CAPITOLO 77 • L'ALTRA DONNA

187 8 51
                                    

Aveva il capo chino, nel mentre che stringeva i pugni cercando di reprimere i propri sentimenti come era per lei solito fare.
Mary Black era in piedi nella sua camera da letto, davanti al letto matrimoniale che da tempo condivideva con Sirius, l'uomo per cui aveva sacrificato tutto. Nel mentre singhiozzava ancora, chiudendo gli occhi, nel mentre che le lacrime amare gli colavano sul viso, cadendo per terra.
Intorno a lei, la stanza era a soqquadro. Le lenzuola erano disfatte, il candido copriletto era per terra, uno dei cuscini sopra un mobile; molto probabilmente, ci era finito là dopo che la Black lo aveva lanciato di sua spontanea volontà. Le varie foto appese al muro erano per la gran parte sparse nel pavimento, e cadendo, molti vetri si erano infranti, disfandosi in cocci. Mary guardò un'ultima volta il disordine che aveva fatto nella propria stanza: dopo che era stata a casa Johnson, aveva deciso di passare la notte, seppur da sola, nella propria casa.
Gli rimbombava ancora la testa, perché aveva pianto per tutto ciò che era accaduto in quella piena giornata, per la rabbia, per la tristezza, per la frustrazione. Diede un forte calcio a un oggetto più vicino, poi si avvicinò alla sua scrivania, dove era posto un vaso con delle rose, che con una manata lo fece cadere, piangendo.
Si coprí il viso con le mani nodose, con ancora la fede matrimoniale che portava al dito.
Si sedette per terra, stringendo le proprie ginocchia al petto, lacrimando in silenzio.
Passarono molti minuti, finché non si sentirono dei rumori dall'ingresso.
Subito Mary si alzò furtiva, senza fare il minimo rumore. Poteva essere chiunque: una spia del Ministero che sospettava di lei? Un seguace di Lord Voldemort? Un auror che voleva arrestarla con prove schiaccianti?
Sin da ragazzina era sempre stata sempre in allerta, questo gli aveva insegnato Bellatrix: era questo uno degli aspetti dell'aver condiviso per tempo lo stesso tetto con una mangiamorte. Dopo quella giornata, i suoi sospetti si fecero più forti.
Sentí che qualcuno si stava avvicinando alla sua stanza. Con la bacchetta in mano si nascose furtiva dietro la porta.

«non ti muovere o ti faccio saltare in aria il cervello!» disse Mary puntando la bacchetta dietro la testa di un figuro incappucciato.

«sono io» disse.

La persona misteriosa aveva la voce di Sirius e la stessa altezza. Ma Mary era troppo sospettosa per fidarsi di così poco. Prese da dietro l'uomo per il collo, abbassandogli con una mano il cappuccio e puntandogli con l'altra la bacchetta alle tempie, spingendogli il viso contro il muro e dicendo

«hai una vera faccia tosta a presentarti nei panni di mio marito... Chiunque tu sia, sicuramente non sei tanto furbo; non ti sei aggiornato? Sirius Black mi ha lasciato!».

«Principessa» disse l'uomo

«come scusa?»

«la prova che sono veramente Sirius: nei nostri momenti più intimi, nei primi mesi di matrimonio, ti chiamavo 'principessa'. Nessuno oltre a noi due sa di questa cosa, e ricordo che ti piaceva tanto, vero tesoro?» disse Sirius Black ridacchiando tra sé

«Perché sei qua? Dov'è lei?» chiese la donna riferendosi alla McDonald, lasciando andare Sirius.

Aveva un'espressione fredda e seria in viso, anche se tuttavia cercava di non accennare nemmeno un sorriso alla presenza dell'uomo. In quel momento si sentí una stupida, trovando quasi infantile il fatto che, come era sempre stato sin da bambina, non riuscisse a non essere felice alla presenza del cugino.

Sirius ignoró le domande che gli erano state poste e si guardò intorno, per poi guardare Mary, serio in viso.

«che cosa vuoi?» chiese freddamente la donna

«cosa è successo in casa?» chiese Sirius.

Mary ignoró la domanda e fece per andarsene ma Sirius disse

The fourth Black sisterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora