capitolo sei: dubbi.

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Per tutto il tragitto verso casa Riccardo non disse una sola parola e Michelangelo, forse spaventato da una possibile reazione eccessiva, decise di far lo stesso.
La radio suonava leggera in quella silenziosa mattina di luglio, il sole era alto in cielo e la cappa di calore talmente potente da poterla persino vedere nell'aria.
Il condizionatore teneva al fresco i due, eppure Riccardo sentiva lo stesso fin troppo caldo.
In preda ai suoi mille improvvisi pensieri gli venne voglia di abbassare il finestrino per prendere aria ma non lo fece, non voleva dar all'occhio in alcun modo.
Cercò piuttosto di mantenere il respiro regolare e concentrò tutta quanta la sua attenzione sulla strada.
Quando la macchina si fermò davanti casa sua non scese subito, neppure un accenno di saluto, né un movimento.
Rimase ben saldo al sedile con le gambe quasi immobilizzate.
Avrebbe potuto dire mille cose.
Scusarsi con Michelangelo, pretendere delle scuse da lui, dirgli che non gli piaceva non parlare, che gli era mancato in queste ore, che odiava tenergli il broncio.
Voleva dirgli di non litigare mai più e aveva una gran voglia di ricordagli quanto bene gli volesse.
Eppure durante il tragitto in auto ogni cosa si era rimessa al suo posto e nonostante il silenzio tra i due sapeva bene che ormai fosse di nuovo tutto okay.
'Digli che mi scuso' aveva detto al sera prima ad Alessandro. Si era già scusato e Riccardo lo aveva già perdonato, proprio in quel momento, in piscina.
Se ne rese conto troppo tardi e si maledisse per esser rimasto a dormire da Alessandro.
Se non lo avesse fatto sicuramente nulla di tutto quello che era successo sarebbe accaduto.
Ecco qual'era il suo vero pensiero, ecco cosa lo aveva tenuto in silenzio, fermo nella sua posizione quasi scomoda sul sedile.
"Michi" sussurrò dopo qualche istante con la gola secca e la lingua incollata al palato.
"Si?" rispose il giovane guardandolo attentamente già pronto a scusarsi nel caso in cui il piccolo avesse iniziato una discussione.
"Tu hai mai..ecco..ti è mai successo di provare attrazione per un ragazzo?" chiese Riccardo balbettando.
Michelangelo rimase a bocca aperta, e non per la domanda ma piuttosto per il fatto che avesse avuto modo di parlare dopo una lite e avesse scelto proprio quelle parole.
Avrebbe voluto urlargli contro che era un bambino, che dovevano risolvere prima di tutto, che non aveva senso evitare certi discorsi.
Eppure sospirò cercando di calmarsi.
Il modo in cui Riccardo lo stava guardando era già una risposta, la domanda che gli era stata posta lo era anche.
Non avevano bisogno di chiarire una cosa già chiarita, Riccardo aveva bisogno di lui in quel momento.
"Che tipo di attrazione?" domandò cercando di capirci qualcosa in più.
"Fisica, solo fisica" sussurrò il piccolo abbadando lo sguardo per un solo istante.
Si stava torturando le mani sfregandole tra di loro in maniera agitata e rude.
"No, non mi è mai capitato" sussurrò dopo qualche istante l'amico.
"Pensi possa succedere ad un ragazzo etero?" proseguì Riccardo con un groppo in gola.
"Penso di sì" rispose sincero Michelangelo.
Stava trattenendo ogni domanda, evitando di dir cose che avrebbero potuto chiudere quella discussione senza delle risposte.
Cercò piuttosto le domande più giuste da fare.
"Pensi?" farfugliò Riccardo per poi portare le mani davanti al volto per stropicciarsi un po' gli occhi stanchi.
"Si, insomma mai dire mai nella vita" proseguì il produttore "Magari sei etero e quel ragazzo ti fa sangue, che c'è di male?" lo guardò attentamente.
"Nulla" fece spallucce il piccolo "Ma a te non è successo, come fai ad esserne così certo?"
"Beh potrebbe succedere, non escludo nulla" sorrise per tranquillizzarlo "E tu?" sussurrò arrivando dritto al punto.
Aveva già reso il discorso abbastanza dolce ed era impazzirete di sapere se Riccardo stesse parlando di lui.
"Non penso che proverei mai attrazione per un ragazzo" mentì spudoratamente a sé stesso e all'amico. "Insomma, flerto sempre con voi ma non provo nulla, figuriamoci se potessi avere qualcosa di fisico con un ragazzo, è fuori discussione" proseguì.
"Ma tra amici è un'altra roba, tutti lo fanno, che siano uomini o donne" rispose Michelangelo ormai confuso.
Se non era lui il protagonista di quel discorso allora perché aveva sentito così forte la necessità di aprire il discorso in quel momento?
"Allora perché me lo hai chiesto?" si decise a chiedere.
"Perché c'è questo mio amico no?! Che mi ha detto che una volta gli è successo" parlò il piccolo all'apparenza convinto e certo delle sue parole che in realtà dentro di lui stava cercando e selezionando con fin troppa attenzione.
Stava attento a non prendere pause, né a balbettare ed era questo a rendere il tutto credibile.
Tanto che Michelangelo se ne convinse del tutto, considerando anche che non era mica la prima volta che Riccardo se ne usciva con discorsi strani e domande altrettanto strane.
Era un tipo curioso lui, osservava qualsiasi cosa, letteralmente qualsiasi cosa, con un occhio bambino.
Era attento alla meraviglia lui, alle piccole cose che nessuno vedeva.
Lo vedevi spesso silenzioso, in un angolo, ad osservare chissà cosa, a trarre chissà quali conclusioni tutte sue e poi, come se fosse tutto okay, come se gli altri avessero potuto seguire e sentire i suoi pensieri ecco che faceva domande.
Viveva in un modo tutto suo quel ragazzino e Michelangelo aveva sempre adorato quell'aspetto di lui.
Decise comunque di dargli discorso.
"Di provare attrazione fisica per un uomo?" domandò infatti.
"Si, cose strane perché ti giuro è eterissimo, palese, mascolinità a livelli altissimi" proseguì il piccolo nel suo racconto facendo gesti con le mani.
"Sicuro sia etero? Lo ha detto a te?" chiese Michelangelo.
Non che gli importasse particolarmente quel discorso, neppure sapeva di chi stessero parlando, eppure era chiaro che Riccardo volesse parlarne e questo a lui bastava per dargli corda.
"Si ma poi si vede tipo un macelloo" disse il piccolo compartente immerso nel discorso "Te lo giuro non se ne fa scappare una amico, manco una"
"Può succedere di provare attrazione per un uomo" ripetè Michelangelo con un sorriso.
"Dici?" domandò Riccardo con il cuore che gli batteva forte e l'ansia di una risposta che gli divorava il petto.
"Si, che sia fisica o mentale può succedere benissimo, alla fine non ci facciamo coinvolgere tanto da un corpo o da una mente, piuttosto dalle vibrazioni che ci da" proseguì Michelangelo avendo la totale attenzione del ragazzino "Poi ovvio, dipende fin dove ti spingi, se l'attrazione resta quello o può sfociare in altro, in quel caso non so fino a che punto uno possa essere etero" finì.
Riccardo sentì una morsa al petto. Fin dove si sarebbe spinto lui?
Non trovò alcuna risposta da darsi e decise di analizzare la domanda in seguito, quando sarebbe stato solo, nel buio della sua camerata.
"Grazie, sei un amico" esclamò con un sorriso dandogli un bacio sulla testa poi, con uno strano entusiasmo, si voltò per cercare la maniglia dello sportello.
"È Ale?" domandò ancora Michelangelo.
Riccardo sentì il cuore fermasi nel petto.
"Co..cosa?" balbettò senza trovare il coraggio di voltasi a guardarlo. "Questa cazzo di maniglia"sussurrò piuttosto mentre tortura quel pezzo di plastica gettando tutta la sua ansia lì.
"Lascia fare a me" disse Michelangelo sporgendosi "Ecco, vedi?" finì dopo averla aperta.
Riccardo schizzò via dalla macchina più in fretta possibile tentando di prendere aria nonostante l'afa di mezzogiorno.
"Oh, è Ale si o no?" ripetè Michelangelo facendolo impanicare ancor di più.
Era davvero così evidente? Come aveva fatto a capire?
"Il ragazzo che prova attrazione per un'altra ragazzo dico" proseguì il produttore facendogli far un gran sospiro di sollievo.
"No" rise lui sollevato.
"Lo conosco?" proseguì il più grande.
"E no, basta far domande, sembri una di quelle vecchiette nei paesi che vogliono saper i fatti di tutti" rise il piccolo.
"Oh merda, devi dirmi altro?" proseguì Michelangelo sporgendosi un po' dallo sportello.
"Si" sorrise il piccolo lasciandogli un ultimo bacio sulla fronte "Scuse accettate, ciao" finì chiudendo lo sportello e correndo via.
"Allora eri lì?" urlò il più grande dopo un po', come fulminato da quel pensiero che era arrivato anche troppo tardi. Iniziò a suonare con il clacson "Eri lì, bastardo" finì.
"Non litighiamo più okay?" urlò Riccardo tra una risata e l'altra poi, senza attendere alcuna risposta, entrò in casa.

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