La lista rossa

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La sera di Capodanno decisi di andare ad una festa in discoteca insieme ai miei amici. Non sono una persona particolarmente socievole, ma sentivo di meritarmelo dato che pochi mesi prima era riuscito a superare gli esami di maturità con successo. C'erano molte persone in quel locale e tra di esse notai quasi subito una ragazza molto carina, con un vestito rosso. Rimasi molto colpito da lei, ne ero decisamente attratto, ma non riuscivo a farmi avanti per via della mia timidezza. Alla festa abbiamo bevuto molto: i drink, la musica, le luci stroboscopiche, la pista da ballo... era tutto stupendo, pieno di bellissime ragazze, ma io volevo lei. Sentivo il desiderio che mi travolgeva. Così trovai il coraggio di dirle <ciao...> e di presentarmi a lei. Pensavo che fosse la mia grande occasione anche perché coi vari drink avevo ottenuto quello che si potrebbe definire "coraggio liquido". Iniziammo a parlare, andò abbastanza bene. Lei mi sorrise, noi due chiacchierammo e alla fine decise di darmi il suo numero di telefono. Era tardi, eravamo tutti  stanchi, così prendemmo la macchina e tornammo a casa. Io continuai a pensare a lei finchè, esausto ed in preda ai fumi dell'alcool, non mi addormentai sul letto. Il giorno dopo mi svegliai ripensando a lei. Ancora. Ancora. Ancora una volta. Presi il numero che mi aveva dato e provai a chiamarla, senza risposta. Mi rendo conto che non fu una grande idea, avrei dovuto aspettare, essere paziente e non stressarla troppo, ma io volevo parlare con lei, volevo conoscerla e uscirci di nuovo. A quel punto andai a fare colazione con i miei genitori e mia sorella. Mentre mangiavamo accendemmo la televisione per il telegiornale e lì sentimmo di una ragazza che era stata trovata in un fosso adiacente al canale. Quando mostrarono la foto della vittima vidi che era lei. Rimasi veramente sconvolto dalla cosa. Non riuscivo proprio a non pensarci. Dissi ai miei di lei e loro mi capirono. Quel giorno decisi di non andare a scuola per poter fare un salto all'ospedale e trovarla. Quando arrivai lì i medici la stavano ancora operando e quindi dovetti rimanere in sala d'attesa. Mi dissero che aveva gravi lesioni interne e che doveva subire diversi interventi chirurgici. Dopo che ebbero finito, io andai a trovarla e lì vidi che vi era solo sua madre a fianco al letto con lei che le teneva la mano. Mentre dormiva io parlai un po' con la madre. Lei mi disse che aveva solo sua figlia perché il padre era morto alcuni anni prima per colpa del cancro, inoltre la madre aveva pure perso un'altra figlia precedentemente per alcune complicanze durante il parto. Quando entrai nella stanza la vidi con un tubo in gola per la respirazione, una serie di garze sulle braccia e alcuni cerotti sulla faccia. Aveva il volto sfigurato con diversi tagli vicino al naso e alla bocca, inoltre era stata picchiata perché c'erano diversi ematomi sulla faccia e sulle mani si potevano chiaramente osservare segni di difesa, evidentemente aveva cercato di difendersi dal suo aggressore. La madre aveva lo sguardo diretto verso la figlia e continuava a fissarla senza sosta. guardò e disse <come ti chiami ragazzo?>. Io allora le dissi il mio nome e lei prima sorrise e poi disse <bene, non sei nella lista>. Io allora le chiesi <quale lista?> ma lei non rispose e uscì lentamente dalla stanza senza neppure salutare o dire il perché. In quel momento non ci feci caso più di tanto, per quel che ne sapevo poteva essere andata in bagno, capivo che era sconvolta dalla situazione e perciò evitai di insistere. Mentre ero di fianco al letto della figlia decisi di prenderle la mano e sentì qualcosa al suo interno. Lo recuperai e mi resi conto che si trattava di un foglietto di carta. Lo aprii e lessi su di esso 4 nomi maschili. La cosa interessante e che anche se non mi erano familiari mi ricordarono di quattro tizi che erano alla festa quella sera. Andai a trovarla per diversi giorni in attesa che si svegliasse dal coma in cui era. Un giorno mentre ero lì vidi la madre all'interno dell'ospedale con uno zaino in spalla e dato che immagino stesse andando a trovare la figlia decisi di seguirla, tuttavia ad un certo punto lei svolto un angolo e scomparve. Allora supponendo di averla persa decisi di salire fino alla stanza in cui riposava Valeria. Quando fui a pochi metri di distanza dall'entrata vidi la madre uscire di corsa da essa. Si dirigeva verso l'ascensore passandomi di fianco velocemente. Quasi non riuscì ad evitare di scontrarci con le spalle. A quel punto decisi di entrare nella camera per paura che Valeria non stesse bene. Mi aveva sfiorato per un brevissimo momento il pensiero che le fosse successo qualcosa. Quando entrai nella stanza le vidi chiaramente sul tavolo davanti al letto di Valeria. Lì posate l'una vicino all'altra vi erano le teste mozzate di 4 ragazzi in un bagno del loro stesso sangue. Fui così sconvolto dalla cosa che mi misi ad urlare come un pazzo. Fui raggiunto subito dai dottori che si occuparono di avvertire le autorità competenti. La polizia chiuse la stanza e fece spostare il letto di Valeria in una distante, Si assicurò di mettere un agente di guardi nel caso la madre tornasse. Non si fece più vedere. Passarono giorni, settimane, mesi, finché Vali non si svegliò finalmente dal coma. Una volta essersi ripresa poté tornare alla sua vita di prima. Io e lei continuammo ad essere buoni amici e alla fine ci fidanzammo. Un bel giorno, mentre eravamo insieme al parco a passeggiare, vidi una figura in lontananza che sembrava osservarci. Una figura con un vestito rosso. Sembrava quasi una sorta di suora, una suora rossa... una suora di sangue. Se c'è una cosa che le persone devono sempre tenere presenti sui figli e che i buoni genitori farebbero di tutto non solo per proteggerli ma anche per vendicarli. Dopotutto la mamma è sempre la mamma. Le persone come quei ragazzi si devono ricordare che le cattive azioni hanno sempre delle conseguenze. Non esiste alcuna ragione apparente per spezzare una vita, eccetto forse una: salvare un'altra vita. Quante altre ragazze sarebbero state colpite da quei quattro se la madre non avesse deciso di compiere quei gesti estremi?



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