Dopo che Alessandra e Vanessa scattarono le foto nella scena del crimine. Andarono dal medico legale che nel suo laboratorio aveva anche le attrezzature per sviluppare le foto in fretta e furia. Le due donne si diressero verso la porta del laboratorio del medico. Alessandra bussò, visto che era un suo vecchio amico e che qualche anno fa aveva analizzato insieme un corpo, non si fece scrupoli –"ehi ci sei?"- domanda mentre continuava a bussare senza sosta. Vanessa cercò di calmarla, sapendo che non era una persona per nulla paziente –"calmati Alessandra, forse non c'è"- commenta perplessa. Alessandra si girò per darle un'occhiata incredula –"no, lui c'è. Probabilmente mi sta ignorando come faceva quando abbiamo lavorato insieme"- risponde acidamente, ricominciò a bussare –"Shekhar! Apri bastardo!"- insultò insistente. Alla fine, la porta si aprì. Di fronte a loro comparve un ragazzo che si sfregava un occhio, aveva l'aria stanza e capelli lunghi e bruni, come gli occhi. Tra uno sbadiglio e l'altro rispose –"Alessandra, sai che esistono le buone maniere?"- interroga con scherzosità. Vanessa sbuffò, sapendo che se anche glielo avrebbe detto le lo avrebbe ignorato –"non sprecare fiato, è una persona molto testarda"- rispose con passività. Alessandra si intromise nella conversazione come un masso lanciato in un negozio di cristallo –"poche chiacchiere e stampami queste foto"- dice intanto che spiaccicava la macchina fotografica sulla faccia del medico. Shekhar sorrise, trovando la sua determinazione adorabile, prende la macchina fotografica con calma –"va bene, per questa volta, lo farò"- rispose tranquillamente. Apre di più la porta e fece entrare le due donne.
Era esattamente come un laboratorio scientifico, pieno di fialette ma con del sangue dentro, campioni di tessuto e qualche osso. In fondo alla stanza c'era una porta, lì Shekhar si occupava dello sviluppamento delle foto. La stanza era bene illuminata, sembra strano, ma in realtà era stata inventata una macchina che stampava tutte le foto di un rullino in meno di 5 minuti e non c'era bisogno del buio. Shekhar dopo aver portato le foto nell'altra stanza e aver attivato la macchina, ritorna dalle ragazze con un sorriso –"che indagine è questa volta? Deduco che non ci siano morti, visto che non he no avuti"- chiede divertito, appoggiandosi al bancone in acciaio. Alessandra scosse la testa con le braccia incrociate –"niente morti. Solo un attentato"- risponde freddamente. Vanessa annuì, dando conferma –"hanno tagliato le dita di uno scienziato"- spiega gentilmente. Shekhar spalancò gli occhi sorpreso –"wow! Una bella gatta da pelare. E le dita?"- domanda curioso. Vanessa scosse nuovamente la testa –"le dita sono belle che scomparse, probabilmente le ha prese l'assalitore"- alzò le spalle, supponendo il peggio. Shekhar strinse i denti come se avesse sentito un graffio su una lavagna. Vanessa lo fissò curiosa, intanto che rimaneva seduta sulla sedia –"perché quella faccia?"- domanda seria. Shekhar si grattò il retro della testa, con del nervosismo, non sapeva se ne erano effettivamente informate –"beh... avete presente le porte delle strutture militari e scientifiche che si aprono con un tesserino speciale?"- domanda sarcasticamente. Entrambe le donne annuirono tranquille. Shekhar lo prese come un pretesto per continuare –"ecco, hanno sostituito quelle sicurezze elettroniche con la scannerizzazione dell'impronta digitale del dito"- rispose con molti dubbi sulle loro possibili reazioni.
Vanessa e Alessandra rimasero di sasso. Paralizzate dal panico. Vanessa si voltò subito verso l'amica –"sbaglio, o le dita non erano state trovate?!"- esclama nervosa. Alessandra con gli occhi spalancati come se fosse stata un pesce preso al lamo –"esatto, è per questo che hanno rubato le dita! Ma a cosa possono servire? Cosa ci può essere di così importante da rubare?"- interroga pensierosa.
Sentirono un "ding" e Shekhar si diresse verso la stanza accanto, dove ritornò con la macchina fotografica su una mano e le foto nell'altra. Vanessa le afferrò e le fissò attentamente, mentre le saliva sempre di più l'ansia –"non ci sono! Non sono da nessuna parte! Dobbiamo sbrigarci a trovarle!"- esclama irritata. Alessandra annuì –"che facciamo? Non abbiamo indizi"- risponde seccata. Vanessa si guardò intorno –"dobbiamo avvertire gli altri"- annuncia, intanto che prendeva subito il telefono dalla borsa. Alessandra le toccò delicatamente la mano che impugnava il cellulare, fissandola con occhi pieni di gelo –"manteniamo il sangue freddo. Guarda questa forma nel sangue"- indicò subito una foto dove c'era la forma di un coltello per carni. Entrambe la fissarono più attentamente.
-"dobbiamo andare da quelli della scientifica"- afferma la poliziotta. Alessandra fu subito d'accordo. Se c'era un indizio, erano loro ad archiviare tutto ciò che si trovava sulla scena del crimine, lo consideravano una prova e quindi veniva subito archiviato in qualche vecchio scatolone che sarebbe ammuffito in qualche cantina o seminterrato.
Salutarono il medico con un semplice "ciao e grazie". Corsero fuori dalla porta, lasciandola addirittura aperta per la fretta. Corsero attraverso i corridoi per poi raggiungere la porta bianca della scientifica.
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Battaglia senza confini - L'apparizione di una dea
Science FictionGli umani non sanno nulla sull'universo, né del virus che ha colpito il loro pianeta. Conoscono solo una piccola percentuale di ciò che li circonda, ecco perché non sapevano che tutto sarebbe cambiato grazie ad una Dea... Una ragazza con...