capitolo cinquantaquattro: "amici?"

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Quando Michelangelo scese in sala da pranzo la situazione sembrava esser notevolmente migliorata.
Riccardo e Carlotta sembravano tranquilli mentre, con la musica della radiolina in sottofondo, parlavano di qualcosa a bassa voce mentre Riccardo apparecchiava la tavola.
"Ei Michi" parlò entusiasta il piccolo alzando lo sguardo verso l'amico.
Sembrarono illuminarsi quegli occhi scuri e profondi alla vista dell'amico.
"Ciao" sorrise lui avvicinandosi al tavolo "Ti aiuto" proseguì poi prendendogli qualche bicchiere dalle mani.
Carlotta nel frattempo incrociò il suo sguardo e gli sorride grata ricevendo un lieve cenno di risposta.
Era stata lei a chiamarlo in preda al panico qualche ora prima.
Aveva sentito Riccardo piangere e, notando che le sue richieste di entrare in camera non venivano accolte, pensò che fosse il caso di avvertire lui.
Michelangelo era sempre stato l'unico in grado di calmarlo.
"No" borbottò Riccardo togliendoglieli dalle mani "Faccio io, sei nostro ospite"
"Ospite?" rise il più grande mentre si sedeva a tavola.
"Stai zitto non mi voglio sedere" sussurrò Riccardo al suo orecchio per poi proseguire nel suo giro.
Dopo aver messo tutti e quattro i bicchieri a tavola e aver piegato i tovaglioli si poggiò con le spalle sul mobile della cucina.
Michelangelo stava trattenendo le risate e il piccolo si affrettò a fulminarlo con lo sguardo.

"Richi racconta a Michelangelo di quella ragazza della quale mi hai parlato l'altra sera" prese a parlare Carlotta, pur restando di spalle.
Aveva aperto quel discorso unicamente per un motivo: capire.
Il figlio, poco prima, aveva bussato alla sua porta e l'aveva semplicemente abbracciata.
Non una sola spiegazione fatta da lui e non una sola domanda posta da lei.
Se Riccardo avesse voluto parlare lo avrebbe fatto.
Eppure adesso, in cucina, il bisogno di scoprire la verità era fin troppo forte e approfittando della presenza di Michelangelo aprì il discorso più ovvio.
Per cosa si poteva piangere in quel modo se non per amore alla fine?
"Ragazza?" domandò Michelangelo ridacchiando.
Lo sguardo che si scambiarono fu trasparente come l'acqua e per fortuna Carlotta non stava guardando.
"Vaffanculo" fece Riccardo con le labbra all'amico.
Proprio in quel momento la madre si voltò e il piccolo fu costretto a forzare un sorriso.
"Quindi?" domandò la donna assai più curiosa.
"Lo sa" disse rapido Riccardo lanciando l'ennesimo sguardo torvo all'amico.
"Di questa ragazza?" domandò Michelangelo calcando l'ultima parola.
"Ma si fra" disse rapido il più piccolo avvicinandosi a lui.
Raggiunse le sue spalle e iniziò a massaggiargliele piano "Te ne ho parlato l'altro giorno, non ti ricordi?" domandò stringendo più forte.
Michelangelo si contorse per l'improvviso dolore e tra i due nacque l'ennesimo conflitto della giornata, che non avrebbe portato da nessuna parte come al solito.
"Siete tremendi" rise Carlotta guardandoli mentre si acciuffavano.
"A volte mi chiedo come tu faccia a sopportarlo Michi" proseguì per poi voltarsi ancora verso la pentola.
"Semmai al contrario" borbottò Riccardo per poi, non sopportando la perdita subita, dargli un ultimo schiaffi dietro al collo. "Come faccia io a sopportare lui" disse ancora mentre si avvicinava alla donna.
Come suo solito fare si poggiò con il mento sulla sua spalla e osservò la pasta dentro la pentola, anche se distrattamente.
"Mai mai Riccardo" rise Michelangelo.
"Mamma" parlò in dei sussurri il piccolo "Scusa se t'ho fatta preoccupare, mi sono addormentato da un amico senza volerlo" disse ancora.
Quando la donna si voltò a guardarlo lui fece un sorriso forzato, facendola ridere.
"Quale amico?" domandò poi.
Era ovvio si fosse ormai calmata e di certo era stato solo merito di quello che era accaduto prima, in stanza.
La preoccupazione l'aveva resa nuovamente docile.
"Ale" sorrise ancora il piccolo felice di non dover subire, ancora una volta, l'ira della donna.
"Ma chi è questo Ale? Me ne parli spesso ultimamente" disse lei poggiandosi sulla cucina.
"Quell'amico con il quale io e Michi abbiamo fatto musica, ricordi?" disse il piccolo credendo di trattenere il panico.
Michelangelo, senza neppure rendersene conto, si ritrovò a far cenno di sì con la testa.
Gli era infatti così tanto comune dar ragione all'amico che ormai non se ne rendeva più conto quando lo faceva.
"Si mi ricordo" disse la donna con un sorriso "e com'è questo Alessandro?" domandò ancora e Riccardo stava giusto per rispondere quando la donna finì quella domanda intacciandolo "Michi" disse infatti e il più grande, mettendo una mano tra i capelli, si voltò a guardarla allarmato.
"Cosa?" domandò fingendosi distratto, giusto per capire che frase formulare e quali parole usare.
"Com'è questo Alessandro?" domandò ancora la donna guardandolo.
"Perché sai" riprese a parlare finemente voltandosi di nuovo verso i fornelli.
"Riccardo esce sempre con te, non vorrei che non fosse un tipo raccomandabile" proseguì eppure nessuno dei due prestò più caso alle sue parole.
Divennero piuttosto un sottofondo quasi piacevole in quello scambio di occhiate e spallucce.
"È un tipo raccomandabile no?" finì Carlotta voltandosi ancora e non riuscì a non notare quello scambio di occhiate insistenti seppur entrambi sembrarono tornare di nuovo vaghi e tranquilli.
"Tutto okay ragazzi?" domandò infatti perplessa guardando prima suo figlio e poi l'altro ragazzo.
"Sisi" disse rapido Michelangelo lasciando l'ennesimo sguardo al più piccolo, questa volta in modo meno evidente.
"Sicuri?" chiese ancora lei perplessa "Magari ho fatto una domanda che.." proseguì ma il piccolo, con un sorriso fintissimo quanto però realista, la fermò piazzandosi davanti a lei.
"Ma va mamma" disse fingendo di sporgersi in avanti per guardare la pasta nella pentola "Ma che domanda che non dovevi fare, ma ti pare" proseguì voltandosi verso l'amico e supplicandolo letteralmente con lo sguardo di dire qualcosa.
"Ma infatti Carlotta, ma ti pare" sorrise a questo punto Michelangelo alzandosi e cingendole le spalle con un braccio "Pensi che lascerei che tuo figlio frequenti gente che non va bene?" sorrise appena mentre la accompagnava, dolcemente, verso le sedie.
"Ora siediti" disse poi mentre apriva la sedia "E lascia mettere a noi la pasta nei piatti che guarda ci teniamo proprio un sacco, vero Riccardo?" proseguì avvicinandosi a lui e dandogli un colpo sul braccio.
"Ehm si" disse rapido lui "Ovvio che si" proseguì voltandosi verso la cucina.
"Voi mi nascondete qualcosa, sicuro che questo è uno spacciatore" disse mentre si lasciava andare sulla sedia "O un delinquente" proseguì alzando un dito.
"Si certo" rise Riccardo felice di quel pericolo appena scampato "E io domani torno a frequentare scuola" finì mentre le porgeva il piatto ormai pieno.
"Riccardo" urlò la donna per poi scoppiare a ridere seguita a ruota dagli altri due.
"Vedi che non è divertente" proseguì tra una risata e l'altra.
"No mamma, e infatti tu non stai ridendo" forzò un sorriso lui "Vado a lavare le mani" disse poi lasciandole un bacio sulla testa, tra i capelli profumati e morbidi.
"Sai quando arriva papà?" chiese poi alzando la voce.
Era infatti già nel corridoio.
"A momenti" rispose la donna e Riccardo, ormai lontano, preferì non rispondere.

Quando il piccolo tornò in stanza suo padre era già arrivato e dopo aver tolto il giubbotto e baciato Carlotta si era seduto al tavolo.
Era perso in qualche discussione con Michelangelo e Riccardo si sentì così felice a quella vista.
Vedere tutto ciò che per lui era più importante seduto allo stesso tavolo era straordinariamente appagante.
Di colpo gli venne in mente Alessandro, eppure non si sforzò troppo nel chiedersi perché fosse accaduto.
Chissà come si sarebbe trovato lui lì con loro.
Avrebbe legato con suo padre?
Magari si sarebbero potuti perdere in qualche discorso a caso. Di certo non di calcio come succedeva tra lui e Michelangelo.
Alessandro non era tipo da calcio, lui era più tipo da..da cosa era tipo Alessandro?
Di colpo l'idea di voler scoprire certe sue abitudini passò per la mente del ragazzo tanto intensamente da spaventarlo.
"Oh ecco Riccardo" sorrise Carlotta.
"Ciao pa" disse il piccolo alzando una mano.
Fermo lì dov'era, chiuso in quella sua postura eretta sembrava proprio un idiota.
Eppure, nonostante avesse piena considerazione della cosa, se ne restava lì per un motivo in particolare.
Aveva un pensiero in testa e nessuna voglia di esporre il problema a Michelangelo consapevole del fatto che di certo non lo avrebbe aiutato se non ridendogli in faccia.
Ma ci pensò Carlotta a render inconsapevolmente palese agli occhi di tutti questo suo pensiero.
"Ma che fai lì in piedi? Perché non vieni qui a sederti?" disse infatti.
Lo sguardo di Riccardo si posò su Michelangelo immediatamente ma si pentì subito di averlo fatto perché ci volle pochissimo affinché le scoppiasse a ridere in faccia.
Trattenne le risate a stento e assieme a lui anche l'amico.
"Vero Riccardo, perché non ti siedi?" disse infatti Michelangelo trovando esilarante quella situazione.
"Vero" biascicò il piccolo ormai rassegnato al dolore che avrebbe sentito.
"E tu va a lavare le mani" proseguì la donna guardando il marito.
"Agli ordini" sbuffò lui mettendosi in piedi controvoglia.
"Attento papà, che poi morde" esclamò Riccardo prendendogli il braccio e lasciandogli poi un bacio sulla guancia.
"Meno spirito" li guardò male la donna.
"Eh lo so" biascicò il piccolo tra sé e sé trovando la forza di sedersi.

La cena era ormai finita da un pezzo e i quattro si stavano concedendo ad un paio di chiacchiere.
Riccardo sembrava ormai tornato del tutto di buon umore.
Eppure di colpo il cambio repentino del suo umore fu palese.
Aveva il telefono tra le mani quando il sorriso gli morì sulle labbra e una strana espressione confusa si fece spazio nel suo volto.
Michelangelo notò subito la cosa e, dandogli un calcio da sotto il tavolo tentò di attirare la sua attenzione.
Riccardo, senza neppure guardarlo, gli mostrò il telefono, per poi guardarlo con gli occhi spalancati.
Michelangelo si concentrò sul telefono solo dopo averlo osservato attentamente negli occhi e si ritrovò a chiudere gli occhi perfettamente a conoscenza di ciò che da lì a poco sarebbe accaduto.
"Cazzo" sussurrò a voce bassissima, tanto che Riccardo capì solo dal labiale.
Sul telefono c'era una foto di Alessandro assieme ad un ragazzo, dentro ad un locale.
"Ehm" parlò rapido Michelangelo cercando di prendere in mano la situazione.
"Vorremmo intrattenerci ancora ma devo parlare a Riccardo di una cosa prima di tornare" proseguì mettendosi in piedi.
"Andiamo Richi?" continuò prendendolo per le spalle.
Il ragazzo sembrava come in trance, completamente disattento e fuori dal mondo in quel momento.
"Andiamo" disse non ricevendo risposta.
Con le mani sulle sue spalle lo spinse via da quella stanza.
"Dì qualcosa" li rimproverò in dei sussurri.
"A dopo" farfugliò lui guardando i suoi genitori.

*spazio autore*
oggi vorrei pubblicare due capitoli ma non so se riesco.
da domani inizierò a lavorare e tornerò a casa di pomeriggio STANCHISSIMA.
ciò mi porterà a pubblicare di sera.
sono tanto felice perché finemente potrò guadagnare soldi miei e far cose.

vorrei anche dirvi che sto scrivendo un altro libro su bridgerton.
ovvio non darò la stessa importanza di questo (che ha invece il mio cuore) e pubblicherò solo quando posso ma se ci va di passare.

in più dopo una vita che ci penso ho finalmente aperto il mio blog.

https://oliveriylenia.blogspot.com/2022/04/bisogna-davvero-dar-cosi-potere-alla.html

https://oliveriylenia.blogspot.com/2022/04/la-magia-del-risveglio_39.html

se vi va di passare questi sono i miei primi due articoli, è una cosa alla quale tengo molto.

INOLTREEE siamo ancora primi in due # e molto in alto in altri ed è solo merito vostro.
non smetterò mai di dirvi grazie, mi state facendo vivere un sogno.

vi amo molto.

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora