capitolo quarantadue: un tramonto in due.

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Quando Riccardo si svegliò fu Michelangelo la prima persona che si vide davanti.
Era seduto sulla solita sedia, preso in qualcosa sul suo computer portatile.
Si comportava sempre così, come se casa di Riccardo fosse sua.
Entrava quando gli pareva, si sedeva comodo da qualsisia parte e usava qualsiasi cosa come fosse sua.
E la verità era che il più piccolo non aveva neppure tutto questo fastidio all'idea di trovarselo sempre nei dintorni.
La verità era che ormai Michelangelo per lui era più che uno di famiglia, lo vedeva come un supplemento di arredo della sua cameretta.
Quasi ne sentiva la mancanza quando non se lo trovava di fronte.
"Cia" borbottò mentre si stiracchiava nel letto.
Il più grande si limitò semplicemente a far un cenno con la testa, troppo concentrato su altro.
"Che fai?" chiese Riccardo mentre si trascinava giù dal letto per raggiungerlo.
Si mise infatti dietro la sedia, poggiandosi con entrambe le braccia sullo schienale per poi abbandonarsi in uno sbadiglio.
"Senti un po'" biascicò il produttore mentre con le dita scorreva sul mouse con naturalezza.
Di seguito al click partì la musica e Riccardo si ritrovò subito a far su e giù con la testa seguendo il ritmo.
Ci volle poco a capire che fosse brividi e, subito dopo il ritornello, partì la sua parte.
Riccardo si ritrovò a sorridere e sentì la fierezza invadergli mano a mano il petto.
Ciò che rimase sul suo volto, quando la musica si fermò e il silenzio avvolse la stanza buia, fu un gran sorriso sul volto di Riccardo.
Michelangelo alimentò per un po' il silenzio nella stanza, quasi come rispettandolo, poi, dopo qualche minuto, si voltò a guardare l'amico.
"Quindi?" chiese in un bisbiglio alzando la testa per osservarlo.
Quel sorriso sul volto del ricciolino era ancora ben evidente e mostrava tutta quanta la sua contentezza. Tanto che rispondere a quella domanda divenne di colpo inutile.
"Avevi ragione" disse lo stesso il piccolo "Funziona" sorrise ancora ricevendo un pugno leggero da Michelangelo.
"Ho sempre ragione" si mise in piedi il più grande per poi stiracchiarsi e sistemarsi sul letto di Riccardo.
"L'ho appena mandata ad Ale" proseguì sentendo immediatamente lo sguardo del più piccolo su di lui.
"Cosa?" domandò infatti sgranando gli occhi "Ma non mi chiedi nulla?" proseguì sedendo sul letto, di fianco a lui.
"Richi che ti devo chiedere, l'hai scelta tu qualche ora fa quella" fece spallucce il più grande per poi lasciarsi cadere sul letto.
"Si ma per.." prese a parlare Riccardo ma non trovando le giuste parole da dire si fermò.
"Per cosa? Sapevi dovesse sentirla anche lui" rise appena Michelangelo "Sei assurdo, addirittura arrivare a questo per un cotta" rise ancora il produttore.
"Una cosa?" lo guardò male il piccolo e sentì di colpo il cuore farsi pesante.
"Una cotta" ripetè il più grande guardandolo appena.
Ecco che Riccardo sentì di nuovo il cuore fermarsi e il freddo farsi strada sotto la sua pelle, fin dentro al suo petto.
"Non..non è una cotta" balbettò cercando di riprendere fiato.
"Non non non è una cotta" gli fece la ripassata l'amico balbettando allo stesso modo.
"Gne gne" si lamentò Riccardo guardandolo male.
"Sta zitto ti prego" rise Michelangelo "sei patetico" lo guardò ricevendo una linguaccia di risposta.
"Comunque ha appena visualizzato quindi 3.." prese a parlare ancora con il telefono tra le mani "..2.." proseguì alzando il secondo dito "..1.." finì "Nulla, ha smesso di scrivere" farfugliò.
Riccardo sentì i battiti del suo cuore accelerare.
"Ecco vedi?" disse con un filo di voce disperato "Non gli è piaciuta" finì con uno sbuffo.
"Shh" lo bloccò Michelangelo "Ora chiama"
"Non chiama" rispose Riccardo mettendosi in piedi, di colpo irrequieto.
"Chiama" proseguì convinto il produttore facendolo sbuffare ancora.
Il silenzio fu di colpo interrotto dal suono di un telefono.
"Vedi?" rise Michelangelo indicando il telefono del piccolo "Avrei dovuto scommettere, dovrei sempre scommettere" guardò l'amico.
Riccardo, per tutte risposta, lo evitò completamente gettandosi di peso sul letto per raggiungere l'unica cosa al momento importante: il telefonino.
"Pronto" disse tutto contento mettendosi in piedi e lasciando la stanza per raggiungere il bagno.
"Volevo sentire" urlò Michelangelo contrariato ricevendo una porta sbattuta quasi in faccia dal piccolo.

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