capitolo quarantuno: un mare dove non tocchi.

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Il sole era alto in cielo in quel pomeriggio come tanti in Sardegna.
Alessandro, steso sulla sua asciugamano, sulla sabbia calda, ascoltava la musica che fuorusciva dalla radio sotto l'ombrellone, apprezzando particolarmente la piacevole atmosfera che creava quella musica unita al rumore delle onde e al sole sulla pelle.
Un po' più in là, persi in una partita a carte presa forse troppo seriamente, c'erano Gabriele, Anna e Andrea.
Ylenia se ne stava invece sulla riva, immersa nella lettura di un libro.
Il giovane si sentiva felice, completamente.
In tarda serata lo avrebbero raggiunto i suoi due migliori amici e sicuramente si sarebbero ritrovati tutti assieme a bere ed ubriacarsi in un vecchio pub in un vicolo a caso.
Era proprio quella quotidianità a renderlo così felice. Una quotidianità che trovava soltanto quando era in Sardegna.
Era forse la vita frenetica che conduceva a Milano a render la casa estiva la cosa più piacevole tra tutte.
A causa del lavoro che faceva era così raro trovar lo spazio per far nascere abitudini giornaliere.
Ogni cosa cambiava, ogni orario era diverso, non poteva mai concedersi il lusso di una cosa abitudinaria.
E quella mancanza di abitudini lo rendeva instabile e lo faceva sentire sempre così precario.
Ma starsene lì su quella solita spiaggia, circondato dalla solita gente, consapevole già di cosa avrebbe fatto dopo..quello era il modo migliore per staccare dalla vita frenetica di Milano.
"Potete abbassare la voce?" parlò di colpo infastidito a causa delle continue liti tra sua mamma e i suoi amici che giocavano a carte.
"No" borbottò la madre riprendendo subito dopo ad urlare esultando per una vittoria.
"E va bene" biascicò il moro alzandosi per allontanarsi "Come non detto" finì alzando gli occhi al cielo.
Mise rapidamente gli occhiali da sole e, a passi svelti, raggiunse l'amica sulla riva.
"Ehi" sorrise lei guardandolo.
Era bellissimo il suo modo di accoglierlo ogni volta. Qualsiasi cosa stesse facendo passava sempre in secondo piano all'arrivo di Alessandro, come se fosse la cosa più importante tra tutte.
Lo trattava come fosse il centro del suo mondo, e infondo, un po' era così.
"Ehi" sorrise di conseguenza il ragazzo di seguito a quei pensieri.
"Leggi, non badare a me" le sussurrò poi all'orecchio mentre si metteva comodo.
"Oh no, mi ha stancato" sbuffò la piccola poggiando il libro sulle gambe.
"A me hanno stancato loro" rise Alessandro indicando l'ombrellone.
Si potevano ben vedere, anche da lontano, i tre troppo fomentati nel giocare quella partita.
Ylenia, seguendo il dito del ragazzo, si ritrovò a ridere osservando quella scena "Ecco cos'erano quelle urla che sentivo" osservò poi tornando a guardare l'amico.
Alessandro stava ancora ridendo osservandoli.
Restando lontano da quel casino che facevano vederli giocare era uno spettacolo assai più divertente.
"A volte mi chiedo quanti anni abbia davvero mia madre" rise poi tornando a guardare Ylenia.
"È fortissima" rise la piccola scuotendo un po' la testa "Cosa le vuoi rimproverare?" proseguì.
"Le urla" piagnucolò il ragazzo tornando a guardare il mare "Stavo riposando, ascoltando buona musica" proseguì con uno sbuffo.
"E ti hanno fatto alzare, poveretto" rise la ragazza.
"Non capisco se tu mi stia prendendo in giro o meno" la osservò di nuovo il moro, con sguardo sospetto.
"Ti lascio nel dubbio" sorrise la piccola scrollando un po' le spalle.
"Di cosa parla?" chiese Alessandro indicando il libro dopo aver alzato gli occhi al cielo per la risposta dell'amica.
"Di un ragazzo che ha paura del mare" sorrise la ragazza "E quindi non riesce ad imparare a nuotare" finì guardandolo.
"E alla fine impara?" chiese Alessandro di colpo curioso.
"Non lo so, non ci sono ancora arrivata" lo osservò ancora Ylenia "Ma te li farò sapere okay?" proseguì e fu felice di veder il sorriso che gli accese.
"Almeno ci prova?" proseguì il moro prendendo il libro e rigirandoselo un po' tra le mani. 
"Di continuo" rispose la ragazza smettendo di guardarlo.
I discorsi con Alessandro, anche i più semplici, erano sempre così profondi da farle sentire la stessa sensazione che provocano le vertigini.
Persino in riva al mare le voci dei bambini scomparivano e restavano soltanto loro due a parlar di un vecchio libro come fosse la più bella delle opere d'arte esistenti.
Alessandro aveva la capacità di trasportala in altre dimensioni con le sue chiacchiere profonde.
"In effetti la paura è un po' come un mare dove non tocchi" farfugliò Alessandro mentre, soprappensiero, stava osservando le onde che gli morivano tra i piedi.
"Questa me la segno" rise Ylenia guardandolo di colpo.
Ecco spiegata la profondità prima da lei citata, nei suoi discorsi c'erano sempre frasi di un certo effetto. E non lo faceva neanche apposta, loro uscivano spontanee e libere.
"No" si voltò a guardarla Alessandro con un sorriso "Devo prima capire se posso usarla io" proseguì prendendo tra le mani il suo telefono per appuntarla.
"Brividi prende forma" esclamò tutta contenta la ragazza dai capelli rossi.
"Non so" farfugliò Alessandro tornando a guardare le onde "Non penso che finirà mai"
"Perché dici questo?" piagnucolò la piccola avvicinandosi leggermente a lui.
"Perché devo capire delle cose" riprese a parlare il ragazzo osservandola per un secondo.
L'idea che Riccardo avesse già trovato le giuste parole per proseguire quel ritornello aveva particolarmente turbato Alessandro.
Era così strano che il ragazzo avesse trovato le parole giuste e lui no.
Di solito le sue canzoni nascevano in fretta, le parole venivano fuori facilmente, ma questa volta no, questa volta sembrava difficile trovare le parole giuste.
Sapeva ciò che voleva comunicare ma non aveva le parole giuste per farlo.
Questa cosa lo faceva pensare. Forse questa canzone non era destinata a finire.
"Su Riccardo?" domandò Ylenia poggiandosi sulla sua spalla.
Alessandro, con un sorriso dolce sulle labbra, poggiò il mento sulla testa della piccola dopo averle baciato la fronte.
Il sospiro che arrivò subito dopo scompigliò i capelli della piccola e funse già da risposta.
"Non solo" disse dopo un po' il moro.
"Fammi sapere se impara a nuotare okay?" proseguì guardando di nuovo oltre lei, dritto sul mare.
"Ti aiuta sapere che qualcuno sia riuscito a superare una paura?" chiese la piccola sistemandosi meglio sulla sua spalla.
"Forse si" parlò piano il ragazzo.
"Anche se questo qualcuno non esiste e si trova in un libro?" domandò ancora Ylenia.
Alessandro si limitò a far un cenno convinto.
"Va bene allora, te lo dirò" sussurrò la piccola lasciandogli un bacio sulla spalla.
Alessandro si sentì subito meglio sotto le premure dell'amica.
"Più che altro perché il mare è un po' la mia idea di amore" riprese a parlare dopo uno sbuffo.
"Dici?" chiese la ragazza sistemando i capelli dietro le orecchie.
Era un gesto a lei comune quando era concentrata, come se avesse in qualche modo bisogno di scoprire le orecchie da ogni capello per lasciar entrare le parole nei suoi timpani più facilmente.
Gli facilitava il lavoro lei alle parole, era sempre pronta ad accoglierle.
Alessandro amava parlar con lei perché era l'unica a dar peso ad ogni parola, a non lasciarne indietro proprio nessuna, a dar riparo dentro le sue orecchie a tutte quelle parole timide, o insicure, o stanche, o trascinate.
Lei aveva sempre dato riparo ad ogni suo discorso.
"Si" fece due o tre volte cenno la la testa lui "Guardalo, così maestoso e forte, eppure le onde mi muoiono tra i piedi non appena li colpiscono, si dissolvono in schiuma" borbottò guardandosi di nuovo le gambe.
Ecco che l'ennesima onda gli morì sulla pianta dei piedi.
"Dici che l'amore è il mare e i tuoi piedi chi può averlo?" domandò la ragazza cercando di decifrare le sue parole.
"Si" sospirò il moro "Una cosa del genere" proseguì.
"Quindi c'è chi si immerge in questo amore e chi se lo lascia sbattere addosso solo per distruggerlo?" domandò ancora la ragazza.
"Si" la guardò il più grande "E penso che questa canzone sia destinata a finire tra i miei piedi e distruggersi come queste onde" disse finalmente.
"Io penso che tu possa immergerti dentro di lei invece" disse tutta convinta la piccola "Come ha fatto Riccardo" cercò di invogliarlo.
"È proprio quello il punto" sussurrò il ragazzo guardandola ancora.
Fu facile per Ylenia notar quei suoi occhi persi.
"Dimmi" lo guardò meglio, poggiando una mano sul suo ginocchio.
"E se io fossi il mare e lui i piedi in questa situazione?" balbettò quasi "Se non volesse immergersi io.." riprese a parlare ma Ylenia, avvicinandosi a lui bloccò quel flusso di parole stringendolo forte tra le sue braccia.
"Goditi la bellissima vista del mare, non aver paura, non adesso" disse sincera.
"Perché hai cambiato idea?" domandò il ragazzo soltanto dopo aver aspettato che quell'abbraccio si sciogliesse.
"Perché ormai è tardi, siete entrambi già sulla riva" sorrise appena lei.

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