CAPITOLO 89

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Pianeta Terra

Ore 07:06. L'ansia cresceva sempre di più, non poteva che ammettere di aver commesso un errore e probabilmente sarebbe stata espulsa dalla centrale, tranne che per le battaglie. Jenna sentiva di essere in trappola come un gatto nel sacco. Era nella sala d'attesa ad aspettare l'appuntamento con la leader che inoltre era in ritardo.

Dopo aver visto i messaggi e la chiamata persa, la caposquadra continuava a guardare la segretaria che scriveva al computer. Avrebbe potuto dirle di smetterla dato che il ticchettio dei tasti la stava facendo impazzire. Soprattutto con tutto quel silenzio e lo straziante rumore dell'orologio e le sue lancette. Su quel comodo e bianco divano, cercava di pensare che cosa dire per scusarsi, però la verità era che non c'era una vera giustificazione. La verità era che poteva solamente dire è che la guerra la chiamava.

Sente il rumore di tacchi. Jenna alza la testa e trova Adara che la fissava con passività, anche se chiaramente avrebbe voluto rimproverarla per sfogarsi. Indossava un vestito celeste con colletto alto e maniche lunghe. Un paio di tacchi celesti in camoscio e se facevi attenzione, potevi notare dei piccoli orecchini d'oro.

-"alzati Bragrom, è il momento di parlare"- dice severamente la ministra. Era sempre una gran stronza. Jenna d'altro canto indossava la divisa da battaglia, dovendo poi andare su un altro pianeta. Si alza e segue la donna bionda con gli occhiali. Il pavimento era nero e le pareti bianche illuminate da luci che potevano ricordare l'ospedale. Le spalle tese e tutti i pensieri che aveva nella testa, non l'aiutavano.

Una volta arrivate davanti alla porta, bussano ed entrano. La leader era seduta dietro la sua scrivania, sembrava un semplice tavolo bianco con sedia abbinata. Sopra c'era un computer e qualche foglio messo in disparte.

-"si sieda Jenna, abbiamo un paio di cose di cui discutere"- dice la leader, indicando le sedie bianche dall'altra parte del tavolo. Jenna obbedisce e si accomoda, lasciando dietro di sé un altro divano bianco –"signora, mi dispiace per quello che è successo"- venne interrotta appena aprì bocca.

-"abbiamo perso il cristallo Save... questo ci sta rendendo lo zimbello dell'universo. Non del nostro pianeta, ma di tutto il maledetto universo"- sibila Adara gettando la cartellina verde che aveva in mano, sul divano.

-"Adara sta calma, non è una bambina. Nessuno poteva prevederlo"- dichiara severa Ingrid.

-"ah no, eh? Quindi è colpa dei nostri soldati, se non sono riusciti a tener testa a due idioti luminosi?! Sappiamo bene che avevamo lasciato che si occupassero della questione solamente perché aveva più potere di noi!"- esclama Adara, sedendosi sulla poltrona accanto al divano, muovendo anche il tavolino da caffè, sebbene fosse tentata di distruggere il vaso con la pianta che lo decora al centro.

-"Jenna non sono arrabbiata con lei, non poteva saperlo. Però ho bisogno di sapere che posso contare sulla sua disponibilità per quanto riguardo questioni di questo livello"- informa Ingrid incrociando le dita delle mani.

-"mi scusi, quali genere di questioni?"- domanda confusa Jenna.

-"parlo di problemi come attacchi, difese, e tutto quello che può riguardare la Terra e che richiede la vostra assistenza"- disse Ingrid. Non le faceva piacere parlare di queste possibilità, era come fare l'uccellaccio del malaugurio.

-"è ovvio che interverremo per queste cose. Sentite, è stato un grosso e triste incidente perdere il cristallo, ma credo che se ne parlassi con la comandante, sicuramente ci aiuterà a recuperarlo"- commenta Jenna, mostrando speranza.

-"quella? No! Ingrid non possiamo fidarci di quella, ti ricordi cosa mi ha fatto? E ancora non sappiamo perché quei mostri ci attaccassero, chiaramente non era per il cristallo altrimenti lo avrebbero già preso"- ricorda Adara, alzandosi in piedi e mettendosi al tavolo insieme a loro.

-"siamo in uno stato di emergenza! Adesso siamo in molti, non siamo più un piccolo numero di popolazione, e le persone vogliono sentirsi al sicuro. Dopo l'ultima imboscata, la gente ha paura di uscire di casa. I soldati hanno capito che la possibilità di morire è aumentata del 110%... dobbiamo considerare ogni possibilità e quindi ho bisogno di conferme e soluzioni, non di problemi Adara"- spiega disperata Ingrid.

Adara si allontana, sentendo le vampate di caldo. Si alza le maniche fino ai gomiti –"quindi vuoi recuperare il cristallo?"- chiede nervosa. La leader scuote la testa –"no, non andrò a rischiare la vita di altri soldati. Loro sono il quadruplo rispetto a noi, se non di più. Adesso dobbiamo opprimere la nostra rabbia, al momento giusto parlerò con la comandante, sentirò l'opinione di qualcuno che ne sappia di più di questioni di guerra. Questo è quello che mi ha consigliato Jarndo"- afferma, prendendo poi un respiro profondo. Adara alza gli occhi, per quanto volesse lottare sull'argomento, Jarndo era un esperto di questo genere di cose, anche se nessuno conosceva la provenienza della sua esperienza –"... odio ammetterlo, ma se Jarndo dice così... forse dovremmo ascoltarlo"- conferma a fatica, era quasi sul punto di sentirsi male.

Fu così che il mal di testa di Jenna si presentò –"signora, perché sono qui esattamente?"- interroga con stanchezza. Ingrid si appoggiò allo schienale bianco –"mi scusi, non l'ho chiamata solo per parlare del cristallo. In realtà volevo che mi firmasse questo documento"- risponde gentilmente e prende un foglio intitolato; garanzia di presenza e intervento.

-"che cos'è?"- chiede ancora più confusa Jenna.

-"questo è un contratto che ci da la conferma che se dovesse esserci una questione di importanza vitale che riguarda tutti gli umani sulla Terra, voi dovete essere presenti. Anche a costo di lasciare perdere le battaglie sugli altri pianeti"- informa Ingrid con un certo rammarico.

-"cosa? Ma è evidente. Perché questa garanzia? La comandante è d'accordo? È lei che gestisce tutti i contratti che possono modificare il patti di pace"- ricorda Jenna, una piccola informazione che aveva imparato alle lezioni di cultura. Una domanda che le era venuta spontanea. Ingrid annuisce –"si, ne ho parlato. Ha detto che non c'era problema dato che abbiamo rischiato l'estinzione"- conclude tranquilla. Dopo aver saputo questo, Jenna decide di firmare e per un attimo guarda nelle vetrate il panorama che presentava l'edificio. La città che stavano proteggendo era ancora al buio della mattina, ci sarebbe voluto ancora un po' prima di vedere l'alba.

Finito il tutto, Jenna esce dall'edificio. Era un sollievo, aveva firmato un documento per tutti, la vera difficoltà era parlarne tranquillamente con loro. Guarda l'ora nell'orologio erano le 07:42, avrebbe dovuto andare allo spazioporto, così da poter andare sul pianeta Desi insieme ai colleghi. Peccato che non poteva prendere il pane fresco dal fornaio. 

Battaglia senza confini - L'apparizione di una deaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora