Ma No Umi - Il triangolo del drago

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Esistono tantissimi luoghi misteriosi in tutto il mondo, sia sulla terraferma che negli oceani, difficili da spiegare in modo logico. Le leggende delle barche scomparse e delle navi fantasma, che vagano senza il loro equipaggio in questi luoghi, li hanno resti sinonimo di "grandi ed inspiegabili misteri". Sebbene il famigerato triangolo delle bermuda sia in cima alla lista dei luoghi più misteriosi di questo pianeta, esiste un certo numero di altri luoghi che rimane misterioso quanto quest'ultimo, come "il triangolo del drago", noto anche come il mare del diavolo, uno dei peggiori incubi dei poveri marinai che navigano le profonde acque del Pacifico. Il triangolo del drago, "Ma No Umi" in lingua giapponese, è uno dei dodici vortici vili intorno alla Terra. I vortici vili sono quelle aree in cui la spinta delle onde elettromagnetiche del pianeta è più forte che in qualunque altra zona. Il mare del diavolo si estende come un triangolo dal Giappone, le isole di Bonin e una parte importante delle Filippine. Più nello specifico questo triangolo si trova intorno al Miyake, isola giapponese che si trova a circa 100 km a sud di Tokyo. La sua posizione esatta è però contestata, poichè diversi rapporti sostengono una distanza diversa dall'area. Alcuni di questi sostengono che si trovino a 110 km dalla costa orientale del Giappone, altri, invece, che si trovi vicino a Iwo Jima, un'isola vulcanica Giapponese che si trova a quasi 1200 km dalla costa. Dal momento che il mare del diavolo non è ufficialmente incluso nelle mappe, le dimensioni effettive e il perimetro delle acque famigerate rimangono tutt'oggi sconosciute. Ciò che è certo, però, è che si trova tra il 26esimo e il 28esimo parallelo e proprio per questo motivo l'area è stata soprannominata "il triangolo delle bermuda del pacifico", il quale ne indica la sua posizione esatta rispetto quest'ultimo e le incredibili somiglianze con i fenomeni paranormali che avvengono al suo interno. La sua reputazione non è stata acquistata negli ultimi tempi, ma esiste da secoli, specie se si vuole credere a certi miti e leggende locali. Il triangolo, infatti, si è fatto conoscere nel tempo per via di innumerevoli sparizioni di navi e dei suoi equipaggi, mai più ritrovai. Nel corso dei secoli sono state riportate esperienze che si potrebbero definire inspiegabili vista la loro natura alquanto singolare. Numerosi testimoni hanno raccontanto di cali di nebbia improvvisi, maremoti, uragani, naufragi e sparizioni. Inoltre, una volta entrati al suo interno, le bussole smettono di funzionare insieme alle apparechiature elettroniche, spesso si manifestano anche tempeste improvvise che sembrano risucchiare qualsiasi tipo di imbarcazione, dalla più grande alla più piccola.  La cosa non finisce qui, poichè nella zona sono state avvistate anche naci fantasma, velivoli non identificati, strani ed improvvisi segnali radar, nonostate le attrezzature elettroniche non funzionino più. Insomma fenomeni che al giorno d'oggi non hanno ancora raggiunto una spiegazione scientifica appropriata. Primo fra tutti un aneddoto che vede protagonista il conquistatore Kublai Khan, quinto grande Khan dell'impero mongolo e nipote di Gengis Khan, che aveva tentato di fare due incursioni in giappone nel 1274 e nel 1281 d.C. con la sua flotta. Nonostante la preparazione antecedente al viaggio, in entrambi i tentativi non riuscì ad invadere il paese dopo aver perso le sue navi e tutti i suoi 40000 membri dell'equipaggio mentre stava navigando all'interno del mare del diavolo. Secondo gli ultimi rapporti, quando stavano per entrare all'interno dell'area triangolare, in lontananza scorsero una strana tempesta, probabilmente un ciclone. Mentre Kublai e il suo esercito decisero in seguito di abbandonare il piano di invasione, gli stessi giapponesi credettero che fossero stati gli Dei ad inviare i tifoni per salvarli dalla minaccia imminente dei nemici provenienti dalla mongolia. Molti secoli più tardi, ad avvalorare le verità dietro la leggenda, alcuni sub e biologi marini avrebbero ritrovato i resti delle flotte mongole perdute. Tra il 1940 e il 1950 avvenne tuttavia un fatto alquanto insolito, un certo numero di pescherecci e cinque navi militari lungo le coste Nipponiche, in un'area compresa tra Iwo Jima e Miyake Island. Di conseguenza, per sfatare lo strano evento ed avere una risposta al mistero, il Giappone inviò una nave di ricerca chiamata "Kaiyō Maru" nel 1952 per idagare sulle altre imbarcazioni scomparse nel Triangolo del Drago. Tuttavia la nave, con i suoi 31 membri dell'equipaggio incontrarono lo stesso tragico destino di tutti coloro che si inoltrarono nel mare del Diavolo senza fare mai più ritorno. Il relitto della Kaiyō Maru numero 5 venne recuperato alcuni mesi più tardi, putroppo non si ebbero più notizie sui membri dell'equipaggio e non fu ritrovato alcun cadavere. A seguito di tale incidente il Governo Giapponese dichiarò che la zona era pericolosa e ne proibì qualsiasi rotta marittima, sia militare che commerciale. Inoltre come risultato di questo incidente senza precedenti, tutti gli sforzi per scoprire i fatti dietro al mistero vennero ulteriormente annullati senza fornire ulteriori spiegazioni. Ad ogni modo, nelle varie culture orientali è possibile affermare che l'origine del nome "Triangolo del Drago" risale ad una leggenda cinese che è narra di draghi immensi che vivevano sotto la superficie dell'oceano. Tali creature secondo la loro cultura attaccavano intere flotte di navi per saziare i loro appetiti.  La leggenda ebbe origine per certo intorno al 1000 a.C. Probabilmente nata per via delle credenze sulle creature mitiche come i draghi. Tuttavia è imprecisata la sua vera origine, anche se continua ad alimentare i misteri legati a quest'area oceanica. Bisogno precisare che il termine giapponese Ma No Umi, che significa "Triangolo del Drago" fu originariamente coniato dai contadini nipponici, circa due secoli fa, durante gli anni in cui i fenomeni paranormali del mare assunsero una frequenza decisamente allarmante, circa 100 sparizioni di navi all'anno. Mentre i miti legati al mare del diavolo si diffondevano attraverso varie leggende, c'erano anche delle ipotesi, incluse alcune spiegazioni scientifiche, che tentavano di risolvere il mistero. Prima fra tutti l'ipotesi dello studioso Evans Anderson. Egli suggeriva che il motivo principale di tutte queste sparizioni erano le correnti calde e fredde che attraversano questo vortice temibile. Secondo la sua tesi queste correnti provocano disturbi elettromagnetici che intrappolano le navi al loro passaggio, inabissandole per sempre nel pacifico. Una seconda ipotesi, suggeriva inceve che fossero i vulcani sottomarini nella zona a provocare la scomparsa delle navi. Le loro eruzioni nelle profondità degli abissi, simili alle fiamme dei draghi potrebbero aver provocato tali incidenti confermando le storie su quelle grandi bestie mitiche che sembravano divorare le navi e il loro equipaggio trascinandoli fin dentro le profondità oceaniche. A causa delle eruzioni vulcaniche sottomarine e delle attività sismiche, secondo gli studiosi marini, le isole della zona spesso scompaiono all'improvviso, mentre ne compaiono di nuove allo stesso ritmo, un processo veramente soprendente. Una terza teoria scientifica sostiene che le anomalie che si ritiene si verifichino nel triangolo, siano il risultato di un fenomeno ambientale. I ricercatori sostengono che l'area presenti idrati di metano, 136(H2O)·16(S)·8(L), sui fondali oceanici. Quando il metano si accumula, ad un certo punto si creano delle sacche che esplodono, tali esplosioni fanno risalire in superficie grossi blocchi di ghiaccio sottomarini che possono facilmente distruggere una nave senza lasciarne alcuna traccia. Nel 1989, Charles Berlitz, uno scrittore di libri sul paranormale, dopo numerose ricerche sul mare del diavolo, scrisse "Il Triangolo del Drago", sostenendo basandosi sulle testimonianze avvenute nella storia, che la zona in questione avrebbe provocano la morte di oltre 700 milioni di persone. Un dato che se preso sul serio potrebbe svelare una verità decisamente spaventosa. Ad ogni modo, anche se il triangolo delle Bermuda, nel Pacifico, rimane soggetto di numerose teorie e supposizioni scientifiche, ci ricorda costantemente che alcuni fenomeni nel mondo trascendono ogni spiegazione logica, svelandoci che la natura è ben al di là dell'essere veramente controllata dagli esseri umani.

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