capitolo sessantuno: occhi negli occhi.

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Riccardo finalmente abbassò tutte quante le barriere che aveva messo su in quegli ultimi dieci minuti.
Tutta la finta rabbia svanì, la noia a causa del momento precedentemente interrotto anche, il fastidio all'idea che Vittorio fosse in quella casa persino.
Il sole di mezzogiorno entrava dalla finestra caldo e prepotentemente illuminava a pieno la figura di Alessandro, ancora in piedi ai piedi del letto.
Riccardo aveva da poco interrotto quel bacio e si stava godendo la vista di lui senza dire una parola.
La pelle scura sembrava diventare dello stesso colore dell'oro sotto i raggi del sole, gli occhi marroni erano accesi dalla luce tanto quanto dalla situazione, il corpo scolpito, libero dalla maglietta, si prendeva tutta la scena e tutte le attenzioni del piccolo.
Riccardo era estasiato alla vista di Alessandro e il più grande, fisso su quegli occhi scuri e profondi, si sentiva importante dato lo sguardo che Riccardo gli stava riservendo.
Non lo aveva mai guardato in quel modo prima d'ora.
"Richi" parlò di colpo schiarendo la voce.
"Mh?" domandò il più piccolo mantenendo lo stesso sguardo, come di contemplazione.
"Tutto okay?" proseguì il più grande abbozzando un sorriso.
"Si" sussurrò il piccolo stringendolo un po' più forte "Ti stavo solo guardando" disse sincero.
"Ho notato" sorrise il moro "ho notato" ripetè poi a voce più bassa.
Poi, con un gesto rapido, lo spinse facendolo cadere sul letto, per poi sedersi su di lui.
"Ora ti guardo io" sussurrò al suo orecchio per poi alzarsi appena, per osservarlo.
Le labbra rosse del più piccolo erano la cosa che al momento più di tutti lo facevano impazzire.
Il pensiero di esser stato lui a renderle in quel modo era eccitante.
Al secondo posto c'era la luce che Riccardo aveva negli occhi in quei momenti solo loro, vedere nei suoi piccoli occhi riflessa la stessa identica voglia che aveva lui era appagante.
Desiderare tanto quanto essere desiderati era un lusso raro da vivere ma essere desiderati da Riccardo era assai più che un lusso per Alessandro.
Nonostante tutte le battute volate tra i due, nonostante le toccatine, i brividi, i baci e tutto il resto mai si sarebbe immaginato di poter arrivare a quello una volta, figuriamoci due.
Essere di nuovo sul punto di far sesso con Riccardo era ciò che più di tutti lo gasava.
"Non guardarmi" parlò rapido Riccardo mettendosi a sedere "Non guardarmi soltanto" proseguì prendendogli la mano e mettendola sul suo petto, per poi guidarla giù, fino alla sua cintura.
"Vuoi che te la tolga?" domandò Alessandro fingendosi tonto.
"Non solo quella" sussurrò Riccardo al suo orecchio.
"E cosa vuoi che ti tolga?" domandò Alessandro prendendolo per i capelli e iniziando a lasciargli dei baci sul collo.
"Vedi un po' tu" sussurrò Riccardo tra un sospiro di piacere e l'altro.
"Mi piace quando mi parli così" proseguì il più grande tornando a mordicchiargli prima le labbra e poi il lobo dell'orecchio, per poi scendere con dei baci umidi lungo la mascella, e poi al collo.
"Io ti preferisco quando non parli" farfugliò Riccardo già al massimo del piacere.
"Okay" rise appena Alessandro per poi mordersi il labbro inferiore ed osservarlo meglio.
Con lo stesso gesto rapido lo mise di nuovo giù, iniziando poi a scendere con i baci prima sul petto, poi sulla pancia, poi attorno all'ombelico per poi fermarsi sul ventre, a ridosso dei pantaloni.
Tirò via la cintura lanciandola sul pavimento senza garbo per poi abbassare contemporaneamente sia gli slip che i pantaloni.
"Sono i miei?" domandò mentre si rigirava i boxer tra le mani.
"Te li ho restituiti" disse appena il più piccolo travolto da dei brividi di piacere al contatto della pelle del più grande con la sua.
Vide Alessandro sorridere udendo quella risposta per poi, con una lentezza esasperante, tornare a lasciargli dei baci all'interno delle cosce.
"Ale" gemette piano, sperando di dargli l'incentivo di arrivare con quelle labbra proprio lì dove voleva.
Ma Alessandro proseguì comunque nel suo girare attorno al punto del piacere, lentamente tornò a baciargli il ventre, poi di nuovo l'interno delle cosce, questa volta avvicinandosi sempre di più all'interno.
"Ale, basta perfavore" sospirò il piccolo esausto cercando disperatamente la testa del ragazzo con le mani per spingerlo li dove voleva, ma Alessandro non glielo permise.
Gli prese piuttosto quelle mani desiderose di comandarlo e, con un solo movimento gli strinse i polsi con una sola mano portandole le sue esili braccia sul cuscino e tenendole ferme.
Tornò poi a baciare Riccardo facendo aderire i loro bacini e iniziando a muoversi appena su di lui.
Riccardo, nonostante Alessandro avesse ancora i pantaloni, provò i brividi al contatto dei loro corpi.
"Ti stai prendendo gioco di me" si lamentò tra le sue labbra per poi morderle.
"Hai detto che non avevi voglia" sorrise il più grande stringendo un po' più forte i suoi polsi, che teneva ancora saldamente intrappolati nella mano.
"Ti prego" piagnucolò il piccolo esausto.
Mai aveva pensato di poter arrivare a pregarlo di fargli qualsiasi cosa.
"Ti prego cosa?" domandò Alessandro facendo incastrare ancor di più i loro corpi.
Sentì il respiro di Riccardo farsi accelerato, tanto che dovette riprendere fiato a causa di quel bisogno di ossigeno sempre maggiore.
"Ti prego Ale" proseguì Riccardo.
"Cosa?" domandò Alessandro con un'idea di cosa volesse sentirsi dire ben chiara in mente "Cosa devo fare?" disse infatti poi per indirizzare l'altro ragazzo sulle giuste parole da dire.
Riccardo lo guardò senza parole, come chiedendogli di non pretendere qualcosa del genere da lui.
Dire determinate cose gli veniva difficile, ma quell'agonia era ben più forte e sapeva che sarebbe finito per dirgliele comunque.
"Non voglio dirtelo" mormorò appena tra un sospiro e l'altro.
"Dimmi cosa vuoi" proseguì comunque Alessandro mentre faceva scendere la mano libera giù lungo il suo corpo, dopo averla inumidita all'interno della sua bocca.
Si fermò sul suo sedere, iniziando a girare attorno alla fonte del suo piacere come per invogliarlo a parlare.
"Scopami Alessandro" sospirò il piccolo al suo orecchio, senza però guardarlo negli occhi "Ti prego" piagnucolò poi stanco di quell'attesa snervante.
Alessandro sentì qualcosa accendersi dentro di lui e, senza aspettare nessuna conferma, entrò con le dita dentro Riccardo facendolo lamentare.
"Ahi" urlò quasi il piccolo e Alessandro lo zittì con un bacio.
Mano a mano che aumentava il ritmo dentro di lui Riccardo iniziò a gemere tra le sue labbra.
Il più grande, notando il modo in cui il ragazzo stringeva le mani alla sua, non lo liberò dalla sua presa pesante, piuttosto portò le braccia del più piccolo attorno al suo collo, per poi lasciarle.
Una volta libero Riccardo, non prese di nuovo possesso delle sue braccia come avrebbe potuto fare, piuttosto approfittando di quel vantaggio usò quelle braccia per avvicinarlo a sé e, lasciandone una li dov'era, salì con l'altra nella sua testa, stringendo Alessandro per i capelli.
Nel silenzio della stanza l'unica cosa ben udibile erano i gemiti di Riccardo che, a mano a mano, sotto il tocco maestro di Alessandro, stavano aumentando, assieme al ritmo del suo bacino con il quale non faceva che assecondare i movimenti delle dita dell'altro ragazzo.
Inclinò il bacino e portò la testa verso dietro appena prima di venire e Alessandro gli morse una spalla subito dopo un bacio.
Urlando il suo nome Riccardo venne, sentendosi di colpo pieno e vuoto allo stesso momento, e allo stesso modo.
Il respiro si fece di colpo affannato e, perso negli occhi di Alessandro, Riccardo tornò calmo.

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