capitolo dodici: a denti stretti.

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Quando i due arrivarono in casa Alessandro fu costretto a far un sospiro enorme prima di far un passo oltre la soglia.
Riccardo invece era troppo impegnato a guardarsi attorno per pensare e si fece trascinare dentro senza troppe cerimonie dall'altro ragazzo.
Quando il riccio si lasciò andare sul divano Alessandro tirò un sospiro di sollievo, sentendosi di colpo più leggero.
Si lasciò cadere accanto a lui, sentendosi di colpo pesante come non mai.
"Sei un vecchio" se la rise il piccolo mentre posizionava un cuscino sotto la gamba tesa.
"Ho trascinato di peso sia te che questo borsone" si giustificò Alessandro guardandolo male "non è mica una passeggiata"
"Adori prenderti cura di me" rise il piccolo guardandolo con gli occhi furbi.
"Dici che è questo divano a darti coraggio?" lo punzecchiò il grande per poi alzarsi.
Riccardo sentì quella frase colpirlo come uno schiaffo, dritto in pieno volto riportandolo alla realtà.
Si guardò attorno come svegliandosi da un sogno notando che effettivamente si trovava proprio lì dove tutto era cominciato.
Gli mancò il fiato ma non lo fece notare molto, sentendosi comunque fuori luogo lì.
Nonostante l'ordine nella stanza e il profumo nell'aria a lui parve di trovarsi ancora tra tutti quei bicchieri e le bottiglie abbandonate sui mobili vuoti.
Lo spettro di quella sera lo tormentava ancora a distanza di una settimana.
"Probabile" farfugliò comunque seppur non avesse alcuna voglia di parlare.
Alessandro gli sorrise appena mentre riprendeva il borsone per portarlo chissà dove.
"Ho una stanza vuota" sussurrò "il letto non è arrivato ma ci porterò una vecchia branda, o vuoi dormire sul divano?" parlò di colpo tornando tranquillo.
"Va bene il divano" sorrise il piccolo grato "Ma la mia roba portala li" finì e rimase con il fiato sospeso fin quando non vide il moro scomparire dalla stanza.

Alessandro fu felice di scomparire dietro il muro del corridoio e ben più felice di non sentire più gli occhi del ragazzo addosso.
Aveva volontariamente chiarito il discorso "non dormi nel mio letto" e adesso si sentiva più leggero.
L'idea di dormire in due stanze differenti e di aver Riccardo quasi immobile ovunque lo lasciasse lo fece sentire al sicuro e dopo qualche respiro profondo si sentì subito più leggero.
Stava soltanto ospitando un amico in casa sua per un po' ed era il minimo che gli dovesse dopo averlo messo sotto con la macchina.
Non c'era nulla di sbagliato in quello che stavano facendo.
Fu comunque costretto a chiamare Ylenia, sperando, qualche assurdo modo, di aver da lei parole di conforto.
Voleva soltanto sentirsi dire "stai facendo bene" da qualcuno che non fosse lui.
"Oh" parlò di colpo sentendo lo squillo interrompersi.
Ylenia si sentì come travolta da un fiume di parole da dire in quel semplice verso fatto dal ragazzo.
"Ale" parlò dopo qualche istante.
"Posso dirti una cosa?" chiese il ragazzo tenendo stretto il telefono e abbassando notevolmente la voce ma la ragazza non ebbe neppure il tempo di rispondere che il ragazzo riprese a parlare "Ma" sussurrò infatti prima che Ylenia potesse dire qualsiasi cosa "Non devi urlare, prometti"
"dimmi Ale" sbuffò lei stanca.
"Prima prometti" ripetè lui con un dito alzato come se lei potesse vederlo.
"Prometto si, prometto" farfugliò lei.
"Okay" rise appena il ragazzo "C'è Riccardo da me" disse tutto d'un fiato.
"Alessandro tu" prese a parlare lei cercando nel frattempo i giusti insulti da rivolgergli.
"Aspetta aspetta aspetta" la bloccò Alessandro prima che la piccola gli gettasse addosso tutta quanta la sua ira.
"Ti ricordi che ieri l'ho investito no?" riprese a parlare il ragazzo.
"Come potrei dimenticarlo" sussurrò lei sedendo su di una sedia.
Non aveva alcuna voglia di far nulla e la stupidità del suo amico le aveva tolto completamente le forze.
"Ecco, ha fatto finta di non aver dolore ma in realtà" prese a parlare Alessandro ma la piccola lo interruppe.
"In realtà lo aveva, tipico" biascicò a bassa voce Ylenia "poi scommetto che ti ha chiamato, avete passato assieme la mattina, tu gli hai curato le ferite e gli hai gentilmente aperto casa tua per la riabilitazione" prese a parlare con trasporto, seppur ironica "Dove posso vedere questa serie? Su Netflix l'hanno già messa?" finì Ylenia con un sorriso.
"Si" sussurrò Alessandro non facendo troppo caso al resto del discorso.
"Si cosa? Vado su netflix?" chiese la ragazza esausta.
"No" piagnucolò lui senza voglia di parlare "Si per tutto il resto tranne che per netflix, è andata così" fece spallucce per poi guardarsi allo specchio.
Era pallido ed esile nei suoi vestiti larghi, con il volto scavato da due occhiaie immense, le labbra screpolate a causa del caldo..
Smise di guardarsi un'istante dopo, spaventato dalla sua figura troppo esausta, aveva paura che il suo aspetto lo influenzasse.
Si chiedeva come avesse fatto il più giovane a non notarlo, a non chiedergli come fosse possibile che si trovasse in quelle condizioni, tanto più simile ad uno straccio che ad una persona.
"Ma Alessandro" parlò la ragazza contenendo qualsiasi tipo di emozione "Posso scrivere o no un libro su di voi?" urlò quasi presa dall'entusiasmo seppur non volesse.
"Prima mi dici di lasciarlo perdere e poi diventi una fangirl?" chiese il moro dopo uno sbuffo.
"Devi lasciarlo perdere" tornò in sé la giovane "Ma non puoi non dire che sembra tutto troppo un film" ritornò a sorridere facendo ridere di conseguenza il ragazzo.
"Si" bisbigliò lui tornando davanti allo specchio.
Alimentato da quei film mentali troppi forti il suo volto sembrava essersi acceso nuovamente in un sorriso.
Adesso le occhiaie lo scavavano un po' meno, i vestiti non sembravano poi così larghi e le sue labbra avevano preso un colore più vivo dopo che le aveva inumidite.
Gli venne facile capire perché fino a quel momento Riccardo non si fosse preso gioco del suo aspetto stanco, semplicemente perché quando era con lui il suo volto sembrava tornare sereno.
Si sentì uno stupido adolescente in preda all'emozione da prima cotta ma aveva ventinove anni, non poteva lasciarsi trasportare così da una cosa da niente.
"No" esclamò in maniera dura di colpo, più a sé stesso che alla giovane "Non tergiversiamo adesso, ti ho chiamato per altro" sussurrò dopo poco.
"Okay dimmi" tornò seria Ylenia "ma veloce che ho da fare" proseguì.
"Che da fare?" chiese Alessandro con un tono di voce saccente prendendo a camminare per la stanza senza far troppo caso a dove andava.
"Fatti miei" sussurrò lei fingendosi di cattivo umore.
"Ma ehi" la riproverò il ragazzo seriamente offeso da quel suo comportamento.
"Scherzo cretino" rise lei "Semplicemente stasera mi vedo con uno, come avresti dovuto far tu sai? Chiamare il cameriere e passare una bella serata, al posto di far entrare in casa quel.." parlò rapidamente la ragazza senza però trovar le parole giuste per finire la frase.
"Sono io il responsabile, sua madre avrebbe fatto casino, era il minimo che potessi fare per sdebitarmi capisci?" argomentò con tutta quanta la forza che aveva addosso.
La voce uscì più disperata del previsto e Ylenia, notando la cosa, decise di smetterla di scherzare e addolcire i toni le sembrò la cosa più giusta da fare per sostenerlo.
"Vuoi che ti dica che hai fatto bene?" parlò piano e dopo qualche istante di silenzio.
"Solo se lo pensi" rispose Alessandro.
"Lo penso" fu sincera lei.
"Allora dimmelo ti prego" la pregò quasi lui.
"Ale, tranquillo okay? Hai fatto bene" disse con tutta quanta la sua comprensione "Lo hai messo sotto con l'auto e gli hai fratturato un ginocchio, pulisci il tuo karma e fa il bravo" finì facendolo scoppiare a ridere.
"Se ti amo" biascicò il ragazzo con il sorriso nuovamente sulle labbra.
"Siamo in due" rispose lei felice di sentir nuovamente la leggerezza nel tono del ragazzo.
"Mandami le foto di come ti vesti, aggiornami e domani mi porti i cornetti" finì il ragazzo sedendo sul letto.
"Devo per forza?" chiese Ylenia dopo un lamento.
"Si, devi per forza, ciao" rispose il ragazzo per poi mettere giù senza aspettare alcuna risposta.

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