Maria ed Elisa arrivarono all'ospedale. C'era il solito odore di medicinali e disinfettante. Intanto che attraversavano i corridoio dalle piastrelle azzurro chiaro e le pareti bianche. Arrivarono in segreteria dove mostrarono i distintivi. Maria sorrise, sapendo che doveva essere più gentile e calma possibile –"signorina, per caso avete ricoverato un uomo con due dita tagliate?"- interroga amichevolmente. La ragazza annuì e controllò subito il computer al suo fianco, dopo pochi attimi rispose –"si, lo abbiamo ricoverato d'urgenza. Adesso è in una camera, lo hanno appena assistito, credo sia nelle condizioni di essere interrogato"- spiega con gentilezza. Elisa sorrise contenta –"fantastico, in che stanza si trova?"- domanda incrociando le braccia. La ragazza uscì da dietro il bancone delle segreteria e fece segno di seguirla.
Dopo aver svoltato a destra e salito delle scale, arrivarono alla stanza giusta. Dove videro subito un letto d'ospedale molto moderno e bianco, un armadio bianco, una televisione e un tavolino a fianco dell'uomo sdraiato. Era al suo braccio era attaccato una flebo, un modo sicuro per farlo recuperare, stava guardando fuori dalla finestra, ignorando i suoi ospiti. La ragazza avvertì l'uomo delle loro presenza, subito si volta e mostra un lieve sorriso dando anche il benvenuto alle due donne. L'uomo si chiamava Martin Cooper, uno scienziato che aveva accesso a molti posti nell'ambito scientifico. Poteva muoversi tranquillamente in ogni laboratorio, era uno dei supervisori per la promozione di nuove armi anti-Azaltas. Ed esse venivano create ed elaborate grazie ad un cristallo verde acqua che bloccava i loro poteri e questo li rendeva meno letali. Il cristallo era chiamato "Save" ovvero "salvezza" , il nome era ispirato alla speranza di riuscire a vivere senza più dover combattere contro gli azaltas. Questo era l'obbiettivo, ma fino ad allora, agli umani non restava che creare armi e combattere per la propria sopravvivenza.
Maria si avvicina al letto, sedendosi su una sedia in legno lì vicino. Con Elisa a suo fianco, in piedi. Maria lo guardò allegramente, con le mani unite in avanti –"come si sente?"- domanda gentilmente. Martin sospirò leggermente rattristito –"piuttosto bene, per essere uno a cui sono state tagliate due dita"- risponde pensando che facendo un po' di battute il dolore che provava sarebbe stato più leggero. Maria sorride, vedendolo scherzoso –"ha ragione. Infatti, la vedo bene. Ma sa che non siamo qui per i convenevoli"- ribatte specificatamente. Elisa annuì e intervenne –"per caso ricorda niente della persona che l'ha aggredita?"- domanda senza tanti giri di parole, prendendo il suo cellulare per cominciare a registrare la conversazione. Ora era legale farlo. Martin scosse la testa, con occhi tristi –"no, mi dispiace. Tutto quello che ricordo è che una persona con mani gelide, mi ha afferrato da dietro e mi ha tramortito con un sedativo. Mentre ero svenuto ho sentito un dolore lancinante e quando aprii gli occhi non vedi nessuno, solo la mancanza delle mie dita"- spiegò pensieroso, mostrando la mano fasciata di bende bianche. Maria annuì, confusa sul motivo per cui rubare le dita –"per caso ha qualche nemico? Una persona a cui ha fatto un torto?"- interroga interessata. Martin scosse nuovamente la testa –"no, non mi sembra. Ho sempre cercato di trattare bene tutti"- rispose serio. Elisa intervenne curiosa –"per caso c'era qualcuno con lei nel laboratorio quando è stato aggredito?"- domanda perplessa. Martin annuì –"si, ma solo per un'ora. Avevo un'assistente con me si chiama Bethania Gahgus. È con me da quasi 3 anni. Vi posso assicurare che è innocua"- dice con tono preoccupato. Maria sorrise gentilmente, volendo tranquillizzare l'uomo –"certo, non ne dubito. Ma andremo comunque a farle delle domande"- rispose con calma, alzandosi dalla sedia. Elisa si sporse un momento –"scusi, per caso conosce il suo indirizzo?"- domanda curiosa. Martin fece cenno negativo –"no, mi spiace"- risponde educatamente. Entrambe annuirono e uscirono subito dalla stanza, mentre si incamminavano verso la macchina, Elisa sospirò e la sua collega se ne accorse.
-"che succede? Speravi che ci desse più risposte?"- interroga passivamente Maria. Intanto che aveva le mani nelle tasche dei jeans.
-"no, non mi aspettavo gran ché. Però quell'uomo mi da una strana sensazione, anche se devo ammettere che la domanda che mi assilla di più è un'altra."- rispose annoiata Elisa.
-"ovvero?"- domanda la detective.
-"beh... chiunque sia stato o voleva ucciderlo e poi ci ha ripensato, oppure voleva spaventarlo ferendolo in quel modo. In ogni caso, non deve essere una persona pericolosa. A che gli servivano le dita?"- afferma pensierosa Elisa.
-"hai ragionato come me. È vero, non è una persona apparentemente pericolosa, questo vuol dire che dobbiamo temerlo ancora di più perché vuol dire che ha un innato senso di furbizia e recitazione"- spiega Maria intanto che arrivarono esattamente davanti alle porte d'entrata. Dove si poteva già sentire l'aria fredda. Elisa fissò le porte, indecisa se aprirle o no –"sai, stavo pensando e se al colpevole servissero le dita per fare uno strano esperimento?"- domanda frustata. Maria alzò le spalle –"chissà. Ma devo ammettere che non ho mai sentito di esperimenti in cui servivano le dite"- ammise con leggerezza. Elisa sbuffò, cominciando a ragionare: che sia stata l'aiutante? Nah! Troppo ovvio, e poi perché avrebbe dovuto tagliarli le dita?. Pensa tra sé e sé.
-"secondo me è stata la sua aiutante Bethania"- afferma Elisa, lo diceva come se fosse una telenovela e stesse tirando ad indovinare.
-"beh, è meglio non tirare ad indovinare, altrimenti dopo se la prendono con noi"- avverte Maria con la sua solita allegria.
-"se la prendono con noi in ogni caso!"- esclama la bionda, esasperata.
Escono dalla porte e affrontano il gelo dell'esterno. Un leggero vento accarezzava il loro viso, facendolo diventare sempre più freddo. Entrambe si mettono le mani nelle tasche. Elisa indossava; una maglietta in stile vittoriano di colore bianco. Jeans blu e stretti. Scarpe beige con un corto tacco. E una giacca con bottoni, di colore blu. Il tutto accompagnato da una borsetta tracolla, blu e bianca.
Camminarono verso la macchina di Maria. Elisa salì dalla parte del passeggero e chiede –"secondo te a che punto sono gli altri?"- con molta curiosità. Maria alzò le spalle –"probabilmente stasera faremo un resoconto della situazione, quindi preparati"- risponde mentre girava la chiave nel cruscotto e partiva.
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Battaglia senza confini - L'apparizione di una dea
Ciencia FicciónGli umani non sanno nulla sull'universo, né del virus che ha colpito il loro pianeta. Conoscono solo una piccola percentuale di ciò che li circonda, ecco perché non sapevano che tutto sarebbe cambiato grazie ad una Dea... Una ragazza con...