Ore 13:30. Maria aveva convinto Elisa a cercare nel database l'indirizzo di casa dell'indiziata, dopo aver ce ispezionato molto attentamente il sito con il telefono, trovarono il luogo, misero il navigatore e lo raggiunsero il più in fretta possibile, anche considerando le condizioni di traffico e della possibilità che potesse centrare qualcosa. Ma ogni opzione era valida e poi al momento non avevano dei veri indizi.
Dopo circa 10 minuti, arrivarono a destinazione, usando le parole del navigatore. Maria scese dalla macchina e guardò il grande palazzo, subito capì che la donna viveva in un appartamento. Elisa la raggiunse al suo fianco, con fare tranquillo –"scommetto che questo caso lo hai già risolto"- commentò con un leggero sorriso sulle labbra e allo stesso tempo dandole uno sguardo convinto. Maria ricambiò il sorriso e rispose –"ti sbagli. Ci sono un po' di cose che non mi tornano, non è un caso come gli altri"- avverte con allegria. Elisa si sorprese, ma allo stesso tempo lo sapeva che non era un caso normale, forse c'era una piccola gang di mafia in mezzo e per questo il caso sarebbe stato ancora più difficile –"davvero? Ero convinta che ti fossi già fatta un'idea. La grande detective Maria Mogrish che fa cilecca? È arrivato quel giorno?"- domanda scherzandoci su. Maria sa stare agli scherzi, però non ci stava se offendevano persone buone o che non se lo meritavano –"prima o poi arriverà quel giorno, non ti preoccupare. Ma non è oggi"- ribatte. Cominciarono a camminare e a raggiungere l'ingresso.
Presero l'ascensore e salirono fino al secondo piano. Era un normale palazzo, pareti bianche e piastrelle color crema, non aveva niente di particolare, non era un posto pensato per un criminale, ma alla fine nessuno conosce veramente il proprio vicino o amico, quindi era probabile che se fosse abitato un serial killer accanto a questa ragazza, lei non lo avrebbe saputo o sospettato minimamente.
Suonarono il campanello. Sentirono una voce acuta e femminile che urlava –"chi è?"- con disinvoltura. Elisa non perse tempo e rispose in automatico –"siamo la polizia, dobbiamo farle alcune domande"- risponde con voce calma e bassa, non voleva disturbare gli altri inquilini. Era chiaro che non volesse nemmeno scatenare il panico o pettegolezzi inopportuni, Elisa era una persona che pensava a molte cose allo stesso tempo e questo la rendeva una grande assassina di stato.
Successivamente, una ragazza dai capelli neri come il petrolio e dagli occhi bruni come castagne, aprì la porta e con faccia perplessa chiede –"che cosa volete?"- come se non gli importasse veramente, il che era vero. Maria sorride gentilmente mentre la guarda –"ciao, dobbiamo farti delle domande a proposito di Martin Smith, lo scienziato a cui fa da assistente"- risponde. La ragazza corrucciò le sopracciglia, non sembrava molto tranquilla, più ... scossa –"perché? Cos'è successo?"- interroga con il viso cupo. Elisa si sporse di poco a fianco alla collega, mettendosi di lato –"è stato aggredito e ha riportato ferite serie"- risponde con freddezza e severità, intanto che teneva le mani in tasca. La ragazza rimase di sasso –"oh, mi dispiace"- ribatté a bassa voce e con tristezza in essa. Maria non smise di sorridere –"possiamo entrare?"- domanda gentilmente. Bethania annuì.
La giovane si chiamava Bethania Gahgus, aveva 29 anni, una persona di altezza media e niente di irregolare, non troppo magra e non troppo grassa, anche se aveva i fianchi abbastanza stretti. Indossava; un maglioncino color senape, pantaloni da ginnastica verde muschio, ciabatte nere e calzini beige. La sua casa era piccola ma accogliente, la cucina e il salotto erano tutt'uno ed era arredato in modo molto moderno.
Bethania accompagnò le due donne nel salotto dove le fece accomodare sul divano grigio, era molto grande e pieno di cuscini chiari. Maria la vide nervosa e con una faccia preoccupata, o forse era triste? In ogni caso non sembrava a suo agio. Elisa ignorò questo fatto, pensando che forse stava solo prendendo tempo per pensare a degli alibi se ne avesse avuto bisogno –"allora, lei e il signor Smith eravate in buoni rapporti? Avete mai litigato?"- domanda prendendo il telefono e attaccando il registratore, era uno dei tanti modi per registrare ogni conversazione con l'indiziato. Bethania notò che stava registrando. Maria la vide ancora più nervosa di prima, cerca di non far sparire il sorriso in modo da calmarla mentre dice –"guarda sarà praticamente indolore, devi solo rispondere alle domande e noi ce ne andremo fuori dai piedi"- unisce le mani come se stesse pregando per cercare di farle un po' di tenerezza e ci riesce. Bethania annuisce, con un piccolo sorriso divertito –"non abbiamo mai litigato, io facevo esattamente tutto secondo le sue istruzioni, era difficile litigare con lui"- risponde con tranquillità.
Elisa la fissava costantemente, era una persona stranamente sospettosa e lei odiava le persone di quello stampo –"lei sa di cosa riguarda il progetto a cui state lavorando?"- interroga assennata. Bethania scuote la testa –"no, non ha voluto dirmelo, in realtà credo che a parte lui, nessuno lo sappia"- ribatte pensierosa e poi aggiunse –"oh scusate! Volete del the o un caffè?"- domanda gentilmente. Elisa si rallegrò, vedendola più disinvolta –"no, grazie. Siamo a posto"- dice con calma. Maria si acciglia intromettendosi –"parla per te, io un bicchiere di rum me lo berrei"- con tono stanco, intanto che fissava la collega. Bethania spalanca gli occhi sorpresa –"rum? Non so se ne abbiamo"- dice con tono perplesso. Elisa la vide alzarsi dal divano –"no, no. Non la ascolti, questa donna è un caso umano"- commenta passivamente. Bethania rimase comunque sorpresa, d'altro canto non si aspettava una richiesta d'alcool da parte di una detective –"oh capisco"- si rimette seduta composta con un'espressione seria. Mentre Maria aveva una faccia turbata. Elisa sapeva che le avrebbe tenuto il broncio, quindi la ignorò –"quindi non sa veramente nulla sul progetto al quale lei stessa sta collaborando, non le sembra strano?"- interroga nuovamente. Bethania guardò in alto intanto che rifletteva bene su come spiegare –"a dire la verità, Martin Smith è famoso per la sua gelosia riguardo al suo progetto. Infatti, quando mi ha assunto, mi ha detto di non fare molte domande a riguardo. A me servono soldi per vivere, quindi ho dovuto stare al gioco"- racconta seria. Maria la fissò passivamente: stare al gioco?. Si domandò.
-"amore! Hai per caso visto la mia felpa?!"- una voce profonda e maschile stava urlando dal corridoio vicino all'entrata. Bethania si alzò dal divano molto in fretta e rispose –"prova a guardare nel comò"- esclamò seria. Elisa alzò un sopracciglio –"c'è qualcun'altro in questa casa?"- domanda severa, anche se conosce già la risposta. Bethania annuì tranquilla –"si, è il mio fidanzato. Stiamo insieme da cinque anni"- risponde disinvolta.
-"come si chiama?"- chiede curiosa Elisa.
-"Eutropius Mahham, ha 31 anni e fa il poliziotto"- risponde in panico.
-"uhm... interessante. Bene, se non credo ci sia altro. Meglio che andiamo o si farà tardi"- dice Elisa alzandosi. Insieme a lei si alza anche la padrona di casa. Maria le imita e dopo essersi salutate tutte, se ne vanno. Arrivando così al parcheggio.
Maria diede un'altra occhiata alla finestra dove vide Bethania che le guardava vicino alla macchina. Elisa la fissa perché non ha ancora aperto la macchina –"cosa stai guardando?"- domanda seccata, per poi seguire il suo sguardo e vedere che la finestra che stava guardando era vuota. Maria si riprese e rispose –"non ti è sembrata strana?"- chiede seria, intanto che prendeva una pacchetto di sigarette dalla tasca.
-"strana? Perché non ti ha dato il rum?"- interroga Elisa perplessa.
Maria si accese la sigaretta con il suo accendino e ne prese il primo respiro –"nah. Mi riferisco al suo modo di fare. Era troppo nervosa, quella donna nasconde qualcosa"- afferma aprendo la portiera dell'auto, intanto che Elisa la raggiungeva all'interno.
-"sarà il suo modo di fare, non tutti devono necessariamente nascondere qualcosa"- dice con indifferenza Elisa, allacciandosi la cintura.
-"è qui che sbagli. Ognuno di noi ha almeno 3 segreti, uno dei quali è il più famoso di tutti"- dichiara compiaciuta Maria mettendosi la cintura e le mani sul volante.
Elisa con una mano cercò di spazzare via il fumo, infastidita dall'odore –"e quale sarebbe?"- domanda seccata. Maria si toglie momentaneamente la sigaretta dalla bocca, con un ghigno sulle labbra –"ovvio. La masturbazione"- risponde ridacchiando. Elisa ci mise un momento per capire di cosa stesse parlando, non appena lo realizzò divenne rossa e spalancò gli occhi –" sei veramente... una... MANIACA!"- esclamò furiosa, a tal punto che non le rivolse né uno sguardo e né la parole per tutta la via del ritorno.
STAI LEGGENDO
Battaglia senza confini - L'apparizione di una dea
Ciencia FicciónGli umani non sanno nulla sull'universo, né del virus che ha colpito il loro pianeta. Conoscono solo una piccola percentuale di ciò che li circonda, ecco perché non sapevano che tutto sarebbe cambiato grazie ad una Dea... Una ragazza con...