capitolo cinquantasei: casa in due.

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Il sole entrava dalla finestra con insistenza, forse fin troppa, tanto che Riccardo, mentre si rigirava nel letto, si trovò a pensare che glielo stesse facendo apposta.
Sbuffando si alzò dal letto raggiungendo rapidamente il bagno per sciacquarsi la faccia.
"Cazzo" biascicò osservando il telefono mentre andava in bagno.
Aveva almeno 10 chiamate perse da Alessandro.
Senza pensarci troppo cliccò quel nome e, stropicciandosi gli occhi seduto sul bordo della vasca, aspettò che quegli squilli si tramutassero in voce.
"Ehi" biascicò il più grande dall'altro lato del telefono con voce rauca e trascinata "Buongiorno" proseguì.
"Buongiorno" rispose Riccardo con la stessa identica voce.
"Appena sveglio?" domandò Alessandro mentre si metteva a sedere sul letto.
La testa prese di colpo a fargli male e fu costretto a chiudere gli occhi per qualche secondo a causa della vista appannata.
"Si" sussurrò il piccolo lasciandosi scivolare all'interno della vasca e poggiandosi con le spalle su uno dei bordi. "E tu?" domandò poi.
"Si" disse il più grande per poi lasciarsi andare ad uno sbadiglio.
Riccardo sbadigliò di conseguenza.
"Ti ho svegliato io?" domandò il piccolo come pensandoci di colpo.
"Mi ero appena addormentato forse" biascicò Alessandro sincero osservando la sveglia.
Erano le 09:35.
"No" proseguì poi "Dormivo da un po' in realtà" finì tornando coricato.
"Menomale" sorrise appena il più piccolo "Però mi spiace di averti svegliato"
"Ma va, tranquill0" sospirò il moro.
"Ho visto solo tutte quelle chiamate e mi sono preoccupato, tutto okay? È successo qualcosa?" chiese ancora il ragazzo mentre si torturava le mani, travolto da un'improvvisa ansia.
"Ti sei cosa?" domandò Alessandro sorridendo.
"Hai sentito benissimo" esclamò Riccardo dopo uno sbuffo.
"Si ma ripetimelo" sussurrò ancora il più grande "Perfavore"
"Mi ero preoccupato" scrollò le spalle Riccardo, come se l'altro potesse vederlo.
"Aah si" rise ancora l'altro ragazzo "Potrei quasi abituarmici a queste dichiarazioni"
"Dichiarazioni?" rise il piccolo "Non esageriamo" sbuffò.
Fu certo che Alessandro stesse alzando gli occhi al cielo in quel momento.
"Dai dimmi" proseguì poi non sopportando quel silenzio.
"Nulla" piagnucolò Alessandro "Mi era venuta in mente un'idea"
"Che tipo di idea?" domandò Riccardo curioso.
Il modo in cui i suoi occhi si accesero di colpo fu il solito e Alessandro fu triste all'idea di non poterli assolutamente vedere.
"Una di quelle che da ubriaco sa di ideona ma da sobrio di stronzata" rise nervoso Alessandro.
"Sai che non te la cavi cosi?" domandò il piccolo con un sorrisetto "Sai che devi dirmelo adesso" proseguì.
"Non te lo dirò invece" rise di conseguenza Alessandro.
"Si, me lo devi dire" mise su un broncio il ricciolino.
"E va bene" sospirò Alessandro mettendosi in piedi.
Di fianco a lui dormiva Gugu e la paura di poterlo svegliare lo fece alzare da quel letto nonostante il post sbornia.
Si mise vicino alla finestra, senza però uscire.
L'idea di vedere gli altri lo terrorizzava tanto quanto ieri lo aveva fatto arrabbiare.
"Bravo" sospirò Riccardo facendogli venire un leggero brivido lungo la spina dorsale.
"Tu parti tra quattro giorni no?" domandò Alessandro con il cuore che iniziava a battergli fin troppo forte.
Aveva paura che Riccardo potesse ridergli in faccia, che potesse non trovare bella quella idea, o forse trovarla troppo affrettata.
Voleva fermarsi, eppure non ci riuscì.
La verità era che sé quella proposta fosse andata in porto lui sarebbe diventato, in assoluto, il ragazzo più felice sulla terra.
Era quella speranza a spingerlo nel proseguire in quel suo folle piano.
"Si" disse Riccardo non capendo.
"Io anche" proseguì Alessandro tra un sospiro e l'altro.
"E quindi?" domandò il più piccolo, sempre più confuso.
"E quindi sto altri quattro giorni in Sardegna e tu sei libero" disse ancora Alessandro trascinando le parole con un tono d'imbarazzo nella voce.
"Si" disse Riccardo accennando un sorriso.
La verità era che aveva ben capito cosa Alessandro stesse per dirgli ma voleva fingersi ancora per un po' tonto, per lasciar che Alessandro proseguisse.
"E hai l'aeroporto vicino casa" trascinò ancora le parole il più grande.
Era fermo di fronte alla finestra, con la testa bassa e un sorriso sincero sulle labbra.
La felicità e l'ansia che sentiva in quel momento lo rendevano vivo, vivo davvero.
"E quindi Ale? Che vuoi dirmi?" sbuffò Riccardo stanco di quelle mezze parole.
Sapeva bene cosa l'altro ragazzo volesse dirgli e sapeva altrettanto bene cosa avrebbe voluto sentirsi dire.
Quell'invito doveva arrivare diretto, giusto per togliersi quella soddisfazione.
"Sai cosa voglio dirti" disse Alessandro con tono deciso.
"Si" rise Riccardo "Ma voglio che me lo dici"
"Sta zitto Michi" urlò Riccardo poi, facendo spostare il telefono dall'orecchio all'altro ragazzo.
"Richi il cazzo di timpano" si lamentò poi.
"Michelangelo porca buttana aspetti un cazzo di secondo?" proseguì il piccolo.
L'amico infatti, forse appena sveglio, aveva iniziato a tormentare la porta continuando a bussare.
"Devo pisciare" rispose il ragazzo con voce disperata.
"Se ma aspetta, sto facendo una cosa importante" rispose Riccardo zittendolo definitivamente.
"Quindi?" proseguì poi parlando con Alessandro.
"Hai finito di farti i tuoi comodi?" domandò il più grande scoppiando a ridere.
"Ma se caga il cazzo" si lamentò il piccolo tornando seduto sul bordo della vasca.

"Pensi sia il caso di invitarti da me mentre nell'altra stanza tieni un uomo che non sono io?" domandò il moro.
"Perspicace" osservò il ricciolino "Invitarmi da te con una frase del genere per non darmi soddisfazioni" rise il piccolo.
Sentiva il cuore battere forte per la contentezza e, alzando la testa, notò il riflesso nel suo specchio.
Si sentì un idiota di fronte al sorriso ebete che aveva.
Era completamente rincoglionito sotto le attenzioni di Alessandro ultimamente.
"Non ti sto invitando da me" rise Alessandro "Non con..." proseguì ma il piccolo lo fermò.
"Con un altro uomo nella mia stanza...si" disse infatti "Come se tu non avessi un uomo nella tua stanza adesso" disse con un sorriso gigante in volto.
"Vero" rise Alessandro "quando hai ragione hai ragione"
"Aspetta" si fece subito serio Riccardo e il sorriso gli morì sul volto "Chi?" proseguì con voce allarmata.
"Ci sei cascato" urlò quasi Alessandro ma si zittì subito notando Gugu che si girava tra le coperte infastidito.
"Gugu" proseguì scrollando le spalle.
"Prendo l'aereo oggi stesso" disse di colpo Riccardo.
"Aspetta cosa?" domandò il moro aprendo e chiudendo gli occhi due o tre volte per la confusione.
Non si aspetta che accettasse figuriamoci se si aspettava che lo facesse così rapidamente.
"Non vuoi?" domandò Riccardo.
"Voglio" rispose rapido Alessandro.
"Allora prendo l'aereo tra qualche ora, okay?" disse ancora il piccolo alzandosi dalla vasca e avvicinandosi un po' allo specchio.
Osservò i tratti del sul volto distendersi, il sorriso farsi un po' più marcato, gli occhi splendere.
Non si soffermò sul pensiero che fosse ormai fottutto, piuttosto su uno più semplice da digerire: era bello essere così sereno una volta tanto.
"Okay" rispose Alessandro con lo stesso sorriso.
"Okay Michelangelo okay, sto aprendo" urlò ancora Riccardo e questa volta il più grande si limitò a ridere.
"A dopo" disse poi tra uno sbuffo e l'altro del più piccolo.
"A dopo" rispose Riccardo tornando tranquillo.

"Ti stavi segando?" domandò Michelangelo una volta che la porta fu aperta.
"Dimmi dove in caso così non tocco nulla" proseguì mentre si trascinava in bagno pigramente.
"Sul tuo cuscino" rispose Riccardo con un sorriso "Ah e, vado da Ale" finì tornando nella sua camera.
"Quando?" domandò Michelangelo andandogli incontro con gli occhi spalancati.
"Non dovevi fare la pipì?" domandò Riccardo indicando il bagno.
"Vaffanculo" sbuffò il più grande tornando in bagno.
Lasciò però la porta aperta, giusto per poter continuare a parlare.
"Quindi? Quando?" urlò ancora.
"Adesso" disse il piccolo.
Quando il ragazzo rientrò in stanza con la stessa espressione scioccata Riccardo se ne stava seduto sul letto intento a riempire uno zainetto.
"Ma come adesso?" disse sedendogli accanto.
"Si, Ale me lo ha chiesto e io ho detto di sì" scrollò le spalle il ricciolino mentre sistemava le mutande nella tasca davanti "Tra quattro giorni va via e anche noi, stiamo insieme giusto un po'" finì guardandolo.
"Sei sicuro?" domandò Michelangelo accennando un sorriso.
"Non lo so" rispose sincero il piccolo "Ma so che lo voglio" finì con l'ennesimo sorriso.
"Secondo te sbaglio?" piagnucolò poi.
Michelangelo gli prese in fretta la mano.
"No" disse rapido "Nono non sbagli nulla" iniziò ad accarezzargli la mano con il pollice "Va Richi" finì sorridendo.
Il piccolo gli si gettò tra le braccia con tutta la gratitudine che aveva.

"Gugu" urlò Alessandro non potendo trattenere le emozioni.
Saltò infatti sul letto, forse ancora troppo su di giri a causa dell'alcol della sera prima.
"Gu mi senti?" proseguì guardandolo.
"Che vuoi?" sbuffò il ragazzo con gli occhi ancora chiusi.
"L'ho detto a Richi" rise entusiasta il più grande.
"E?" domandò con voce piatta.
"Tra un paio di ore è qui" urlò ancora Alessandro.
"Esulto più tardi, ora torno a dormire, ciao" sorrise per finta per poi rigirarsi nel letto.
"Vaffanculo" piagnucolò Alessandro alzandosi dal letto.
"Ma sono felice te lo giuro" urlò Gugu mentre lui andava via.
"Anche io" sussurrò tra sé e sé Alessandro con il cuore in gola.
Non vedeva l'ora di avere Riccardo lì con lui.

*spazio autore*
oggi ho lavorato tutto il giorno e sono stanca stanca, scrivere mi ha fatto benissimo.
l'idea di tornare a lavorare domani mi fa venire voglia di fermare il tempo.
CHE STANCHEZZA.

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