capitolo settantatre: non esistono le ore quando siamo assieme.

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"Ei" parlò qualcuno alle spalle di Riccardo e il piccolo si ritrovò a strizzare gli occhi.
Con la camicia aperta e il costume rimesso a caso l'ultima cosa che voleva fare era voltarsi verso chiunque gli stesse rivolvendo la parola.
Eppure si ritrovò costretto e, una volta voltatosi, notò che era Andrea e gli stava riservando uno dei suoi soliti sorrisi.
"Ei" rispose il piccolo e, notando lo sguardo dell'altro ragazzo sul suo petto si affrettò a chiudere la camicia, sperando che i segni sulla sua pelle non fossero poi così tanti e palesi.
"Tutto okay?" domandò Riccardo cercando di cambiare discorso.
Magari parlando Andrea avrebbe dimenticato quei segni rossi sul suo collo, magari avrebbe smesso di farci caso.
"Si, ottimo il tramonto dal mare" disse il ragazzo con un sorriso "Devi vederlo da lì domani, lascia stare Ale e le sue abitudini pessime" rise poi facendo ridere di conseguenza il ricciolino.
"Stai sparlando di me?" domandò di colpo Alessandro spuntando fuori da chissà dove e il piccolo, dopo un sussulto, evitò completamente il suo sguardo.
Temeva che guardandolo tutto sarebbe stato palese agli occhi di Andrea, e così di tutti gli altri.
E sapeva bene che sarebbe stato così anche in seguito e di certo, smettere di guardare Alessandro non era ciò che voleva, ne tantomeno ciò che avrebbe fatto.
Neppure volendolo ci sarebbe riuscito considerando quanto magnetici fossero i suoi occhi da seguire, da trovare, da scovare.
Ma per quel momento andava bene così.
La pressione delle mani di Alessandro sul suo corpo la sentiva ancora e quel discorso era così fresco che guardarlo gli creava imbarazzo.
Doveva passare un po' di tempo, anche solo il tempo di una doccia.
L'acqua fresca avrebbe lavato via il ricordo della pelle di Alessandro sulla sua, gli avrebbe concesso tempo, tempo di ripresa.
E tornare a tavola a cena sarebbe stato semplice, tanto quanto sarebbe stato semplice finire ancora tra le sue coperte alla sera, sotto la sua pelle quella notte, e poi ancora nella doccia l'indomani mattina, a lavare via il bruciore di quelle mani, il ricordo di quei tocchi, ancora una volta.
Era l'unico ricordo che voleva cancellare solo per riprovarlo da capo, come fosse nuovo.
Cancellare quel contatto per riaverlo da capo era il più bello dei suoi nuovi vizi.
"Stavo parlando di te, non sparlando" rise Andrea osservandolo bene.
Anche il suo aspetto era scomposto, tanto quanto quello del più piccolo e i segni sulla sua pelle erano pressoché identici a quelli di Riccardo.
Preferì però non rendere palese quel pensiero, lo tenne per sé mentre manteneva il volto tranquillo.
"Sparlavi allora" rise Alessandro stando poggiato sul muro "Se non ci sono è sparlare" proseguì scrollando le spalle.
"Ora ci sei" rise Andrea ricevendo una smorfia dal moro.
"C'era Riccardo però e io parlavo anche di lui, come la metti?" disse allora Andrea incrociando le braccia al petto e guardandolo serio.
A quel punto Alessandro fu costretto a posare lo sguardo sul più piccolo, per quanto fino a quel momento avesse evitato di farlo.
Il suono di quel nome servì come a ricordare ai suoi occhi che, volenti o nolenti, dovevano posarsi sul ragazzo quanto prima.
Riccardo abbozzò un sorriso imbarazzato mentre se ne stava stretto stretto tra le braccia, come abbracciandosi da solo, come chiudendosi dentro di lui, fuori dal resto.
"La metto che voglio sapere cosa stavate dicendo allora" disse Alessandro tornando con lo sguardo su Andrea e Riccardo, per quanto fosse un sollievo smettere di tremare sotto quello sguardo, ne sentì comunque la mancanza sulla pelle.
"Solo perché ci sono di mezzo io?" disse infatti guadagnandosi di nuovo l'attenzione del moro.
Quel dolore della pressione di quei suoi occhi su di lui era un dolore che voleva provare, perché gli dava anche tanto sollievo.
"Probabile" rispose il più grande accennando un sorriso "Quindi?" disse poi guardando ancora Andrea.
"Quindi domani il tramonto lo vedete in spiaggia" disse rapido il ragazzo per poi sorridere "E non è una proposta" finì.
"A patto che si va in giro per i locali solo stasera" disse Alessandro di risposta.
"Chi ti dice che domani Gabri voglia girare per i locali? E chi ti dice che voglia farlo oggi?" domandò curioso il ragazzo.
"Il fatto che sia Gabri" rise Alessandro.
"E chi ti dice invece che Riccardo non voglia andare per i locali sia oggi che domani?" domandò ancora Andrea.
Vide Alessandro spalancare gli occhi, per poi passare con lo sguardo da lui a Riccardo.
"Ecco" biascicò il piccolo con un sorriso furbo sul volto "Chi ti dice che domani sera voglio starmene qui a casa?" proseguì osservando bene il più grande.
Percepì il modo in cui Andrea li stava guardando ma preferì non farci particolarmente caso.
"Non ti ho mai detto che staremo a casa" sorrise Alessandro facendogli abbassare lo sguardo.
"Va bene" rise piano Andrea "Allora se stasera uscite con noi e domani vediamo il tramonto assieme prometto che intrattengo Gabri in stanza" disse poi guardandolo Alessandro "Mi devi un favore" finì schiacciandogli l'occhio.
"Io ti devo un favore per cosa?" domandò il moro quasi urlando "Ti lascio a scopare con il tuo ragazzo e tu lo fai passare come un sacrificio" proseguì abbassando la voce tanto da farla divenire sussurri "Ma vaffanculo" finì.
Riccardo al suono di quella parola si ritrovò a tremare, il ricordo gli tornò in mente tanto prepotentemente da farlo dissociare da quella situazione e dalla realtà stessa.
Sentì comunque i due parlare, non capendo però che cosa si stessero dicendo, proiettato del tutto in quei ricordi dettagliati che gli percorrevano la mente come un film proiettato.
"Vado" disse poi, cercando di risvegliarsi.
E parlò a voce così alta da far sussultare entrambi.
Riservò loro un sorriso di circostanza e, dopo di quello, tirò un sospiro.
"Vado a fare una doccia, a dopo" riprese a parlare e dopo un cenno da parte di entrambi andò via.

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