capitolo tredici: non sei tu il più forte.

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Quando Alessandro fece per alzarsi fu Riccardo a bloccarlo facendolo sedere di colpo sulle sue gambe.
"Riccardo che fai? Rischio di farti male così" balbettò quasi lui facendo per alzarsi.
Ma il più piccolo lo fermò ancora e, con rapidità, si spinse più vicino possibile allo schienale lasciando ad Alessandro lo spazio per sedergli davanti.
Non gli diede molta scelta di farlo, piuttosto lo imprigionò lì, tra i suo corpo e il tavolino mettendo persino la gamba sana incrociata attorno a lui come fosse una cintura.
"Ti da fastidio? Non so dove metterla" rise il piccolo mentre osservava attentamente le spalle del più grande tese.
"No" borbottò lui "ma mi dici che devi fare" chiese con un pizzico di allarme nella voce.
"Tranquillo" sussurrò il piccolo mentre si sistemava meglio.
Si maledisse per aver la gamba bloccata in quel modo, costretta a restar sul tavolino senza permettermi chissà quale movimento.
"Ricambio solo il favore" finì cercando lentamente i lembi della maglia del più grande.
"Riccardo" sussurrò a denti stretti Alessandro "Sei gentile ma non ce n'è bisogno" sussurrò il moro facendo per alzarsi ma Riccardo lo tirò ancora dalla maglietta "Insito" gli sussurrò all'orecchio.
Alessandro sentì i brividi aumentare mano a mano assieme al fiatone e non ebbe la forza di fermarlo mentre gli sfilava la maglietta.
"Sei stanco" sussurrò il più piccolo prendendo ad accarezzargli le spalle con delicatezza "Lascia che ti faccia rilassare come tu hai fatto con me" finì per poi salire con le mani lungo la spina dorsale.
Alessandro ebbe seriamente paura di non trovare più un freno a quella situazione ma non si spostò, ormai troppo preso dai tocchi leggeri di Riccardo.
Gli bruciavano addosso quelle esili mani, come due tizzoni ardenti.
"Ti faccio male?" chiese Ricardo molto vicino al suo orecchio.
"Magari" pensò Alessandro senza dire nulla "Se fosse così potrei starmene teso" pensò ancora mentre si lasciava cadere lentamente verso dietro, del tutto rilassato da quei massaggi.
"E qui?" parlò ancora Riccardo stringendogli i fianchi e massaggiando la schiena bassa, proprio vicino al sedere.
"No" biascicò il più grande con la voce impastata.
Riccardo era rosso come non mai, le sentiva letteralmente bruciare quelle guance ma non si fermò.
Forse facendosi forte all'idea che Alessandro non lo guardasse, forse perché felice di ricambiare quel favore.
"Scendi giù" disse premendo sulle sue spalle, costringendolo a mettersi a terra.
"Sei troppo alto" rise per giustificarsi "non riesco" proseguì.
Alessandro, ormai in balia dei movimenti dolci delle mani del riccio si lasciò fare qualsiasi cosa, e con un gesto rapido si sedette sul pavimento desideroso di un piacere sempre maggiore.
Toccò l'apice del piacere non appena Riccardo salì lungo il suo collo, lentamente, fino ad affondare le mani in quei pochi capelli che aveva.
"Penso che sia svantaggiosa per te questa situazione invece, guarda cosa ti fai fare" sussurrò baciandogli il lobo dell'orecchio.
Alessandro non ebbe neppure il tempo di sbarrare gli occhi per quel gesto, che fu travolto da un piacere impossibile da descrivere a parole.
Le mani del piccolo facevano sulla sua testa movimenti circolatori tanto rilassanti che Alessandro sentì le palpebre farsi pesanti.
Si sarebbe addormentato entro poco sé, a tenerlo sveglio, non ci fosse stato il fiato del piccolo sul suo collo.
"Riccardo" mugolò Alessandro ritrovandosi a strizzare gli occhi.
Si era tanto preso gioco di lui prima ma adesso stava facendo esattamente lo stesso.
"Visto?" parlò Riccardo con un tono pieno di fierezza "Sono io ad avere il controllo adesso"
Il modo brusco in cui Riccardo smise di toccarlo causò confusione nella mente di Alessandro.
Fermo sul pavimento cercava di tenere ancora sulla pelle quei brividi precedentemente provati con ancora il fiato corto.
"Aah" sospirò Riccardo mettendosi a sedere comodo "Sono così stanco adesso" sussurrò per poi chiudere gli occhi.
Alessandro si voltò a guardarlo sorpreso rimanendo folgorato dalla sua bellezza disarmante.
Perso in quell'espressione beata aveva ancora bricioli del piacere che gli aveva provocato sul volto.
Era vero ciò che Riccardo aveva detto prima: Alessandro adorava quando Riccardo era completamente suo.
Spinto da fantasie non infondate, data la tensione precedente palpabile tra i due Alessandro decise di tentare ancora un ultima cosa.
"Giochi sporco" sussurrò a denti stretti mettendosi dritto di fronte a lui.
Poggiò un ginocchio tra le gambe di Riccardo, costringendolo a guardarlo.
Lèsse nei suoi occhi panico ma non ne fu spaventato, non questa volta.
Riccardo nel frattempo sentì il cuore aumentare di battito e, il fiato spezzarsi.
"Mi costringi" parlò appena giusto per non dargliela vinta.
Era difficile parlare quando Alessandro era così vicino a lui.
"No" rispose il più grande avvicinandosi a lui.
Mise una mano accanto alla spalliera in cui era poggiato il piccolo, l'altra dall'altro lato.
"Tu inizi, ogni volta" riprese a parlare con un tono quasi disperato "Tu inizi ma non finisci mai" finì in un sospiro.
Riccardo sentì il panico aumentare fino a procurargli dolore al petto.
Fece per alzarsi ma il risultato fu solo quello di trovarsi il moro più vicino.
Adesso le loro fronti quasi si toccavano, le labbra erano vicini e, occhi negli occhi, il fiato di entrambi sembrò sospendersi.
"Che..che vuoi dire?" balbettò Riccardo preso alla sprovvista.
Alessandro non si era mai spinto fino a quel punto ma lui si, lui lo aveva fatto tantissime volte.
"Voglio dire che non capisco dove vuoi arrivare ragazzino" sussurrò Alessandro facendolo indietreggiare.
Lo seguì lo stesso, riportando le loro fronti vicine.
Non avrebbe continuato se Riccardo lo avesse fermato, quella era solo una prova.
La risposta arrivò quando il piccolo, quasi involontariamente, spinto da una curiosità che non sapeva spiegarsi, fece cadere lo sguardo sulle labbra carnose di Alessandro.
"Dove vuoi arrivare?" chiese ancora il più grande fisso sulle sue labbra.
Riccardo aveva voglia di baciarlo più di qualsiasi altra cosa e non trovò il modo di nasconderlo a sé stesso né all'altro, in nessun modo.
Sentì di aver perso tutto quanto il suo vantaggio a quel pensiero.
"Non sei tu il più forte" lo prese in giro Alessandro con un sorriso provocatore "lo vuoi capire o no?" finì.
"Questo è quello che credi" parlò di colpo Riccardo che, dopo un guizzo appena percettibile nei suoi occhi, spinse via il più grande facendolo finire seduto sul tavolino.
"Visto che ti piace starmi seduto di fronte" si giustificò facendo riferimento a qualche ora prima, al pronto soccorso.
Eppure non si allontanò, piuttosto, dopo aver sceso la gamba dal tavolino si mise in piedi, seppur a fatica, avvicinandosi pericolosamente alle labbra di Alessandro.
Il più grande sentì la confusione nella sua mente lasciar il posto alla voglia e fu certo che dì lì a poco non avrebbe più potuto darsi un freno.
Voleva Riccardo con ogni centimetro del suo corpo.
"Se resterai qui mi costringerai a baciarti" sussurrò mordendosi un labbro.
"Potrei restare" rispose il più piccolo facendogli sbarrare gli occhi.
"Cosa? Vuoi che ti baci?" chiese il moro facendo scoppiare a ridere Riccardo.
Ecco che ancora una volta tutta quanta la vergogna e ogni tipo di imbarazzo erano andati via, lasciando il posto a quella strana curiosità insaziabile che provava ogni volta che era così vicino ad Alessandro.
Succedeva solo quando, dopo le tante provocazioni scambiate tra i due, Riccardo spegneva il cervello.
"Non ho detto questo, potrei soltanto essere qui per capire fin dove ti spingeresti" alzò un sopracciglio il piccolo, giusto per imitare il comune gesto dell'altro.
"È la verità?" chiese Alessandro senza distogliere lo sguardo neppure per un istante.
"Potrebbe essere la verità" fece un cenno Riccardo.
"Non ti bacerò se non è quello che vuoi" sbuffò Alessandro allontanandosi un po'.
"Ne sei sicuro?" chiese il piccolo avvicinandosi ancora.
Le sue labbra erano una calamita per quelle di Alessandro, non poteva negare in alcun modo il bisogno che aveva di sentirne il sapore e stava giusto per farlo quando qualcuno, di colpo, suonò il campanello.
Riccardo, con uno buffo, si lasciò cadere su divano mentre Alessandro si trovò a far un sospiro di sollievo.
Chiunque fosse lo aveva salvato da quella situazione pessima e ci mise un solo istante per alzarsi e correre incontro alla porta, pronto a baciare e abbracciare chiunque fosse il suo salvatore.
Quando aprì la porta notò con sorpresa Gabriele, il suo caro amico.
I due si conoscevano da una vita intera, assieme avevano condiviso qualsiasi cosa.
"Fratellino" esclamò entusiasta Alessandro gettandogli le braccia al collo.
"Ho portato tre pizze e qualche birra" disse il ragazzo per poi abbracciarlo "Chiami Ylenia e ceniamo assieme?" proseguì.
Alessandro lo fece accomodare per poi chiudersi la porta alle spalle.
"Ylenia ha un impegno ma c'è comunque un amico per l'altra pizza" disse il moro con un grande sorriso.
"Ho disturbato?" chiese di colpo Gabriele.
"No" fu sincero Alessandro, anzi fin troppo, dato il modo diretto in cui uscì fuori la sua voce.
"Ciboo" urlò Riccardo dal salotto "Chi dovrò amare per sempre per aver portato la cena?" chiese ancora.
Alessandro mise una mano dietro la testa imbarazzato "Scusami, è pessimo" rise abbadando il capo.
"Ma no, fammelo assolutamente conoscere" rispose il biondino raggiungendo il salotto.

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