capitolo sedici: venirsi incontro.

1.1K 59 7
                                    

La casa si fece di colpo troppo silenziosa quando Alessandro si chiuse la porta alle spalle.
Incapace di comprendere cosa fosse giusto fare non si soffermò a pensare cosa Ylenia gli aveva consigliato, certo che se soltanto lo avesse fatto il suo orgoglio lo avrebbe spinto a tornare in camera nella sua rabbia.
Non poteva effettivamente tenere il broncio a Riccardo, non ora che doveva prendersi cura di lui.
Afferrò quindi le stampelle ed il cornetto e lentamente si avvicinò al divano.
Tirò un sospiro di sollievo notando il ragazzo perso in un sonno beato.
Era bello, tanto che Alessandro dimenticò di colpo il motivo per il quale ce l'avesse così tanto con lui.
Aveva il volto angelico almeno quando dormiva, i ricci disordinati, le labbra schiuse.
Mai aveva visto spettacolo più bello di quel ragazzo e fu certo, proprio in quel momento, che mai lo avrebbe visto, neppure in futuro.
Avrebbe potuto vedere chiunque, persino uomini assai più belli di quel ragazzino, eppure mai nessuno lo avrebbe lasciato con il fiato sospeso con la facilità con la quale lo lasciava Riccardo.
"Che c'è?" sbuffò il piccolo di colpo, facendolo saltare in aria.
Lo stava guardando con un occhio aperto e uno chiuso da qualche secondo e Alessandro non se n'era neppure accorto.
"Ho due cose per te" gli porse un sorriso, seppur forzato, ma Riccardo non ricambiò.
La verità era che non era più arrabbiato, eppure preferì tenere il broncio ad Alessandro ancora per un po' ed il fatto che fosse ancora stordito dal sonno aiutò e basta.
"Che sorprese?" chiese con la voce impastata dal sonno senza però alzare la testa, nonostante la curiosità.
"Ylenia ha portato i cornetti e Gabriele le stampelle" disse Alessandro con un'espressione piatta sul volto.
'Chi è Ylenia?' avrebbe voluto chiedere il piccolo ma si trattene.
Piuttosto preferì rivolgere quella domanda che più di tutti lo spaventava, giusto per togliersi immediatamente il dubbio.
"Ora che ho le stampelle posso tornare a casa no?" farfugliò infatti aprendo anche l'altro occhio, per osservarlo meglio.
Alessandro sospirò rumorosamente "Possiamo parlare?" chiese facendo il giro del divano per raggiungere la seduta.
"Se proprio dobbiamo" fece antipatico il ricciolino.
"Posso sedermi?" chiese ancora Alessandro indicando il divano.
"No" fu sicuro Riccardo.
"È casa mia" osservò il più grande di colpo spazientito.
"Prima non la pensavi così, aspettavi il permesso" osservò Riccardo, seppur senza voglia di discutere.
"Tu prima mi facevi sedere" rispose di conseguenza il moro.
"E va bene siedi" disse rapido Riccardo dopo uno sbuffo portando le mani agli occhi per stropicciarli.
"Non devi andare via okay?" farfugliò a voce bassissima Alessandro dopo un po'.
Riccardo, che stava facendo rumore mentre apriva la carta contenente il suo cornetto, né approfitto per farselo ripetere ancora.
"Cosa?" sussurrò infatti con una finta espressione confusa.
"Hai sentito bene" disse Alessandro guardandolo male.
"Si ma voglio che me lo ripeti" parlò Riccardo con la bocca piena facendo un sorriso furbo.
'Basta sorrisi furbi' aveva urlato Alessandro quasi un'ora prima, eppure sentì il cuore farsi leggero di fronte a quello.
Era felice che Riccardo gli sorridesse.
"Voglio che resti" semplificò il tutto "E voglio che non litighiamo più" proseguì con non poca fatica.
Odiava chiedere scusa, odiava abbassarsi così dopo una lite e odiava ancor di più lo sguardo trionfante nel volto del piccolo.
"Mmh ci penso" disse Riccardo per poi dar un boccone al suo cornetto alla nutella che, nel giro di poco, era già a metà.
"Mi devi dire altro?" proseguì.
"Tipo cosa?" fece Alessandro alzandosi per aprire le tende.
"Tipo una parolina magica" rise sotto i baffi.
"Col cazzo che ti chiedo scusa Riccardo" biascicò il più grande per poi aprire le tende.
Il sole colpì in pieno Riccardo ma non gli diede fastidio. Piuttosto servì a scoprire la sua bellezza ancor di più, non più celata dalle tenebre di quella notte che aveva passato quasi insonne.
"Scuse accettate" fece l'occhiolino il ragazzo.
"Sei un bastardo" rise Alessandro mentre andava via.
"Scusami anche tu" urlò Riccardo per farsi sentire.
"Pulisciti la bocca dal cioccolato e va a farti fottere" urlò anche il più grande ormai lontano.
"In quale ordine?" chiese ancora Riccardo tra una risata e l'altra.
"Quello che preferisci" rispose Alessandro.
Anche lui stava sorridendo.

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora