In una notte buia e solitaria di una strada deserta, il rombo della mia auto risuonava come il ruggito di un leone. Tra gallerie sotterranee, ponti sopraelevati e vicoli putrescenti, solo il suo faro illuminava la notte, proiettando ombre spettrali e distorte sui lati del guardrail. Parliamo di all'incirca 10 anni fa, ero solo un ragazzo all'epoca avrò avuto 19 anni all'incirca. Quella sera pioveva a dirotto, era dicembre, io e la mia fidanzata di allora, Azzurra, eravamo in trepidazione. Da mesi nell'attesa dell'uscita del nuovo film di James Cameron "Avatar". Eravamo soliti andare spesso al cinema, anche per vedere i film più scadenti, non era questo il caso e proprio quel film non potevamo perdercelo. Purtroppo nel mio paese, Cellamare, non sono presenti ospedali, centri commerciali o università. E neppure cinema, si trovano a Bari. Il nostro capoluogo di provincia che dista circa 30 km dalla mia città natale. Quindi per raggiungere tutti questi luoghi vi è bisogno di un'automobile o di una motocicletta. La proiezione del film era prevista per le 21:00, quindi alle 20:00 passai a prendere Azzurra. Ella abitava poco fuori città in una stradina di campagna con ai lati del muretto a secco per delimitarla. Una volta recuperata ci mettemmo subito in marcia. Come molte ragazze era lenta a prepararsi e perciò fui costretto a rimanere in auto una mezz'oretta. L'attesa era snervante dato che poco prima di uscire di casa l'avevo avvertita per farle capire che non volevo fare tardi. Volevamo arrivare prima e provare a prendere i posti in balconata. Una volta arrivati, acquistammo i biglietti e due pacchi di popcorn. Ricordo che il film le era piaciuto molto, tanto che ne discutemmo molto fino all'auto. Mentre io, invece, ero rimasto un po' deluso. Ad ogni modo, una volta finito, salimmo in auto per tornare alle nostre case. Ricordo che fui sorpreso che continuasse a piovere dopo due ore e mezza di spettacolo. Durante il tragitto ho avuto una strana sensazione, come un formicolio dietro al collo che si diffondeva su tutta la schiena. Avevo l'impressione di essere osservato. Una volta arrivati in città invece che andare subito a casa facemmo un giretto di ronda. Passammo per le vie principali per poi ritornare davanti alla piazza. Essendo un percorso semicircolare dove normalmente si ha la possibilità di trovare qualche locale aperto, magari anche qualche amico dato che essendo una città piccola ci conosciamo tutti. Notai subito che le strade erano quasi completamente deserte. Andai per imboccare la strada principale il tempo peggiorava sempre di più, quasi non riuscivo a vedere la strada. Ci avvicinammo ad un bar situato sotto un grande portico. Dove sono presenti anche una piccola farmacia e un laboratorio analisi del sangue. Ad un certo punto iniziai a percorrere la strada che porta a casa di Azzurra. All'improvviso apparve dal nulla una vecchietta. Se ne stava lì sotto la pioggia a fissarmi. Che diavolo ci faceva una persona lì da sola? Soprattutto di quell'età? Poco dopo mi resi conto che in effetti non stava guardando me ma semplicemente davanti a sé. Mentre lei continuava a fissare il nulla come se fosse incosciente del fatto di stare lì in mezzo alla strada e sotto l'incessante pioggia. Aprì lo sportello scesi dalla macchina per vedere meglio come stava e cercare di capire cosa stesse succedendo. Rimasi di stucco quando vedi era scalza e indossava solo una camicia da notte. "Mi scusi, signora che fa lì in mezzo alla strada?". Nel frattempo Azzurra rimase in auto, quasi non avesse idea di come comportarsi. "Signora, mi sente?", inizio a venirmi incontro nettamente più tardi "Mio figlio è molto malato". Stava evidentemente sconvolta, cercai di tranquillizzarla e lei poco dopo mi racconto di essere uscita per andare in farmacia per prendere dei medicinali per suo figlio. Non potevo andarmene come se niente fosse e perciò dissi "va bene signora la accompagno" mi risvegliai dalla sonnolenza che mi stava prendendo fino a poco prima e la feci entrare in macchina. Si sedette al centro del sedile posteriore. Una donna sull' ottantina secondo me dalla pelle pallida, aveva dei capelli bianco-grigio, sopracciglia chiare e occhi di colore celeste chiaro. Iniziamo così la nostra ricerca della farmacia di turno mentre la signora batteva i denti dal freddo. arrivammo dopo un po' alla suddetta para-farmacia. Mi fermai, l'anziana scese per andare a comprare i medicinali. Una volta soli in macchina Azzurra mi confidò di avere paura, le dissi per tranquillizzarla "Non potevamo lasciarla lì sotto la pioggia". La donna ritorno in auto con le medicine. La misi in moto e decisi di accompagnare la signora a casa per non essere scortese. Mentre guidavo per uscire dal quartiere le dissi "scusi signora, dove si trova casa sua?". Ci furono un paio di minuti di silenzio, dovetti insistere perché mi sentivo a disagio. "Signora, dove la devo portare?" la donna mi rispose dicendo "In via Medici senza frontiere", "a ho capito, conosco il posto stia tranquilla". Mentre guidavo per raggiungere la via mia rilassai, stava tutto per finire, avevo fatto il mio dovere e mi era anche goduto un bel film insieme alla mia ragazza. Stavo procedendo spedito con un sorrisetto sulla faccia. Azzurra mi guardo come per dire "Che cos'hai da ridere?". Quando giunsi nel quartiere in cui sosteneva di vivere l'anziana ella iniziò improvvisamente a lamentarsi. Poi disse "Mio figlio è morto" ci fu un attimo di silenzio, in macchina ci gelo il sangue risposi "scusi come ha detto?" decisi di tranquillizzarla "non dica così, vedrà che suo figlio starà bene" ma l'anziana continuò dicendo "mio figlio è morto in guerra". Non capivamo cosa stesse succedendo. Le chiesi allora "mi scusi ma, quale guerra?", "La guerra del 45? Ma le medicine per chi sono allora?". Mi diede una risposta allora che non dimenticherò mai "quali medicine?" per la schiena sentì un brivido forte. Io e Azzurra ci guardammo allibiti e decisi di guidare più velocemente. Arrivati ci saluto con "ti ringrazio, sei un bravo giovine, grazie tante" scese dall'auto e imbocco un vicolo che si trovava tra un pub ed una ferramenta. Non era un bel posto in cui girare, si trattava di uno dei quartieri bassi del paese. Eravamo finalmente soli restammo entrambi stupiti dalla situazione. Ci chiedevamo quale problema avesse quella poveretta, forse soffriva di demenza senile o aveva l'Alzhaimer. Mi misi in marcia per dirigermi a casa di Azzurra, vedendo quanto fossi turbato lei cercò di tranquillizzarmi dicendomi "sicuramente è una squilibrata, non dare importanza a quello che ha detto. Arrivati a destinazione si voltò all'indietro per recuperare la sua borsetta e lì la sua espressione di quiete cambiò completamente "Guarda, il sedile di dietro e asciutto". Mi voltai anch'io, era come se non fosse mai salito nessuno "era completamente zuppa d'acqua, com'è possibile?" sbalorditi e increduli ci guardammo negli occhi. Quando tornai a casa andai subito a letto, quella notte non ho chiuso occhio e provai a cercare una spiegazione a tutto questo, ma ancora oggi, dopo 9 anni non riesco a spiegarmi quell'incontro, quelle parole, il modo in cui scomparve quella donna e il sedile completamente asciutto.
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I Racconti del Delirio
Misteri / ThrillerUna raccolta di tutte le storie che ho scritto nel corso degli ultimi anni da quando ho sviluppato la passione per la scrittura. Le storie si differenziano per personaggi, ambientazioni ed eventi, oltre che per la loro lunghezza. Ogni racconto e fru...