Chi di noi non ha, almeno una volta, ricevuto una busta dalle mani di un postino! Il ruolo di questo professionista si è radicalmente modificato nel corso del tempo. Ha iniziato come un messaggero fondamentale, senza il quale non si poteva inviare una singola pagina scritta. Poi il suo ruolo si è ridimensionato, considerando che gran parte delle comunicazioni estemporanee avvengono ormai tra mail e smartphone. Eppure la posta, e in particolare la consegna delle lettere raccomandate, della pubblicità e dei pacchi, passa ancora per le mani dei postini. Quando avevo 13 anni, mi capitò durante la settimana di ammalarmi e perciò restai a casa, avevo il morbillo, stavo sul divano a guardare la televisione quando suonò il campanello. Era il postino che mi disse che aveva un pacco per noi, ma che era così grande che aveva bisogno del mio aiuto per portarlo. Avevo solo 13 anni, non so quanto sarei stato d'aiuto nel trasportare un pacco pesante, tuttavia capì che qualcosa non andava. Gli ho chiesto dov'era il suo camion, dato che non era parcheggiato davanti casa mia. Lui mi disse che si trovava dietro l'angolo. Gli chiesi anche perché Jacopo, il postino che aveva sempre portato la posta, non c'era quel giorno. Lui un po' infastidito mi disse che era malato. Si trattava un uomo di circa 45 anni, non riuscivo a vedere bene il suo viso dato che teneva una mano sempre poggiata sulla visiera del cappello, come se cercasse di nasconderlo parzialmente. Inizio a chiedermi insistentemente di aprire la porta principale, ma io gli risposi che non mi sentivo molto bene e che non mi era possibile uscire di casa. Guardandolo meglio notai che aveva qualcosa in mano, era un martello. La cosa mi parve un po' sospetta dal momento che non vi era alcun motivo per usarlo in quel momento. Gli dissi che avremmo ritirato il pacco dall'ufficio postale, ma lui si mostrò sempre più infastidito e rispose che sarebbe stata una seccatura portare il pacco nell'ufficio postale. Gli dissi che sarei uscito a prendere il pacco era solo necessario andare a mettermi le scarpe rimaste al piano di sopra. A quel punto ho chiuso la porta principale, attraversato la casa e mi sono assicurato che pure la porta sul retro fosse chiusa bene. Fatto ciò ho preso il telefono e ho chiamato il mio vicino di casa, ho urlato al telefono, per fargli capire la mia urgenza, di venire subito a casa mia. Dopo mi sono fermato davanti finestra di fianco alla porta principale e l'ho fissato. Mi aveva visto dalla finestra del soggiorno e sicuramente mi aveva sentito gridare. Mi giustificai dicendo che avevo chiamato il mio vicino solo per essere aiutato a spostare il pacco in casa. Appena lo vide arrivare si girò di scatto e inizio a correre. Il giorno dopo al telegiornale dissero di aver ritrovato un copro in un furgone poco distante dal mio quartiere. Era quello di Jacopo, lo ritrovarono morto nel suo stesso furgone con la gola tagliata e con mani e piedi legati in una pozza del suo stesso sangue. Non l'anno mai preso, mi sono sempre chiesto se fosse mai riuscito ad ingannare qualche altro ragazzino. Consiglio caldamente a tutti bambini e bambine a fare molta attenzione ad aprire la porta quando si è a casa da soli e soprattutto ad evitare di aprirla agli estranei se non si è convinti delle loro intenzioni. Nella tarda mattinata di aprile del mese successivo, uscito da scuola, ero di ritorno a casa sul solito autobus che prendo ogni mattina sia all'andata che al ritorno. A fine corsa mi ero incamminato per tornare procedendo sulla strada che passa per la scuola elementare San Domenico Savio, anche i bambini delle elementari uscirono da scuola e di conseguenza la piazza di fronte a casa mia era piena di pargoli con le loro rispettive famiglie. Mi trovavo vicino al mia palazzo quando salendo le scalinate notai dietro di me un uomo sulla mezza età, alto, con occhiali da sole neri, vestito con abiti scuri, senza barba, magro, con un cappello ed una mascherina in viso. Notai fin da subito che era strano e per paura che scoprisse dove abitavo, invece di entrare in casa decisi di fare il giro del palazzo per vedere se mi seguiva. Appena svoltai l'angolo vidi che l'individuo era immediatamente dietro di me. Iniziai a sentire un'ansia che mi prendeva dai piedi fino alla testa, ma decisi di restare calmo e di pensare. Così feci altri tre giri del palazzo per averne conferma. Feci perfino finta di parlare al telefono per capire se l'individuo mi stesse effettivamente seguendo. Dopo una manciata di minuti i miei sospetti furono confermati. Con il cuore in gola cambiai repentinamente strada e corsi svoltando per vari angoli, riuscendo a seminarlo. Ma appena tornai sulla stradina di casa me lo ritrovai di nuovo sulla destra. Così accelerai il passo riparandomi all'interno di un supermercato. Avevo anche paura di palare con qualcuno per timore che potesse avere dei complici. Lì vi era solo, oltre agli addetti, solo un altro uomo di appena 30 anni e un'altra donna di massimo 25. Credendo non fosse sicuro restare lì in mezzo, mi rifugiai da un'amica di famiglia che aveva un negozio da parrucchiera aperto. Mentre stavo entrando mi voltai un attimo e notai il suo sguardo glaciale. Mi rintanai lì per una decina di minuti, quando questa amica di famiglia mi riaccompagno a casa, non lo vidi più. Il giorno dopo andai con mia madre a denunciare il tutto alla polizia. Scoprimmo che tre individui avvistati nella zona erano attualmente ricercati. Si trattava di due uomini e di una donna, in quel quartiere tentavano costantemente di adescare ragazzini usando vari stratagemmi. E' una delle cose più terribili al mondo sentirsi in pericolo in mezzo alle persone. Ed è snervante non sapere di chi fidarsi aggiungerei.
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I Racconti del Delirio
Misteri / ThrillerUna raccolta di tutte le storie che ho scritto nel corso degli ultimi anni da quando ho sviluppato la passione per la scrittura. Le storie si differenziano per personaggi, ambientazioni ed eventi, oltre che per la loro lunghezza. Ogni racconto e fru...