capitolo diciotto: primi passi.

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L'unica cosa a sentirsi nel silenzio della stanza erano le risate dei due che, ormai da quasi un'ora, cercavano di andare d'accordo.
Alessandro, come prima chiesto da Riccardo, stava provando ad insegnargli il giusto modo di usare le stampelle e il piccolo, con non poca fatica, stava mano a mano cercando di imparare.
Tantissime erano state le volte in cui Alessandro era stato costretto a prenderlo per non farlo cadere e altrettante volte, il più grande, aveva dovuto riprendere le stampelle dalle mani di Riccardo e fingersi zoppo per fargli vedere come usarle.
E così, tra risata, liti e prese in giro Riccardo stava davvero imparando.
Si sentiva di colpo più in grado con quelle in mano, non più costretto a startene fermo sul divano con poca possibilità di movimento.
Alessandro mano a mano che prendeva consapevolezza della cosa sentiva la paura crescere: Riccardo adesso era di nuovo una minaccia così libero per la casa.
"Guarda qua, un maestro" disse il piccolo mentre con più destrezza si muoveva sulle sue stampelle.
"Se, dopo un'ora che ci combatto" disse Alessandro sedendosi sul tavolino.
Aveva la schiena a pezzi e per quanto volesse non chiese alcun massaggio a Riccardo ancora terrorizzato da quello precedente.
"Attento" fu costretto a rialzarsi immediatamente per aiutare il ragazzo.
Stava infatti per cadere data la sua incoscienza e due o tre volte il moro fu costretto a prenderlo per i fianchi.
Alessandro si sentiva un neo genitore costretto a star dietro ai primi passi di suo figlio mentre camminava per il salotto dietro Riccardo e la sua euforia nel riprendere a camminare.
E per quanto le mani di Alessandro bruciassero sui suoi fianchi Riccardo non si fermò, felice di riprendere il controllo del suo corpo.
A fermarlo però fu il suono del campanello.
"Chi è?" chiese Riccardo guardando il moro che fece spallucce.
"Non lo so, se non vado" disse dopo un secondo acido Alessandro.
"Gne gne gne, se non vado" gli fece la ripassata Riccardo per poi sbuffare.
"Io vado ad aprire, con te facciamo i conti dopo" disse il moro puntandogli un dito contro.
Poi, a passi svelti, si diresse verso la porta.
"Siediti" urlò prima di aprire.
"No" rispose il piccolo mentre si avvicinava alla porta curioso di sapere chi fosse.
"Chi è?" chiese Alessandro ma come suo solito aprì prima di udire una riposta.
"Sai che potrei essere un fan impazzito?" disse Ylenia con un sorriso colpevole sul volto "Invece sono solo la tua migliore amica con la cena" disse subito dopo la piccola.
Alessandro, seppur sfinito, sembrava di buon umore e la luce accesa in salotto che aveva visto da fuori suggeriva solo che i due avessero chiarito.
"Ti amo" rispose Alessandro con un sorriso sincero sul volto.
Ogni volta che vedeva Ylenia era così, qualsiasi cosa avesse, qualsiasi cosa fosse successa il suo volto sembrava accendersi.
"Chi è?" urlò Riccardo curioso.
Alessandro sentì il rumore delle stampelle sul pavimento e sbuffò rumorosamente "Ti ho detto di sederti Riccardo, ora basta" urlò ancora annoiato.
"E io ti ho detto di no mammina, basta tu" rispose il piccolo dall'altra stanza.
"Madonna ti prego dagli un sonnifero" sussurrò Alessandro per poi far entrare la ragazza. Si chiuse la porta alle spalle per poi poggiarsi su di essa sfinito.
"Avete chiarito a quanto vedo" sorrise la piccola in maniera furba "E sembri sfinito, devo pensare male?" chiese ancora per punzecchiarlo.
"No, siamo stati bravi, abbiamo solo parlato" rispose rapido Alessandro mettendo su un sorriso quasi angelico.
"Okay okay" rise la piccola.
"Chi è? C'è cibo?" chiese ancora Riccardo facendo sbuffare il più grande.
"Io ora lo uccido" sussurrò Alessandro ad Ylenia "Ora ti uccido" urlò poi a Riccardo.
"Se non mi dici chi è vengo io" si lamentò il piccolo mentre se ne stava in piedi lì dove Alessandro lo aveva lasciato.
"Va ti prego" disse il moro ad Ylenia che, dopo una risata, entrò in salotto.

L'aria puzzava fin troppo, sinonimo del fatto che i due fossero stanziati lì da un pezzo.
Il divano orami divenuto letto era del tutto fuori posto, i piatti ancora sul tavolino, dei vestiti sul pavimento.
Riccardo, a petto nudo e con un sorriso sul volto se ne stava in piedi vicino ad un mobiletto, con la gamba alzata e le stampelle in mano.
"Ciao" esclamò facendo un saluto muovendo la stampella su e giù.
"Ciao a te" rispose Ylenia osservandolo bene.
Capiva perché Alessandro fosse così preso da lui adesso che lo guardava meglio.
Il corpo minuto e pieno di tatuaggi, il volto innocente apostrofato da un sorriso furbo, gli occhi languidi e profondi a dargli un aspetto antico, i capelli scompigliati a renderlo bambino.
Riccardo era il mix perfetto tra innocenza e furbizia, tra preda e predatore, tra angelo e diavolo tentatore.
"Lei è Ylenia, la conosci già" disse Alessandro guardandolo appena.
Poteva essere ovvio a chiunque il modo in cui lo odiava in quel momento. I suoi occhi urlavano noia nei confronti di quel ragazzo dall'aspetto innocente.
"Ah si" rispose Riccardo associando quel nome al volto.
Ricordò quando quella mattina, quando ancora era arrabbiato con Alessandro, avrebbe voluto chiedere chi fosse Ylenia e fu felice di scoprire che la conosceva già.
I due si erano infatti incontrati il giorno dell'incidente e Riccardo aveva subito dopo rimosso il suo nome dalla mente. Ma l'aspetto lo ricordava bene, quei capelli rossi non erano facili da dimenticare.
"Ha portato il cibo" proseguì Alessandro andandogli incontro e mettendosi dietro di lui per paura che potesse cadere.
"Porti sempre da mangiare a chi fa incidenti con te a bordo?" chiese il piccolo scoppiando a ridere.
Ovvio che la battuta fosse in realtà rivolta ad Alessandro dato il modo in cui lo guardò subito dopo ricevendo un no di risposta da parte del moro.
"E tu ti trasferisci sempre a casa di chi ti mette sotto con la macchina?" chiese Ylenia guardandoli entrambi.
I due, come da lei predetto, si guardarono giusto un istante poi, entrambi, quasi contemporaneamente, guardarono lei.
Ylenia rimase stupita dal modo in cui, in così poco tempo, tra quei due fosse nata un'alchimia così forte da essere percepita con un semplice sguardo.
Chiunque si sarebbe accorto di quella chimica tra i due, solo lei invece poteva vedere il modo in cui Alessandro fosse completamente perso sotto lo sguardo di quel ragazzo.
"Porto il cibo in cucina" disse la piccola trovando giusto lasciarli soli.
In realtà sperava soltanto che Alessandro la raggiungesse, giusto per guardarlo male e prenderlo in giro. Non sapeva bene in quale ordine avrebbe voluto farlo ma sapeva di voler rivolgere a lui sia insulti che frecciatine, senza ombra di dubbio.
"Vengo con te, così ti aiuto" disse Riccardo facendo per camminare ma Alessandro gli si piazzò davanti prontamente facendogli alzare gli occhi al cielo.
"Non me ne frega se ti do noia, tu ora vai sul divano" disse il moro incrociando le braccia.
"Non sei minaccioso così" disse Riccardo indicandolo con la stampella.
Gliela poggiò proprio sul petto per poi spingere un po' "per nulla" proseguì prolungando le sillabe.
"Ah no?" chiese il più grande guardando prima la stampella e poi lui.
Riccardo fece segno di no con la testa due o tre volte.
"Va dai, non ho voglia di scherzare" sussurrò Alessandro stanco.
"Io si" rise furbo il piccolo.
"Perfavore, ho la schiena a pezzi e voglio aiutare Ylenia con i piatti" disse sincero "Vengo a prenderti quando è pronto ma ti prego riposati" finì.
Riccardo, colpito dalla sincerità di quelle parole, mise giù la stampella e lentamente tornò sul divano lasciandosi cadere.
"Grazie" sussurrò Alessandro senza avere alcuna risposta.

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