La solitudine

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Nell'antichità la malinconia aveva un significato leggermente diverso da quello odierno, rappresentava infatti uno dei quattro umori generati dall'organismo umano. L'humor nero per la precisione, a cui si attribuivano influssi malefici o peggio fatali sulle funzioni vitali. Ultimamente penso di essere perseguitato da questo humor nero. Ti è mai capitato di andare a casa e vedere il cielo tinto di nero? Non il solito blu scuro del crepuscolo, né il grigio della giornata uggiosa, nero pece, il vuoto. Non importa l'ora, né la data, il cielo sarà sempre nero. Fatta eccezione per gli occhi che ti fisseranno ininterrottamente, probabilmente non ci farai nemmeno caso perché sarai troppo impegnato a ripararti dalla pioggia che cade esclusivamente su di te. Solo sulla tua triste e china testa, come tanti aghi gelidi che ti perforano e ti sussurrano cose orribili. E tu, tu non fai nemmeno caso a questo scenario apocalittico dei cieli neri, pieni di occhi impazziti che lacrimano aghi sul tuo capo incappucciato. Probabilmente gli occhi nel cielo sono gli unici a piangere, perché tu non ne hai voglia. A che serve d'altronde, non farà certo tonare il cielo azzurro e non farà tornare la pioggia acqua fresca. Torni poi a casa e ti appoggi svogliatamente al muro all'ingresso, accendendoti una sigaretta. "Il fumo uccide" leggi sul pacchetto, "uccide". Allora pensi che sia la sigaretta ad aspirare te, che i tuoi capelli prendano fuoco e che il tuo cranio inizi a sciogliersi e a bruciare lentamente, diventando un cumulo di cenere grigiastra che cade a terra e viene spazzata via dal vento. Non urli nemmeno, perché tu non ne hai voglia. A che serve d'altronde, non ti farà smetter di bruciare e la sigaretta non smetterà di fumarti a sua volta. Il tempo passa rapidamente, la tua giornata procede e si conclude nello stesso modo in cui è cominciata. Steso nel tuo letto, uno sguardo vacuo rivolto in uno schermo, alle pagine di un libro o alla prima fonte di distrazione che trovi. Ne hai bisogno, di distrazione, devi staccare la spina al cervello. Così non penserai al fatto che il cielo nero, coperto di occhi, la pioggia di aghi, le voci, il tempo che scorre troppo veloce, esitano tutti a causa tua. Getti rapidi sguardi allora, le 23:00, le 2:00, 4:15, 6:30, 9:00 in punto, mezzanotte, non te ne sei nemmeno accorto probabilmente. Il tempo si ferma e una parola ti si imprime nello sguardo, "perché". Perché gli altri sembrano essere felici e io non sono contento per loro? Perché non vogliono aspettarmi? Perché nessuno parla con me? E inizi a darti delle risposte. Forse perché in realtà non mi interessa della felicità degli altri, sono tutte bugie, a me interessa soltanto la mia e la mia soltanto. Forse perché a nessuno interessa del mio stato, nessuno ha intenzione di peggiorare la sua giornata per curare questa mia malattia così contagiosa, che per di più, posso curare benissimo da solo. Forse non esisto, forse sono morto. Poi pochi attimi dopo apro gli occhi. No, sono ancora vivo e l'umore nero è ancora dentro di te.

Alcuni anni fa mio fratello ha iniziato a ricevere chiamate sul suo cellulare, tra le 2:00 e le 3:00 del mattino, ogni giorno. Ogni qualvolta rispondeva sentiva un suono infernale, come un rumore statico mescolato con delle urla. Ha cambiato il suo numero di cellulare dopo un mese e sembrava che si fosse risolto il tutto. Poi, dopo una settimana circa, il cellulare con il suo nuovo numero ha iniziato a ricevere nuovamente delle strane chiamate. Stesso rumore, stesse urla allo stesso orario. Un giorno era particolarmente infastidito e decise di richiamare il numero, rispose un vecchio signore che non aveva idea di cosa stesse parlando. Le chiamate continuarono giorno dopo giorno. Decise di dirlo alla sua compagnia telefonica, cambiando quest'ultima ottenne un altro numero, le chiamate tuttavia continuarono. Quelle urla iniziarono a cambiare la vita di mio fratello, non riusciva più a dormire, era terrorizzato ogni notte. La cosa era assurda ed inspiegabile, anche questa volta ha ricomposto il numero sentendo dall'altra parte una persona diversa, anch'essa negava di aver mai effettuato quelle chiamate. Successivamente mio fratello perse il lavoro e decise di gettare il telefono. Le chiamate si erano fermate non avendo nessun cellulare con sé. Una mattina mia madre mi chiese di ascoltare uno strano messaggio che aveva ricevuto sul telefono di casa. Era "QUEL SUONO INFERNALE", quando mio fratello lo ha saputo è andato fuori di testa. Ricompose nuovamente il numero, ma questa volta non rispose nessuno. Da quel momento non ne ho più sentito parlare e tutt'ora non sappiamo come fosse possibile tutto ciò. La solitudine ha il compito di invitarti a scendere nella parte più profonda di te dove abitano le tue risorse interiori. In quel luogo, in cui arrivi dopo aver affrontato le tue paure, nasce l'esperienza della connessione. In questo modo si può maturare la consapevolezza che non siamo mai veramente soli perché, in fondo, ognuno di noi è un piccolo frammento di infinito. Mi chiamo Valentina e ho 25 anni vivo in un paesino in provincia dell'Aquila, da piccola sono stata vittima di bullismo non avevo neanche un amico con cui poter uscire, parlare o giocare venivo picchiata da ragazzi derisa continuamente e nessuno faceva niente in quelle situazioni le persone adulte compresi i miei genitori restavano a guardare senza muovere un dito, fui costretta a passare gli anni delle medie chiusa in casa da sola senza parlare con nessuno finite le medie scelsi liceo psicopedagogico il primo giorno fui felicissima perché avevo molta voglia di imparare, farmi degli amici, voltare pagina per i primi mesi mi feci un sacco di amiche uscivo e finalmente non ero più pervasa da quella sensazione orribile di solitudine conobbi così tante persone da non ricordare addirittura i nomi di ognuna beh tutto ciò durò solo qualche mese, poi inizio l'incubo. Un giorno durante la lezione di italiano mi arrivano continuamente chiamate da un numero privato non ci feci molto caso finché queste si trasformarono in sms anonimi con messaggi intimidatori non volevo parlarne con le mie amiche per non creare problemi perciò inizialmente non presi la situazione sul serio andando avanti questi messaggi erano sempre più pesanti "ti vedo so cosa stai facendo indossi una maglia rossa adesso sei nella sua stanza" sapeva i miei orari chi frequentavo quando ero sola decisi di parlarne con la mia amica più stretta Ludovica la situazione si faceva sempre più pesante quando io e la mia amica parlavamo arrivava subito il messaggio con ciò che stavamo dicendo e ciò fece diventare la situazione sempre più insopportabile quando iniziò a toccare i miei punti deboli come la morte di mia nonna e varie minacce di morte, nel frattempo dubitavo di qualsiasi compagna o compagno intorno a me. Io e la mia amica decidemmo di parlarne con la professoressa d'inglese da quale mi accompagna per tutto il tratto fino al treno tornata a casa non ci presente niente la situazione loro mi dissero di non farci caso e che erano scemenze probabilmente era qualcuno che come al solito stanno approfittando della mia debolezza il giorno dopo tornata da scuola tutti sapevano della mia situazione era come se si fossero distanziati da me la mia amica decise di prendere il mio telefono per un giorno per darmi conforto e iniziò a minacciare anche lei a seguirla dicendole come era vestita e cosa stesse facendo ci spaventammo moltissimo durante il torneo di pallavolo lascia il mio telefono a Sarah anch'essa una delle mie amiche più strette con la quale condividevo i miei problemi, lei si assentò per andare in bagno ed una volta tornata mi venne a chiamare in modo preoccupato perché il suo zainetto era sparito, cercammo ovunque negli spogliatoi niente andammo immediatamente dal professore il quale riunì tutta la classe cercando di capire nel frattempo era già stata convocata la preside la quale ci aspettava tutti in classe nel frattempo che salivamo la mia amica trovò il suo zaino ma senza il mio telefono dentro mi feci prendere dal panico andando immediate dalla preside per spiegare la situazione mise una nota disciplinare a tutta la classe proibendo la gita di fine anno mi sentivo colpevole per la situazione nessuno mi parlava quel giorno uscì sola da scuola senza telefono e raccontai ai miei quello che mi era successo finalmente mamma presa sul serio il mio problema quel pomeriggio dello stesso giorno mi porto ha scuola per vedere e capire meglio cosa stava succedendo la scuola e la polizia non fecero nulla semplicemente bloccarono il codice del telefono dicendo che non avrebbero fatto nulla con un telefono bloccato mi trovavo nella stessa situazione di quando ero alle medie nessuno mi parlava più non avevo di nuovo amici un giorno tornata a casa apri lo zaino per fare i compiti e mettendo le mani percepivo un oggetto era il mio telefono tutto smontato la batteria era nella tasca della merenda mentre tutto il resto dentro le varie tasche accendendolo per testare il suo funzionamento mi resi conto che era stato da poco utilizzato vi era uno sfondo con su scritto "Ora sei sola" e varie scritte violente su un block note decisi così di cambiare subito il telefono e la sim dando il mio numero solo alle persone strette dopo tutto ciò rimasi con davvero poche amiche che con il tempo mi abbandonarono tutte senza farmi notare troppo la loro poca voglia di stare con me adesso ho vent'anni l'unica persona che ho è il mio ragazzo non ho amici non mi cerca mai nessuno a volte ricevo richieste d'amicizia molto strane su Facebook e non le accetto mai quello che mi è successo mi ha segnata fisicamente e psicologicamente e credo che ne porterò i postumi per il resto della mia vita. Nella nostra società siamo portati a impegnare ogni momento della giornata con attività ed urgenze. Capita spesso anche a te di "riempire" ogni spazio di tempo con mille impegni o con gli occhi puntati sul tuo cellulare? L'iperconnessione alimenta l'illusione di sentirci connessi con gli altri tramite i social, così in verità si è senza rendersene conto. Nell'era digitale le esperienze sembrano acquisire senso solo se condivise in un post ed i momenti rischiano di perdere intensità perché non siamo capaci di . L'esperienza della noia che si sperimenta quando si è soli può fare paura, per questo si cerca di sfuggirle ma è un momento prezioso che alimenta la creatività. Impegni, doveri e routine ci fanno illudere di avere tutto sotto controllo ma rischiano di soffocare la nostra creatività perché non ci porteranno mai lontano da ciò che già conosciamo. La solitudine può essere a volte una necessità irrinunciabile. In questi casi non viene vissuta in modo negativo ma ricercata volontariamente. Per le persone introverse, sensibili o per chi lavora nelle professioni di aiuto o a contatto con molte persone, la solitudine è spesso un'esigenza profonda che aiuta a ricaricare le energie. Lo stesso vale per i creativi che hanno bisogno di uno spazio per connettersi con il proprio intuito alla ricerca dell'ispirazione. Ma tra lo stare da soli e il sentirsi soli c'è una profonda differenza... ci si può sentire soli anche in mezzo ad una folla. Sono le distanze psicologiche a dare alla solitudine una sfumatura ancora più intensa. Il significato che noi diamo alla solitudine può davvero fare la differenza per la nostra vita. In verità l'esperienza di stare soli con se stessi è di aiuto a tutti, soprattutto quando si ha paura, l'unico modo per superarla è affrontarla. Solo così è possibile sperimentare i poteri curativi e rigeneranti della solitudine. Che sia ricercata oppure no, il sentimento di solitudine, può riflettere un'incapacità di . Può portare a percepire un senso di isolamento e vuoto interiore fino a sfociare nella . Questa sensazione può essere invece accolta come sintomo di crescita, intesa come individuazione di Sè. Quando ci si distacca dai condizionamenti e dalle aspettative sociali per ricercare il proprio sentire, la propria strada, si sviluppa la capacità di ascoltarsi e può succedere lungo questo percorso di non sentirsi pienamente compresi dagli altri. Ad esempio quando si stanno vivendo dei momenti di intenso cambiamento interiore può accadere di sentirsi soli o incompresi, come "un pesce fuor d'acqua" all'interno di ambienti sociali in cui fino a poco prima si stava a proprio agio. Ognuno di noi ha il suo carico, i suoi vissuti, le sue emozioni e le sue personali sfide evolutive. Neanche chi ci ama può sostituirsi a noi nel nostro percorso di crescita personale. In alcuni casi, chi ci è vicino non è in quel momento in sintonia con il nostro stadio interiore. E' importante riconoscere quando è il momento di lasciar andare le relazioni che hanno concluso la loro funzione evolutiva. Se ci si sente soli, in ogni caso, è necessario fare un lavoro interiore, potenziare la propria autostima e . Proprio per questo, nel corso online Energia Creativa delle Emozioni all'interno del , ho inserito molte semplici ma potenti strategie che solitamente condivido nei percorsi di psicoterapia. Tra queste puoi trovare anche l'esercitazione guidata per superare qualsiasi paura che ti causa blocchi emotivi e sofferenze. Le emozioni, non a caso, si chiamano "universali". Quando siamo a contatto con il nostro mondo interiore aumentano le nostre capacità di empatia che ci connettono con gli altri in modo umano e profondo. Per questo le persone che sono capaci di stare da sole sanno anche stare meglio con gli altri. Essere capace di estraniarsi dal caos esterno per , uscire fuori dai condizionamenti e dalle aspettative degli altri potrebbe far sentire soli. Ma saper creare uno spazio silenzioso dentro e attorno a sé è un atto profondamente spirituale e necessario. Pensa al seme che nascosto nelle profondità silenziose della terra trova l'energia per dare alla luce il germoglio. Allo stesso modo la nostra anima ha bisogno di momenti di solitudine e silenzio per poter dare alla luce la nostra piena realizzazione. Per questo, a volte, è necessario sperimentare e affrontare anche momenti di dolore o di tristezza. I saggi e gli eremiti lo sapevano bene, per questo andavano sulle montagne per e cercare l'illuminazione lontano dal frastuono della gente. Anche gli indiani d'america prima di concludere il loro passaggio terreno si allontanavano in solitudine per riconnettersi con se stessi e con l'universo. Il silenzio ha un potere curativo, aiuta a connettersi con sé stessi e rigenera la mente. Io ho la mia famiglia, i miei amici, il mio ragazzo. Lui invece non ha niente, sennò non sarei diventata la sua ossessione.


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