capitolo cento: mi sei mancato.

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"Riccardo ti metti dal tuo lato?" disse Alessandro tra una risata e l'altra mentre, standotene sdraiato sul letto, cercava di non far mettere Riccardo lì accanto a lui.
Aveva le mani sul suo petto per non permettergli di coricarsi dal suo lato ma, nonostante la resistenza che stava facendo, il piccolo imperterrito camminava verso di lui.
"Riccardo" lo richiamò ancora cercando di essere serio.
"No" rispose il piccolo guardandolo male.
"Si" sorrise Alessandro indicandogli con la testa l'altro lato del letto "Al tuo posto o sul divano, decidi" gli sorrise per finta.
"Sul letto" rispose il ricciolino con un sorriso furbo.
"Perfetto" sussurrò il più grande.
"Dal tuo lato" proseguì il piccolo buttandosi sul letto, approfittando della distrazione di Alessandro che, credendo che lui avesse recepito il messaggio, aveva abbassato la guardia.
"Riccardo non era tra le opzioni questa" disse il più grande cercando di trattenere quei brividi.
Avere Riccardo talmente tanto vicino dopo tutto quel tempo era la più strana delle sensazioni che potesse provare.
"Non ci sono opzioni" biascicò il piccolo mentre si sistemava tutto soddisfatto sul cuscino di Alessandro.
"Okay" disse il moro cercando di liberarsi dalla sua presa "Io vado dal tuo lato allora" disse sgusciando via sue braccia e raggiungendo il lato freddo del letto.
Stargli accanto gli sarebbe piaciuto eccome ma non poteva, assolutamente, cadere in alcuna tentazione.
Si era ripromesso di non cadere più nelle trappole di Riccardo.
Si era ripromesso di volersi un po' bene.
"Come?" domandò il piccolo alzandosi appena dal letto "Perché?" disse ancora mettendo su un broncio.
"Tu ti prendi il mio lato io mi prendo il tuo" disse con tono ovvio Alessandro.
"Ma perché non stare entrambi dal tuo lato?" domandò Riccardo alzando un sopracciglio.
Alessandro sorrise al pensiero che quel gesto suo adesso fosse diventato così comune anche al più piccolo.
"Perché non è nostro" disse Alessandro sistemandosi sotto le lenzuola "Perché non c'è spazio e perché ci sei tu" piagnucolò.
"Ma a maggior ragione se ci sono io" disse Riccardo sistemandosi sul cuscino e mettendosi su un fianco per guardarlo.
Dopo uno sbuffo anche Alessandro fece lo stesso, sistemandosi su di un fianco per averlo di fronte, per guardarlo meglio.
"Riccardo" parlò dopo qualche secondo di silenzio.
"Si?" domandò il piccolo sorridendogli.
"Perché sei venuto qui?" domandò ancora il moro.
"Te l'ho detto" biascicò Riccardo mentre sistemava una mano sotto al viso.
"No" rispose Alessandro fermandolo prima che dicesse altro "Intendo sul serio" proseguì.
"Sul serio?" domandò Riccardo.
"Intendo perché sei venuto qui sul serio" chiarì il più grande.
"Perché mi andava di vederti" borbottò Riccardo e le guance gli divennero rosse, anche se appena.
"E se fossi stato sobrio non sarebbe stato così no?" domandò Alessandro imitando il suo gesto precedente, mettendo le mani sotto alla guancia.
"Forse" piagnucolò il piccolo guardandolo attentamente "Ma non lo avrei ammesso"
"Solo l'alcol ti fa ammettere di volermi accanto?" domandò Alessandro e vide il più piccolo sbarrare gli occhi di seguito a quella sua domanda forse troppo diretta.
Ma poco gli importava al momento, poco gli interessava cosa dicesse e quanto rischioso fosse dirlo.
Era totalmente ubriaco, non se ne sarebbe ricordato la mattina seguente.
E se soltanto lo avesse fatto non gli importava lo stesso, tanto era lui ad essere quello più in torto, tanto era lui ad essere entrato in casa sua alle quattro del mattino sistemandosi dal suo lato del letto.
"Chi ti dice che io sia qui perché ti voglio accanto?" domandò Riccardo con un sorrisino.
"E cosa vuoi allora?" rispose il moro alzando un sopracciglio.
"Nulla" borbottò Riccardo per poi coprirsi meglio.
"Riccardo Riccardo" sospirò Alessandro dopo essersi sdraiato meglio, guardando il soffitto adesso "Sei sempre lo stesso" piagnucolò.
"Che intendi?" domandò Riccardo spostandosi appena verso di lui.
"Che il tempo passa" riprese a parlare Alessandro guardandolo "E tu sei sempre lo stesso" disse ancora, sapendo di non aver in realtà chiarito nulla.

Il telefono squillò di colpo svegliando Alessandro che per lo spavento si ritrovò a sussultare.
Si mise in piedi rapidamente, chiudendosi in bagno prima di rischiare di svegliare Riccardo.
"Pronto" disse senza guardare chi fosse.
"Ale" parlò Michelangelo dall'altro lato del telefono.
"Michi dimmi" sospirò il moro per poi guardare lo schermo, come per accertarsi che fosse davvero lui.
Erano le cinque e mezza del mattino, fu quella la prima cosa che vide.
"Non troviamo Riccardo" rispose il ragazzo con un tono di allarme nella voce "È scappato dalla discoteca all'improvviso, non so dove" riprese a parlare ma Alessandro lo bloccò.
"È qui" esclamò sperando di calmarlo.
"Cosa?" domandò il produttore sorpreso.
"È qui" ripetè il più grande "È da me" chiarì.
"Non me lo aspettavo" sussurrò Michelangelo dopo un gran sospiro di sollievo.
Sapere che stava bene era la cosa più importante al momento.
"Neanche io" disse sincero Alessandro "Ha suonato ubriaco alla mia porta, vuoi che lo svegli?" domandò poco dopo, affacciandosi dalla porta per guardare bene il piccolo.
Stava dormendo beato nel suo lato di letto, illuminato dai primi fasci di luce che entravano dalle persiana aperte.
Era bellissimo con la bocca semi aperta e gli occhi chiusi e l'espressione rilassata.
Alessandro si ritrovò a pensare che in quel letto ci stesse così tanto bene da diventare parte delle lenzuola stesse.
Era così bello messo nel suo letto da sembrare fatto apposta per stare lì.
"No" rispose Michelangelo risvegliandolo dai suoi pensieri "Magari domani lo vengo a prendere ma dimmi tu quando" proseguì.
"Perché?" domandò Alessandro confuso "puoi venire quando vuoi" proseguì.
"No" disse ancora Michelangelo, quasi come se al momento sapesse dire solo quello "magari riuscite a parlare"
"Non so se voglio" sputò fuori sincero il moro.
"Ma dovete" biascicò Michelangelo "sia per voi sia per brividi" rise.
"Davvero vuoi continuare quella canzone?" domandò Alessandro dopo un sospiro.
"Davvero vuoi lasciarla a metà?" domandò Michelangelo lasciandolo senza parole.
"Va a dormire" disse dopo un po'.
"Scusami se non ti ho avvisato" disse di colpo Alessandro come pensando di colpo a quella cosa "se avessi saputo che non sapevi che fosse qui ti avrei avvisato" proseguì.
"Ma tranquillo che potevi saperne?" rise il produttore "Lui sta bene?" domandò poi.
Alessandro si affacciò ancora dalla porta, come se in poco le cose potessero cambiare e non si meravigliò nel trovar Riccardo ancora nella stessa posizione.
Dormiva beato, con le mani sotto alla testa e la bocca aperta.
"Si" rispose dopo un po' "domani starà male" rise poi.
"Il post sbornia" rise Michelangelo "te la vedi tu, è da te" proseguì.
"Che palle" disse Alessandro alzando gli occhi al cielo.
"Si che palle" biascicò Michelangelo "Chi ci crede" proseguì facendolo ridere.

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