capitolo sessantadue: mare e cielo.

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"Ne tieni sempre uno nel cassetto per l'evenienza?" domandò il piccolo mentre si rigirava il pacchetto vuoto del preservativo tra le mani.
Il sole entrava dalla finestra aperta e il caldo stava mano a mano diventando insopportabile nella stanza.
Ma era poco importante in quel momento, valeva tutto quel caldo, e il sudore sulla pelle, mentre se ne stava steso sul petto ancora nudo di Alessandro.
"Ma cosa?" domandò Alessandro guardando il piccolo.
Stava coricato sul letto in orizzontale, con la testa sulla sua pancia e la coperta poggiata sulle gambe, dalla vita in giù.
Si limitò semplicemente ad alzare il pacchetto che teneva in mano e Alessandro non riuscì a trattenere un sorriso.
"Ah, i preservativi dici" disse dopo poggiando una mano sulla testa del piccolo per giocherellare ancora un po' con i suoi capelli.
Ma Riccardo si spostò, un po' con la scusa di essere arrabbiato, un po' con quella di guardarlo in faccia.
"I preservativi si" sbuffò guardandolo torvo.
Alessandro ancora una volta si ritrovò a sorridere.
"Li tengo nel cassetto quando so che devi venire tu" proseguì con una voce più dolce mentre gli toccava la punta del naso con il dito.
"Paraculo" sbuffò Riccardo tornando comodo sulla sua pancia, smettendo di guardarlo.
"Ma dai" scoppiò a ridere il più grande.
"Di merda aggiungerei" proseguì il ragazzo ricominciando a giocherellare con quel pacchetto.
"Mi tratti troppo male" piagnucolò Alessandro incrociando le braccia e smettendo di guardarlo e abbozzò un sorriso quando sentì nuovamente lo sguardo di Riccardo bruciargli addosso.
"A me non sembra" sorrise il piccolo "sei esausto sul letto, non credo di trattarti poi così male" gli fece l'occhiolino.
"Riccardo" lo rimproverò lui mentre sentiva le guance bruciare.
Non gli capitava mai di sentirsi in imbarazzo di seguito a battute del genere, anzi era quelle di cui andava matto più di tutte.
Ma quando era Riccardo a fargliele la cosa era diversa, un velo di imbarazzo si posava sempre sulle sue guance.
"Comunque non intendo in quel caso" biascicò mentre guardava fuori dalla finestra "In quel caso non mi lamenterei se lo facessi" proseguì per poi scoppiare a ridere notando il modo in cui il più piccolo aveva distorto lo sguardo.
"Intendo nel quotidiano..tu.." riprese a parlare ma Riccardo lo bloccò.
"Si, sta zitto" disse infatti mentre con la mano cercava il suo braccio.
Non appena lo trovò lo trascinò sulla sua testa "Sta zitto e fammi le coccole" sorrise tutto felice.
"Se la metti così" si arrese Alessandro e, dopo un sospiro, tornò ad attorcigliare le dita tra i ricci del piccolo.

Riccardo se ne stava in piedi sul balcone, con una sigaretta tra le labbra e gli occhiali da sole per non sentire bruciore agli occhi.
Il sole delle tredici era troppo forte, tanto da fargli bruciare la pelle seppur fosse sul balcone da poco.
Teneva lo sguardo fisso sul panorama, il mare di fronte a lui era calmo e di un celeste intenso, il cielo non aveva neppure una nuvola.
Riccardo stava con la mente proprio lì, sulla linea d'orizzonte, lì dove cielo e mare apparentemente si incontravano.
Era straordinario il modo in cui, seppur fossero due cose separate, sembrassero non altro che uno il prolungamento dell'altro.
Penso di colpo a quanto cielo e mare in realtà somigliassero tanto a lui ed Alessandro.
Lui mare, difficile da domare, complicato quanto le onde, pieno di fondali inesplorati.
Alessandro cielo, assai più misterioso del mare stesso, tendente al brutto tempo, disposto ai raggi gentili del sole.
Su quella linea d'orizzonte loro si erano incontrati davvero, non destinati ed essere due rette parallele come erano in realtà il mare e il cielo.
"A cosa pensa la tua testolina in questo momento?" parlò Alessandro alle sue spalle e Riccardo, al contatto delle mani del più grande con la sua vita si ritrovò a sussultare.
"Sono io" rise il moro interpretando quel sussulto come spavento.
"Lo so" rispose Riccardo girando appena la testa per guardarlo.
"E perché sei saltato in aria allora?" domandò confuso il più grande per poi poggiare il mento nell'incavo del suo collo.
Si strinse più forte a lui, avvolgendo le mani attorno al suo petto e facendo aderire il suo petto con la schiena di Riccardo.
'Ci guardano' avrebbe voluto dire il piccolo per avere una scusa per allontanarlo.
Ma la verità era che non ci riusciva, sentirlo vicino era doloroso quanto bello.
E poi nessuno li guardava e, anche se lo avessero fatto, forse neppure gli sarebbe importato.
"Non lo so" sbuffò Riccardo non trovando altra spiegazione se non l'unica che aveva in mente, ovvero quella vera. E certo non sarebbe stato conveniente ammettere che era proprio quel contatto a fargli venire i brividi.
"Mh, va bene" biascicò Alessandro per poi concentrarsi sul mare.
Si sentiva sereno, e di certo mai aveva visto il panorama della sua stanza attraverso le spalle di Riccardo.
Lo trovava più bello standosene poggiato sull'incavo del suo collo.
Come se il caldo non gli desse fastidio nonostante la vicinanza, sentiva solo il vento leggero scompigliargli i capelli e correre lungo la sua spina dorsale come facendo a gara con i brividi.
"A cosa pensi?" ripetè in un sospirò troppo curioso di quei pensieri che il più piccolo teneva nascosti tra i ricci.
Riccardo sussultò ancora sentendo il fiato di Alessandro solleticargli il collo.
Era come se, anche con 40 gradi fuori, stando vicino a quel ragazzo dentro sentisse sempre freddo.
Alessandro gli portava il freddo dentro e l'estate sulle pelle e di certo quella era una delle sensazioni più strane mai provate in vita sua.
"Al punto più lontano la" indicò con la mano il più piccolo, un punto vago oltre il mare e il cielo.
"L'orizzonte" osservò Alessandro e sentì il più piccolo fare un cenno.
"Ed è un pensiero condivisibile?" domandò ancora, sempre più curioso.
Gli occhi di Riccardo sembravano correre chissà dove, sempre dritto su quel mare calmo, come fossero due barche a vela, spinte dal vento e illuminate dal sole.
"Si" sospirò Riccardo per poi guardarlo "Circa" finì con un sorriso.
"Che vuol dire circa?" rise Alessandro sistemandosi meglio sulla sua spalla, più vicino al suo volto.
Adesso le loro guance quasi si toccavano.
"Cioè che una parte te la dico e l'altra no" rise il piccolo.
"Mi dici entrambe le parti invece" rispose rapido Alessandro.
"No" proseguì imperterrito Riccardo "Te lo scordi" fece cenno di no con la testa due o tre volte.
Alessandro si allontanò da lui e stette due o tre secondi immobile, con le mani sui fianchi e chissà quale pensiero che gli ronzava in testa.
Riccardo lo osservò curioso, in attesa di un suo passo, un gesto o un movimento.
Di colpo il più grande si intrufolò dentro le braccia che Riccardo teneva sulla ringhiera, facendosi spazio tra il suo corpo e la ringhiera stessa.
Riccardo, senza dire nulla, si limitò ad uno sbuffo per poi rassegnarsi all'idea di dover rinunciare alla vista del mare.
"Che vuoi?" alzò gli occhi al cielo.
"Dimmi" insistette Alessandro.
"Penso che il cielo e il mare si somiglino più di quanto sembra" disse il piccolo dopo uno sbuffo.
"Cioè?" domandò Alessandro standosene comodo comodo tra le sue braccia.
"Cioè che entrambi hanno i loro segreti, le loro profondità, il loro colore" continuò il più piccolo dando un ennesimo sguardo al panorama, oltre il corpo di Alessandro.
"Sai che il mare è trasparente?" chiese Alessandro con un sorriso e Riccardo, dopo uno sbuffo, fece per allontanarsi.
"E vieni qui" lo attirò di nuovo a sé il moro in tutta fretta e lui, preso alla sprovvista, fu costretto a sbattere sul corpo del più grande.
Mise le mani davanti troppo tardi e, piuttosto che attutire il corpo, si ritrovò a tastare il petto del più grande.
Per un istante rimase in silenzio, incapace di dire qualsiasi cosa, di colpo nervoso dalla vicinanza tra i due.
Quando ci avrebbe fatto l'abitudine?
Quando avrebbe smesso di tremare di fronte ad Alessandro?
"Non volevo offendere la tua intelligenza" parlò il più grande avvicinandosi alle sue labbra.
"Okay" sospirò Riccardo cercando di restare arrabbiato.
"Okay?" domandò il più grande avvicinandosi ancora un po' "Allora perché sembri arrabbiato?" proseguì sorridendogli tra le labbra.
Riccardo tolse rapidamente le mani dal suo petto per stringere forte alla ringhiera.
Scaricò lì tutta quanta la sua tensione oltre che tutto quanto il bisogno che aveva di baciarlo.
"Perché stavo parlando" lo guardò male Riccardo, spostandosi un po', seppur contro ogni logica.
Voleva baciarlo e non voleva farlo allo stesso momento.
"Ti stavo ascoltando" sorrise Alessandro allontanandosi, per lasciargli il giusto spazio dopo il rifiuto di quel bacio "Ho fatto solo una domanda" scrollò le spalle.
"Okay" sorrise appena il piccolo, stanco di tenergli il muso.
Vide Alessandro sorridere di conseguenza.
"Parla" lo incitò poi.
"Avevo finito" scrollò le spalle il piccolo.
"Parla, sai cosa intendo" fece un cenno con il capo Alessandro, come indicandolo.
Negli occhi aveva ben incisa la curiosità di sapere il resto.
"Non so cosa intendi" fece una finta espressione confusa il più piccolo.
"Riccardo" sospirò Alessandro prolungando l'ultima lettera e, con un gesto rapido, avvolse le braccia attorno alla sua vita e lo avvicinò a sé facendo aderire i loro bacini.
Riccardo, senza far troppo caso ai suoi gesti e alle sue reazioni, strizzò gli occhi e tirò un sospiro.
"Ale" si limitò a dire dopo, guardandolo ancora, e trattenne una risata notando il modo in cui Alessandro lo stava guardando.
Aveva sul volto un'espressione appagata, come se fosse completamente in estasi di fronte alla chiara dimostrazione di cosa poteva provocargli.
Sul volto il solito sorriso furbo, uno di quelli che mostra di sapere tantissime cose.
Riccardo gli aveva lasciato il permesso di entrare nella sua mente con quel sospiro e da un lato ne era anche felice.
Sapeva di essere uno non in grado di mostrare le emozioni che provava, far capire ad Alessandro di cosa era capace e che potere avesse su di lui in realtà serviva.
Voleva che Alessandro sapesse certe cose, anche se non era in grado di dirgliele.
E mostrargliele era diventato il modo migliore.
"Si?" domandò il più grande solo dopo un po', avvicinandolo ancora a sé.
"Basta" biascicò il piccolo guardandolo ancora.
"Basta cosa?" domandò il moro sorridendo ancora.
"Basta farmi strada verso il tuo letto" sorrise imbarazzato il più piccolo.
"Adoro il fatto che ti vergogni ma dici certe cose lo stesso" rise Alessandro.
"Non mi vergogno" biascicò il piccolo.
"Si, ti vergogni eccome" insistette il moro.
"E comunque niente letto, dimmi l'altra parte del tuo pensiero" proseguì.
"Mamma mia Ale" sbuffò Riccardo "Sei pesante"
"Sai perché mi piace il mare?" parlò di colpo Alessandro lasciandolo andare.
Fu Riccardo questa volta a riprenderlo, sentendosi di colpo vuoto senza la presa del più grande stretta al corpo.
"Perché?" domandò infatti mentre lo prendeva per la vita avvicinandolo a lui.
Vide i suoi denti bianchi grazie al sorriso che gli provocò con quel semplice gesto.
"Perché si prende tutto il colore del cielo ed è bellissimo lo stesso" disse parlando piano "E in più non lo sminuisce, bello com'è gli lascia comunque spazio alla bellezza" finì con un sospiro iniziando a guardare il cielo.
Riccardo gli lasciò un leggero bacio sul collo, per poi salire piano, fino alla mascella.
Si fermò sul suo orecchio, mordicchiandogli il lobo.
"Non fare così per non dirmi a cosa pensavi" farfugliò Alessandro tra un sospiro e l'altro.
"Pensavo che il mare e il cielo un po' ci somigliano" farfugliò il piccolo ormai stanco di trattenersi.
"Ah si?" domandò Alessandro sorpreso.
Non pensava che glielo avrebbe realmente detto.
"Si" sorrise Riccardo ricominciando a guardarlo "Solo che io e te all'orizzonte ci siamo incontrati, loro no"
"Riccardo non ti facevo così maschio bianco eterosessuale" rise Alessandro assottigliando gli occhi per guardarlo meglio.
"Aleee" urlò lui ridendo "Caghi il cazzo sempre oh" sbuffò allontanandosi "Non dico mai cose carine, una volta tanto che lo faccio tu.." riprese a parlare ma si bloccò di colpo a causa del modo in cui Alessandro lo tirò a sé.
"Io appezzo" biascicò tra le sue labbra "Tantissimo" sospirò.
"Non sembra" fece per allontanarsi Riccardo ma il più grande lo prese per la testa avvicinandolo alle sue labbra.
"Scherzavo" riprese a parlare il moro "Siamo il cielo e il mare Riccardo" sospirò tra le sue labbra per poi baciarlo.
Le loro labbra si consumarono subito, le lingue presero di nuovo a far il loro gioco preferito dentro le loro bocche.
Alessandro a passi svelti trascinò Riccardo con sè fino al muro di fronte, facendolo poi sbattere contro di esso.
Riccardo sussultò, lamentandosi appena ma poi, senza dire nulla, prese Alessandro per i passanti della cintura tirandolo verso di lui e riprese a baciarlo.
"Sei sicuro che non vuoi che ti faccia strada verso il mio letto?" disse a fatica Alessandro liberandosi da un bacio.
"Forse ho cambiato idea" rispose Riccardo con un sorriso furbo.
"Ragazzi" urlò qualcuno dalla veranda interrompendo il momento.
"Shhh" disse Alessandro tra una risata e l'altra, mettendo un dito sulla bocca di Riccardo per non farlo parlare.
"Ma che fai?" sussurrò il più piccolo sorridendo.
"Zitto, zitto" proseguì Alessandro "Ora la smettono" biascicò.
"È pronto, dove siete?" proseguì Gabriele dalla veranda.
"Alessandro ti vedo" osservò poco dopo e Riccardo, stando al gioco del più grande, lo trascinò giù, facendolo finire per terra.
Alessandro scoppiò a ridere e il piccolo gli mise una mano sulla bocca per zittirlo.
"Riccardo la finisci anche tu?" domandò Gabriele mettendo le mani sui fianchi.
Vide il piccolo sbucare fuori solo con gli occhi dal balcone, giusto per sbirciarlo.
"Quindi?" domandò guardandolo.
"Arriviamo" spuntò fuori solo con la testa Alessandro per poi scomparire di nuovo.
"Okay" rise Gabriele facendo segno di no con la testa.
"Dacci un secondo" proseguì Riccardo, ma Gabriele non ebbe neppure il tempo di rispondere perché vide il braccio di Alessandro prenderlo e trascinarlo di nuovo giù.
"Se vabbè ciao, noi mangiamo" finì il biondino tornando dentro.
"Arriviamo" parlò di nuovo Alessandro senza però avere alcuna risposta.
I due, seduti sulle mattonelle, se ne stavano persi tra le risate, occhi negli occhi.
Sembravano due bambini che si nascondono dal mondo dietro la loro muraglia costruita con i cuscini.
"Restiamo qui" sussurrò Alessandro avvicinando il piccolo e riprendendo a baciarlo.
"Ti direi si" rispose Riccardo allontanandosi da quei baci assai graditi "Te lo giuro che ti direi si ma" proseguì ma ecco che il più grande lo attirò ancora sulle sue labbra riprendendo a baciarlo.
"Niente ma, stai qua" sospirò una volta che il bacio finì.
"No il ma c'è" disse il piccolo mettendosi in piedi.
Notò lo sguardo del ragazzo riccio che stava in veranda su di lui.
Chissà se era proprio lui il famoso Vittorio.
In ogni caso alzò una mano, fece un sorriso e urlò un "Ciao" pieno di entusiasmo.
"Andiamo dai" porse la mano ad Alessandro che, dopo uno sbuffo, gliela prese.
"Stai davvero dicendo no a me?" sbuffò una volta in piedi, mentre con una mano si puliva i pantaloni dalla polvere.
"Voglio essere gentile con tua mamma" disse avvicinandosi all'orecchio del più grande, tenendo però lo sguardo fisso il ragazzo che stava sotto.
Li stava ancora guardando e sembrò infastidito.
"E poi sono così curioso di conoscere Vittorio" finì guardandolo con un sorriso.
Ricevette un segno di no con la testa da parte di Alessandro.
"Che dici andiamo?" proseguì prendendogli la mano.
"Andiamo" rispose Alessandro rassegnato.

*spazio autore*
PERDONATEMI, so che ieri vi avevo promesso due capitoli ma ho preferito non metterlo e farlo più lungo, mettendolo oggi.
ho già pronto quello di domani e LE COSE SI STANNO FACENDO INTERESSANTI QUINDI MI DIVERTO TROPPO A SCRIVERE.
buona lettura e buona notte <3

•come lo Yin e lo Yang•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora