CAPITOLO 85 • CHI SARÀ LA SIGNORA BLACK?

176 12 13
                                    

Mary era seduta nella scrivania del proprio ufficio, in casa Black; stava sistemando gli ultimi documenti che le sarebbero serviti tra pochi giorni per il matrimonio.

Davanti a lei Bellatrix camminava lentamente per tutta la stanza. Prima che appartenesse a Mary, quel ufficio era di Cygnus Black, loro padre.

Era il classico ufficio che ogni uomo nobile possiede: una grande scrivania dove firmare documenti, atti e contratti e accordi di matrimonio , una vasta libreria per dimostrare la propria vasta cultura che si possiede, dei divanetti dove far sedere gli altri presenti, alcuni ritratti di stimato valore che rappresentano momenti di vita familiare o le proprie proprietà, e infine il gran capolavoro: un ritratto distinto, commissionato da uno dei migliori pittori di tutta l'Europa, che rappresenta a pieno il potere che si possiede, la nobiltà che si mantiene, la ricchezza che si sfoggia, il sangue puro che passa per le vene, la virilità che si dimostra.

«hai lasciato qua il ritratto di nostro padre ancora appeso per tutto questo tempo?» chiese Bellatrix incuriosita

«perché non hai messo il tuo prima?»

«so che è il ritratto qua deve rappresentare il proprietario di casa, il capostipite della famiglia e chi si prende la responsabilità di gestire tutto quanto ma quel bravo uomo di nostro padre ha deciso di incollare con la magia il suo, e quindi mi è impossibile toglierlo. L'avrà fatto sicuramente per rinfacciarmi il matrimonio con Sirius, è ovvio. Solitamente lo copro con un telo quando è qui, ma oggi che non c'è la sua presenza l'ho tolto... È meglio non gioire, tornerà molto presto con la sua solita cantilena» rispose Mary ironica senza distogliere i propri occhi sui vari documenti.

«che uomo crudele» disse Bellatrix all'improvviso.

Mary alzò finalmente lo sgaurdo, sorpresa dalle parole della sorella.

«pensavo che volessi bene a nostro padre. Lo hai difeso così tanto per tutta la sua vita e hai preso le sue parti quando ho sposato nostro cugino...» bofonchió Mary.

Bellatrix si sedette scomposta in uno dei divanetti dell'ufficio, nel mentre che Mary girava tutta la stanza, aprendo e chiudendo cassetti per prendere o sistemare carte.

«sai, a volte mi chiedo cosa si provava ad essere la figlia preferita di nostro padre. Da piccola ho fatto di tutto per esserlo, fallendo, ma ora mi sono resa conto che non mi interessa più niente, né di ciò che pensava lui. Per me è morto tempo prima che la morte se lo portasse via con sé» continuó Mary

«io sono stata la preferita di nostro padre, ma a che costo? Lui ha sempre voluto un maschio e invece gli sono uscite solo femmine. Sin da piccola ho sempre avuto il peso di tutta questa famiglia, perché ero la prima erede in casa, la prima nascita avvenuta, e nemmeno zio Orion e zia Walburga avevano dato al mondo nessuno se non nostro padre. Ma gli è uscita una femmina. Sia lui e nostra madre mi torturavano per ore, tu non te lo ricordi, eri troppo piccola... Quando mi allontanava da voi. Sono arrivata a sposare un uomo che nemmeno amo per diventare la sua preferita. Sono dovuta diventare una mangiamorte e sembrare una moglie perfetta e ubbidiente per entrare nelle sue grazie. Piuttosto, mi sono sempre chiesta come ci si possa sentire ad essere la preferita di nostra madre» disse Bellatrix giocando con i suoi lunghi ricci neri e ribelli.

Mary guardò stranita la sorella, per poi dire

«non so cosa ti faccia pensare che io sia stata la preferita di nostra madre. Lei era meno cattiva di lui, ma lo sembrava di più. Se così è stato, non mi ha giovato molto: tu essendo la preferita di lui non sei stata posta sotto un matrimonio combinato e forzato, tu per lui hai scelto di sposare un Lestrange, un Lestrange tra altri mille pretendenti che assillavano i nostri genitori sin da quando eri nata. Io, invece, sono stata combinata inizialmente ad Hunter, senza che loro la abbiano mai resa esplicita la cosa. Mi hanno ignorata, e quando si sono resi conto di me mi hanno fatto sentire un peso e mi hanno odiata, ingiustamente. Nostra madre mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote nella mia carriera. Quando iniziai a giocare a Quidditch per lei fui motivo d'imbarazzo perché per lei una donna non doveva apparire e spiccare tra molti uomini. Quando scrivevo per la Gazzetta del Profeta e le inviavo i miei articoli lei li bruciava senza nemmeno leggerli, pressandomi e rinfacciando che al posto di scrivere dovevo dare altri eredi».

The fourth Black sisterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora