per quanto fingesse di non saperne nulla per Riccardo era troppo strano avvicinarsi particolarmente ad Alessandro e Alessandro, forse per paura di un rifiuto, restava lontano per lo stesso motivo.
Certo non poteva neppure immaginare che Michelangelo sapesse e forse era proprio per questo motivo che evitava ogni cosa.
Eppure gli sguardi erano sempre presenti, le battutine, anche se meno pesanti, sempre nell'aria e i due non riuscivano a smettere di sfiorasti con scuse banalissime.
Molto spesso Michelangelo trovava una scusa per lasciarli soli, tipo adesso e Riccardo gli era davvero grato per questo.
"Che c'è?" chiese Alessandro con un sorriso guardando il piccolo.
Era felice di sentirlo vicino e apprezzava particolarmente quei momenti solo loro.
"Nulla" fece spallucce il ricciolino guardandolo dai piedi alla testa.
Quando i loro sguardi si incrociarono Alessandro rise imbarazzato.
E quell'imbarazzo lo sentì mano a mano crescere a causa di quello sguardo così insistente, tanto che, preso dal panico, decise di mettersi a suonare.
"Lo so, non ho tempo però
nel weekend sono fuori
almeno te capiscimi se
sto per un attimo un po' fatto da te
tornerò in monopattino" cantò piano mentre le mani correvano goffamente lungo i tasti.
Vederlo suonare dopo Michelangelo era così divertente. Ma non perché non fosse in grado, anzi lo era moltissimo, semplicemente perché il produttore lo era troppo e la differenza dei movimenti delle mani era visibilissima.
"Che ti importa se, a scuola avevo tre" proseguì sotto lo sguardo attento del piccolo.
Aveva saltato volontariamente una parte della quale non ricordava le note e si ritrovò a sorridere per un attimo.
"Con la mano sopra il piano faccio un po' da me" cantò ancora sentendosi di colpo più rilassato.
Gli succedeva ogni volta che cantava.
Ogni nervo si distendeva, la gola e il petto gli si aprivano e tutto veniva così naturale da mettergli i brividi, come se fosse nato per cantare nella vita.
"Ho notato" rise Riccardo interrompendolo.
"Sta zitto coglione" rise di conseguenza il più grande.
"Ma sai, non mi sono mai preso a male avevo la chiave" cantò ancora.
"Ma stare con te finirà che?" chiese guardando Riccardo.
"Mi darà alla testa?" domandò Riccardo con un sorriso furbo.
"E canta dai" lo incitò Alessandro.
"Come rubini rossi, nella bocca" prese di colpo a cantare Riccardo divertito da quella situazione.
"Ma te lo dico subito tu non venire qui se poi" cantò ancora Alessandro guardandolo.
Quella frase gliela stava per dedicare con tutta la serietà di questo mondo.
Non voleva uscirne pieno di lividi da quella situazione, non voleva che restassero solo brividi.
"Cerco solo un brivido, lascio solo un livido?" parlò il piccolo alzando un sopracciglio "Nah" finì poi con un sorriso furbo.
Alessandro sentì il cuore fermarsi di colpo.
Come aveva potuto capire tutto?
"Ehm" rise nervosamente abbassando la testa "Hai frainteso" proseguì poi alzando ancora lo sguardo.
Riccardo lo stava guardando con un sorriso furbo, il solito.
"Pensavo non dicessi le bugie" cantilenò il piccolo.
"Non le dico da ubriaco" rispose rapido Alessandro.
"Aaah, quindi confermi? Siamo passati addirittura alle serenate adesso" osservò Riccardo non potendo nascondere un sorriso puro e felice.
"Non doveva esserlo" farfugliò Alessandro tra le labbra ancora perse in un sorriso e, per nascondere quell'espressione ebete sul viso, si coprì il volto con la scusa di stropicciare gli occhi.
"Ah no?" domandò Riccardo avvicinandosi un po' a lui.
"Non avresti dovuto capire Richi" proseguì il moro per poi abbassare la mano e sbuffare.
La vicinanza del piccolo lo confuse non poco.
"Come non avrei potuto capire Ale?" si fece serio Riccardo.
"Non lo so" borbottò il più grande con le guance rosse "Pensavo fossi meno intelligente" rise poi.
"E tu meno esplicito" farfugliò il piccolo alzandosi ma Alessandro, combattendo contro la sua timidezza, lo prese per la maglietta spingendolo di nuovo sulla panca.
Quei momenti solo loro erano pochi e voleva assolutamente goderseli, di certo lasciar andare Riccardo via da lì sarebbe stato un passo falso.
"Ehi ehi, sta qua ragazzino" esclamò Alessandro con un tono di voce basso.
"Non chiamarmi ragazzino" si lamentò Riccardo.
"Invece tu puoi darmi del vecchio di continuo" osservò il più grande alzando un sopracciglio.
"Perché è evidente" si difese il piccolo incrociando le braccia.
"Che tu sia un ragazzino, anche quello è evidente" lo provocò Alessandro facendo un gran sorriso subito dopo.
"Non mi trovi così ragazzino però" sorrise furbo Riccardo avvicinandosi a lui.
"E tu non mi trovi poi così vecchio, sei un bugiardo" disse rapido Alessandro.
"Tu sei contraddittorio" piagnucolò il ricciolino avvicinandosi ancora un po'.
Ovvio volesse soltanto provocare Alessandro, era palese dal modo in cui lo guardava, dal modo in cui gli si stava avvicinando pericolosamente.
"Lo so, ma non sono un bugiardo" disse avvicinandosi di conseguenza.
"Ah no?" lo provocò ancora Riccardo.
"No" disse Alessandro ormai ad un centimetro dalle sue labbra.
"Quindi stai ammettendo che ti piacciono i ragazzini?" rise il più piccolo.
Alessandro sospirò. Furbo da parte di Riccardo cercar di far ammettere i suoi sentimenti tramite una domanda retorica.
Eppure il più grande non lo avrebbe fatto, affatto. Mai avrebbe ammesso una cosa del genere. Era troppo rischioso farlo.
"Sto ammettendo che mi piace dedicar serenate ai ragazzini" disse poi sorridendo.
Tirò un altro sospiro, soddisfatto delle sue parole e del modo in cui aveva risposto.
"A tutti?" chiese Riccardo inumidendosi le labbra.
Era tosta star attento a ciò che bisognava dire in un gioco come quello.
Fossero stati seduti lontani sarebbe stato facilissimo averla vinta e invece adesso, adesso che aveva quelle labbra così vicine alle sue, gli occhi negli occhi e i sospiri uniti non balbettare gli veniva difficile.
Quei momenti in cui era così vicino a Riccardo ecco che di colpo gli passava la voglia di parlare e tornava il suo amato bisogno di silenzio.
Silenzio che avrebbe voluto colmare con dei baci.
"A tutti cosa?" chiese dopo un po' sfinito.
"Ti piace far serenate a tutti i ragazzini?" parlò ancora Riccardo.
Erano questi i momenti in cui dimenticava ogni timidezza e ogni dubbio su ciò che stava provando.
Erano quelli i momenti in cui si abbandonava a sé stesso, a quello che stava provando.
Avere di fronte Alessandro d'altronde gli faceva questo effetto: smetteva totalmente di ragionare.
Eppure, in maniera assurda, era in quei momenti che si sentiva sé stesso più che mai.
"No" rise Alessandro sincero "Solo a quelli che mi stanno così vicino" lo indicò con il mento.
"Saranno tantissimi" sospirò Riccardo deluso da quella risposta, allontanandosi un po'.
"Si" disse rapido il più grande avvicinandosi di nuovo a lui "Ma io non lo permetto a tutti" disse di nuovo vicino alle sue labbra.
A Riccardo il sorriso morì definitivamente sulle labbra e si ritrovò a deglutire nervosamente.
"A chi lo permetti?" domandò a fatica.
"Io lo permetto solo a te" disse immediatamente Alessandro, quasi come se non stesse aspettando quella domanda, come se lo avrebbe detto lo stesso.
Eppure Riccardo questo non avrebbe mai potuto saperlo, ma gli piacque pensarlo.
"Hai fatto un passo falso" rise il piccolo tornando a guardare le labbra carnose del più grande "Hai ammesso di aver dedicato a me.." tornò a parlare ma ecco che Alessandro lo bloccò, ancora.
"So cos'ho detto" sussurrò il più grande "Non è un passo falso quando è volontario" disse poi guardando le labbra del piccolo.
"Gioco mio, regole mie" farfugliò il piccolo con un sorriso fiero sul volto.
"Passo falso tuo" disse Alessandro tornando a guardarlo negli occhi "Hai ammesso di aver iniziato a giocare con me fin dal primo giorno per caso?" alzò un sopracciglio.
"Si, lo sto ammettendo" disse Riccardo con il cuore in gola "Ma penso non sia più un gioco adesso" finì sincero.
"Cosa?" parlò di colpo Alessandro sbarrando gli occhi e spostandosi un po'.
Non credeva alle sue orecchie e gli venne automatico guardarlo, come per chiedere conferma nel suo sguardo.
"Hai sentito" disse Riccardo avvicinandosi di nuovo.
"Sei serio?" chiese il moro con un sorriso leggero sul volto.
Era stranamente e spaventosamente felice in quel momento.
"Si, sono sempre serio quando parlo con te io" si lamentò guardandolo.
"Non lo sei mai Riccardo" disse Alessandro con tono severo, quasi come se lo stesse rimproverando.
"Adesso lo sono" disse ancora il più piccolo.
Alessandro si avvicinò nuovamente a lui con il cuore che gli batteva forte.
Non lo aveva mai sentito battere in quel modo ed era così spaventato.
Riccardo di tutta riposta sentì il panico invadergli il petto e fu costretto ad allontanarsi, saltando in piedi di colpo.
Sentì Alessandro sospirare sfinito.
"Scusa" sussurrò sincero grattandosi la testa "Non io..non.." balbettò.
Il più grande non trovò la forza di arrabbiarsi di fronte a quello sguardo terrorizzato.
Okay, lo aveva illuso e okay, gli bruciavano ancora le labbra all'idea di quel bacio mancato eppure non gli importava di lui in quel momento ma piuttosto di Riccardo.
Balzò in piedi avvicinandosi a lui di colpo e stringendolo in un abbraccio sincero e purissimo.
"Non preoccuparti" disse mentre gli accarezza le spalle "Ti ho detto di far ciò che ti senti di fare" lo guardò poi prendendogli il volto tra le mani "Okay?"
Riccardo fece cenno di sì con la testa un paio di volte, guardandolo fisso negli occhi.
"Okay" sospirò premendo la fronte contro quella del più grande.
I due rimasero in quel modo a lungo, come sospesi in un tempo solo loro.
Erano dentro una bolla quando erano assieme ed era così bello il modo in cui il mondo restava fuori.

*spazio autore*
SCUSATE IL RITARDO ma oggi ho avuto tante cose da fare.
ecco il nuovo capitolo, seppur corto.
volevo dirvi grazie perché siamo ancora primi su brividi grazie a voi e secondi con mahmood e blanco.
stiamo raggiungendo traguardi bellissimi e vi amo per questo, è solo merito vostro <3

MOMENTO DOLCE A PARTE RAGA MA AVETE VISTO NELL'INTERVISTA DI RADIO ITALIA QUANDO ALE PRENDE IN GIRO RICHI CANTANDO "FINCHÉ NON MI SEPPELLISCONO" ?
Raga era la stessa canzone sulla quale l'ho fatto ironizzare nel il mio capitolo, quando erano in piscina.
ho urlato.
ALE SEI TRA NOI? ahahahah

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