Il male esterno

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Certe volte il male si nasconde nella nostra testa, molto più palpabile di qualsiasi demone, spettro o mostro. Alcune persone in questo mondo sono destinate ad una vita felice ed appagante, io temo di non essere tra quelle. Io rappresento la vergogna. Mi dicono sempre che non sono normale e non mi adatterò mai. Se vuoi che una persona cresca debole, le dai tutto ciò che chiede. Se invece vuoi che cresca forte le togli tutto quello che puoi toglierle. Ogni giorno urla in casa, ogni giorno giuro. Che schifo di vita, davvero. Casa e scuola erano due inferni in terra, e il purgatorio erano quei tratti di strada tra l'una e l'altra. Immaginate di svegliarvi la mattina sentendo il proprio padre e la propria madre che litigano, non per ragioni importantissime, che giustificano un tale volume della voce, ma per le stupidaggini più banali. Io ho sentito di tutto, dai problemi economici alla scomparsa di un orecchino. Mi ricordo di una volta che mia madre tornò a casa, io era in salotto a studiare coi libri e col computer, e lei mi disse "Ho perso il mio orecchino sinistro" non capivo cosa volesse, mi disse allora "perché non mi hai guardato", "perché non ti sei accorto che lo avevo perso?". "Perché, perché, PERCHE'?" Iniziò a sgridarmi e a urlarmi contro. Non era necessario usare la violenza, per torturarmi, le bastava togliermi la concentrazione dallo studio. La più grande arma di una donna è la sua voce. Non riesco più a chiudere occhio la notte sapendo cosa troverò il mattino dopo. A volte mi sembra di essere invisibile. Come se a nessuno importasse di me. Come se ciò che penso, ciò che faccio, non fosse degno di rispetto. I miei voti a scuola erano nella media, a volte pure eccellenti. Ma ciò non bastava, quando tornavo a casa i miei non si curavano dei risultati positive, ma solo di quelli negativi. Adoro i bulli. Mi piacciono da impazzire. In tutto il mondo, in ogni angolo del creato nessun'arte supera o eguaglia la sottile divina scienza del tormentare i membri più deboli e indifesi della comunità sfruttare i loro difetti, capire le loro incertezze per rivoltargliele contro in un perverso perpetuo turbinio di raffinate burle e prese in giro. Tutti sono in grado di sfottere qualcuno per un giorno o due, magari una settimana se si mettono d'impegno. Ma solo i bulli, nati per svolgere questa missione riescono a portarla avanti per mesi, o addirittura per anni. Come in tutte le cose in cui si diventa bravi, ci vuole impegno e costanza. Nell'immaginario collettivo la tipologia più diffusa del bullo costituita dall'esercito dei buonisti che trasudano mielosi sentimenti è quella di un tontolone beneficiato da un fisico superiore alla media ma con un il quoziente intellettivo di un bambino. Questo non è vero. Come potete ben immaginare, anche se non in tutti i casi, ma visto che mi sembrate tanto prevenuti quanto ignoranti sull'argomento permettetemi di chiarirvi e idee. Di me vi potete fidare, io sono un estimatore di questa affascinante branca antropologica. Il bullo prima di tutto non è stupido, ha il cuore di un poeta maledetto e la mente di un genio del male. E' necessaria una gran quantità di tempo per riuscire ad escogitare nuovi tormenti ai danni delle mezze seghe. Ci vogliono fantasia eclettica, inventiva ed impegno. L'abilità con la quale il bullo capta l'elemento più debole del gruppo ha un che di magico di predatorio. Nessuna faccia buffa, camicia ridicola o paio di scarpe da sfigato sfugge ai suoi sofisticati radar e vogliamo parlare dei suoi virtuosismi canori che riesce a mettere in atto. Neppure un bardo potrebbe eguagliare tanta abilità nel comporre canzoni nelle quali i difetti delle sue vittime ben incatenati in rima vengono esposti al pubblico. Nonostante la prestanza fisica raramente il bullo alza le mani poiché sa che la violenza corporea è misera cosa in confronto a quella psicologica. Con l'aumento dei social network il potere dei bulli è diventato divino, il cosiddetto Cyber-bullismo. Raggiungendo le più alte vette dell'estasi denigratoria la vittima non ha scampo tanto nel mondo reale che in quello virtuale. Ci si sente in trappola come un cervo accerchiato dai lupi. Non tutti hanno idea di che sensazione faccia essere messi all'angolo. Quella nefasta vibrante inquietudine che vi tremola nel cuore all'idea di andare a scuola sapendo che il bullo era lì in agguato. Lui controlla ogni vostra mossa anche se voi non ve ne accorgete. Immaginate il caustico senso impotente e l'umiliazione quando sbeffeggiano alle vostre spalle su dettagli come il vostro labbro leporino o il vostro culone a malapena contenuto nei pantaloni della tuta. Per non parlare dei nomignoli. I nomignoli o soprannomi dati dai bulli non vanno mai via. Come le macchie di sangue per quanto ostinatamente proviate a cancellarli tornano sempre in superficie. Io mi sono sempre dato da solo dei soprannomi che mi piacessero mettendoli in giro così che i miei amici potessero usarli e diffonderli. Mi ero stancato dei nomignoli stupidi che mi avevano assegnato durante gli anni di scuola e volevo con tutto il cuore fargliela pagare per questo. La rabbia di sentirvi chiamare così più spesso durante la giornata che con il vostro vero nome. L'odio che sentite per tutti gli idioti nella classe che contribuiscono alla presa in giro un po' per paura un po' perché pensano di riuscire così a diventare loro amici. Quanto a lungo vi siete crogiolati in magnifici utopici sogni di rivalsa e quante serate spese a fantasticare su piani di vendetta nei confronti di quelli che vi hanno fatto piangere dopo l'ora di educazione fisica. Ma non è come accade nei film. Non spunta dal nulla un burbero vecchietto cinese che vi insegna le arti marziali, né un grasso panzone che vi consegna una lettera informativa sulla vostra appartenenza alla stirpe dei maghi. Mezza sega una volta mezza sega per sempre. Capite perché non posso fare a meno di adorare i bulli. Non è da tutti ridurre la propria empatia a livelli così bassi da non curarsi più della sofferenza e dai disagi provocati al prossimo. E stiamo parlando di ragazzi, immaginate cosa sarà capace di fare da adulto un dodicenne che ha portato un ragazzo più debole alla soglia della depressione. Un tipo del genere potrebbe diventare chiunque e fare qualunque cosa gli passi per la testa. Se c'è una cosa che amo è vederli in azione. La mia abilità più grande non è la forza fisica, l'intelligenza o la velocità. No. E' capire le persone, osservarle quando pensano di non essere osservate. Io vedo le persone per quello che sono in realtà. Mi apposto su una delle panchine della "villa", il parco aperto al pubblico nel centro di Lecce, dove è più facile che accada qualcosa. Lì attendo finché un bullo non mi vede e naturalmente si avvicina. Il mio aspetto e una tentazione troppo irresistibile per lui. A quel punto scappo, mi infilo nella macchia d'alberi che circonda la fontana del parco. Dove perdersi è davvero questione di un attimo. Lascio allora che il bulletto mi venga dietro fin dove i cespugli sono più fitti. E' qui che mi trasformo, il passaggio dopo anni e anni di allenamento al poligono di tiro, in palestra e con i corsi di autodifesa si manifesta dando i suoi frutti. A questo punto non importa a quante risse abbia partecipato o quanto si senta sicuro di sé. Niente e dico niente potrebbe salvarlo da ciò che sta per accadere. A volte fa un po' tenerezza come nei momenti più disperati tentino di fare i duri. Ma la verità è che sono terrorizzati, si cagano nelle mutandine perché sono nella merda fino al collo. E' lo sanno, mi dispiace persino un po' per loro. La mente va in mille pezzi ad una sola occhiata, non è una questione di coraggio è così e basta. Anche un animale ferito a morte, messo in un angolo, combatterà ferocemente fino all'ultimo respiro. Ma gli esseri umani, considerati la forma di vita dominante sul pianeta, sono pronti a cagarsi nei pantaloni quando vengono messi alle strette. Questo mi rende molto furioso. Ma, va bene. Rende tutto molto più facile. Finora nessuno di quelli che ho mangiato è riuscito a scappare sono solo rimasti lì inebetiti e paralizzati dal terrore. Non potrebbe essere altrimenti dato che se qualcuno ci riuscisse potrebbe raccontare in giro cosa faccio nel mio tempo libero, in modo da impedirmi di farlo di nuovo. La cosa che apprezzo di più dei bulli è il loro sapore. Tutta quella massa muscolare di cui tanto vanno fieri, lì per me a completa disposizione senza che debba condividerla con nessuno. Il gusto delle loro carni è da leccarsi i baffi. Non c'è cena migliore la notte di qualcuno che va in giro per la città solo con l'intento di minacciare e spaventare gli altri per poter avere un motivo valido per sentirsi importante nella sua miserabile esistenza. Come ho detto all'inizio, io adoro i bulli, mi piacciono da impazzire. La prima notte in cui sono cominciate le mie "scampagnate" ho capito una cosa molto importante <io scelgo chi muore, ma soprattutto decido chi deve vivere>, <io sono come... Dio>. Questo fottuto mondo mi ha tolto tutto, io ricambio nel modo più letale possibile. Io li ucciderò tutti, uno per uno, finché avrò fiato in corpo. Nessuno può fermarmi, perché nessuno sa che esisto. Mi diverte molto pensare a futuro roseo che tutti loro avevano davanti e che sono stato proprio io a portarglielo via. Gli anni di vita che non vivranno mai e che avrebbero potuto godersi, io me li gusterò fino all'ultimo. Non sono un eroe, ma non sono neppure io ad essere in trappola. Sono tornato a casa e mi sono riposato nel mio letto intorno alle 2:00 di notte, la mia ragazza dormiva beata lì di fianco, mi è sempre piaciuto guardarla mentre dorme. Mi distesi per rilassarmi e fare sogni meravigliosi. Sapevo che con ciò che avevo fatto non avrei mai perso il sonno. Avevo preso un piccolo ricordo di questa esperienza, come delle altre del resto, il suo portachiavi. Lo portava sempre con sé nella sua cintura quel soggetto inutile, ora lo avrei ricordato per sempre con il nome di Pietro Bianchi. Scolpito nella mia mente. La mattinata arrivo presto, mi alzai intorno alle 9:00 per fare colazione con Laura. Dopo aver finito di mangiare mi misi a fare i piatti prima di uscire assieme.

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