capitolo sessanta: la foto di famiglia.

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Il sole entrava dalla finestra a strisce, superando caparbio le persiane, entrando dai buchi data la sua insistenza.
Era forse perché voleva aver il piacere di illuminare entrambi, o forse perché, curioso più di tutti, era l'unico a poter avere il lusso di osservarli senza chiedere il permesso.
Riccardo se ne stava in piedi, nascondendo la sua preoccupazione in dei gesti sempre uguali.
Nascondeva infatti l'ansia tra le mensole, perdendosi ad esaminare ogni oggetto che le abitava.
Si soffermò più a lungo su di una fotografia, e curioso di esaminarle meglio la prese tra le mani, guadagnandosi nel frattempo uno sguardo più insistente da parte del più grande che, senza dire nulla, se ne stava seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania.
"Quale sei tu?" domandò Riccardo osservando tutti i bambini nella foto.
"Indovina" rispose Alessandro senza però alzarsi.
Riccardo, dopo uno sguardo più attento alla foto, si limitò a fare spallucce.
"Davvero non mi riconosci?" sorrise il moro scendendo i piedi dalla scrivania iniziando a far muovere leggermente la sedia sulla quale stava.
"Riconosco Anna" rise Riccardo guardandolo ancora.
La verità era che quello era anche un modo per farlo avvicinare a lui.
Su quella sedia era troppo lontano, ma di certo Riccardo non avrebbe fatto il primo passo.
La paura e l'ansia lo stavano divorando sempre di più portandolo persino a sudare freddo.
"Vieni qui?" domandò stanco di aspettare un primo passo che sicuramente, se non incitato, non sarebbe arrivato.
"Vieni tu" biascicò il più grande facendo far alla sedia un giro completo e poggiando la testa sullo schienale per poi riprendere ad osservarlo meglio.
Avrebbe voluto alzarsi e di certo lo avrebbe fatto se soltanto non fosse stato spaventato.
Riccardo la voleva davvero quella vicinanza?
Era stanco di esser l'unico a far passi in avanti, voleva un po' di intraprendenza una volta tanto.
Certo si, Riccardo era stato anche tanto intraprendente delle volte, ma a cosa iniziata.
Era sempre Alessandro a far il primo passo avanti, il più difficile tra tutti.
L'intraprendenza da parte del più piccolo arrivava sempre dopo e Alessandro era stanco di far sempre le cose per primo.
Voleva che Riccardo facesse una cosa perché la desiderava troppo, e non perché accoglieva soltanto il desiderio di Alessandro.
Voleva che Riccardo lo desiderasse tanto da iniziare per primo e avrebbe sopportato tutto quanto lo strazio che portava quell'attesa pur di riuscire nel suo intento.
"Okay" sbuffò il più piccolo avvicinandosi rapidamente.
Si mise di fianco a lui, quanto più vicino possibile. Tanto da far toccare le loro gambe desideroso di avere anche il più semplice contatto.
"Quindi?" domandò porgendogli la foto.
Alessandro la prese e la osservo per poi guardare il piccolo che, in piedi di fianco a lui, se ne stava con le mani sui fianchi in attesa di una risposta.
"Avvicinati" disse il più grande girando appena la foto "E guarda bene" sorrise.
"Sei questo?" domandò Riccardo indicando un bambino a caso.
"No" rise Alessandro.
Solo a quel punto Riccardo, sempre più preso dalla curiosità, si abbassò di più per avvicinarsi a quella foto e la esaminò minuziosamente.
Tra i volti, riconobbe finalmente quello più simile a quello di Alessandro e, tutto felice, alzò lo sguardo per incrociare quello del ragazzo.
Ma le parole gli morirono in bocca quando improvvisamente si rese conto della vicinanza tra i due.
Quel silenzio fu interpretato come una non risposta da Alessandro che, dopo uno sbuffo, decise di svelare il mistero.
"Sono lui" disse indicando proprio il bambino che Riccardo voleva dire.
"Okay" sospirò Riccardo mentre mano a mano sentiva crescere una strana sensazione nel petto.
La cacciò via e, con le mani che gli tremavano, riprese la foto per riportarla sulla mensola.
Poi, triste e stanco, andò verso il letto per sedersi.
Cosa stava prendendo ad Alessandro?
Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma era come se i suoi pensieri non fossero collegati ai gesti, o forse era solo il suo corpo ad essere impaziente.
Si ritrovò infatti diretto verso la finestra che, senza un ovvio motivo, spalancò.
"Perché?" domandò Alessandro mettendo una mano sugli occhi.
Il piccolo fece spallucce "Voglio un po' di sole" mentì.
"Dai mi da fastidio" si lamentò ancora Alessandro e fece per alzarsi dalla sedia, intento a chiuderla.
Ma fu fermato da Riccardo che, nel frattempo, dopo aver sussurrato un "Vaffanculo" appena trascinato tra le labbra, gli era andato incontro forse troppo in fretta.
Il modo in cui fu travolto dal più piccolo lo confuse non poco, eppure accolse con lo stesso interesse quel bacio impaziente.
Riccardo si era letteralmente lanciato su di lui, assecondando quella sensazione che aveva nella pancia, e adesso che le loro labbra si erano unite, quella aveva lasciato il posto al bisogno di consumare quel bacio.
Ma di colpo, proprio quando Alessandro ricambiò, come travolto da una scossa si allontanò da quelle bellissime labbra carnose con una sola preoccupazione: Alessandro non aveva mostrato di volere quel bacio.
Il timore di aver esagerato si fece di colpo strada dentro di lui.
"Scusa" biascicò infatti allontanandosi appena ma il più grande, prontamente, mise un braccio attorno alla sua vita imprigionandolo.
"Ma che scusa" rise infatti facendo segno di no con la testa due o tre volte "Riccardo non capisci proprio un cazzo" biascicò avvicinandosi appena alle sue labbra.
I loro nasi si sfiorarono e il respiro di entrambi si fece di colpo più pesante.
"Non capisco cosa?" domandò il piccolo a fatica.
Ogni volta che si trovava vicino ad Alessandro la lingua gli si incollava al palato e parlare diventava difficilissimo.
Odiava il modo in cui Alessandro gli rendesse la lingua tanto pesante da doverlo far sudare per spiccicare parola, era snervante.
"Che stavo aspettando solo questo" sussurrò il più grande sentendo la felicità aumentare dentro di lui.
Poco prima, seduto su quella sedia, aveva quasi perso le speranze.
"Anche io" esclamò con disperazione Riccardo.
"Sta zitto" sbuffò Alessandro e, senza aspettare alcuna risposta, tornò su quelle labbra tanto desiderate.
Era ormai libero di lasciarsi andare dopo aver avuto la dimostrazione della quale aveva bisogno.
Ed ecco che assieme alla sua intraprendenza anche quella di Riccardo, come ormai di consuetudine, si accese.
Con un movimento rapido infatti spinse Alessandro sulla sedia, senza però interrompere quel bacio.
Chinandosi in avanti chiese piuttosto il permesso con la lingua sulle labbra schiuse di Alessandro, permesso che arrivò immediatamente permettendogli di approfondire quel bacio.
Fu Alessandro a spingerlo su di lui tirandolo per i pantaloni e Riccardo, perdendo l'equilibrio, finì seduto su di lui senza volerlo.
Il più grande lo strinse più forte a sé senza alcuna intenzione di lasciare in pace le sue labbra.
Iniziò infatti a mordicchiarle mentre con le mani correva lungo tutto il suo corpo.
Riccardo prese a respirare pesantemente sentendosi del tutto estasiato sotto i tocchi di Alessandro.
Aveva provato nella sua vita piacevolissime sensazioni eppure mai nessuno lo aveva toccato in quel modo.
Il suo corpo lo avevano toccato in tantissime ma Alessandro stava toccando la sua anima.
Era l'unico ed averne il potere.
Quando il bacio si interruppe fu solo perché Alessandro prese a baciargli il collo, invogliato dal permesso che gli stavano dando i mugolii di piacere di Riccardo.
Il più piccolo, stanco di aspettare, si alzò di colpo, interrompendo quel contatto e, prendendolo per la mano, lo avviò assieme a lui verso il letto.
Fu felice notando il modo in cui, una volta capito l'intento del ricciolino, Alessandro si fosse passato la lingua sulle labbra, come se stesse già assaporando il piacevolissimo gusto di ciò che sarebbe successo.

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