L' autostoppista

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Mi chiamo Ambrogio. Questa è una storia che mi è stata raccontata da bambino da una vecchia amica di famiglia di nome Carmen. Non una, ma diverse volte ho sentito questo racconto. Quasi come se dovesse rimanere per me un consiglio di vita, da tenere sempre a mente nel corso degli anni. Posso dire che non l'ho mai dimenticato e ogni volta che viene fuori qualcosa di associato agli autostoppisti, mi torna sempre in mente. Carmen, che è cresciuta nello stesso periodo di mio padre, nei primi anni 60, era una giovane donna di 20 anni, uno di quegli spiriti liberi e ribelli ma comunque di buon cuore, sempre disposte ad aiutare il prossimo nel momento del bisogno. Proprio per questo posso immaginare che sia accaduta questa vicenda. Era sera, circa le 19:00, lei stava tornando verso Lecce, che distava due ore di macchina, mentre guidava vide un uomo che camminava lungo il ciglio della carreggiata. Avvicinandosi, l'uomo si volto e fece il tipico gesto degli autostoppisti, sollevo il braccio e tirò fuori il pollice dalla sua mano sinistra. Carmen si fermò e gli chiese se avesse bisogno d'aiuto. Mi raccontò che si trattava di una persona davvero educata, sennò un po' timida, che gli chiese gentilmente un passaggio in città. Carmen sorrise e lo invitò a salire a bordo sul sedile anteriore di fianco. L'uomo all'interno si è allacciato la cintura e sono partiti. Parlarono piacevolmente per la maggior parte del viaggio, gli argomenti riguardavano le amicizie, le novità, il lavoro, insomma le tipiche chiacchere senza peso. Mentre erano in viaggio si fece ora di cena, entrambi erano abbastanza affamati, perciò si fermarono al primo autogrill per mangiare. L'uomo disse a Carmen di non avere soldi con sé, anche perché fino a prima era sulla strada per cercare aiuto. Lei lo tranquillizzo e gli disse che per un panino e una bibita offerta non sarebbe diventata povera. L'uomo accetto l'offerta con molto piacere e dopo aver cenato si rimisero in viaggio. Non appena sono entrati in città l'ha ringraziata più e più volte per il passaggio e per il cibo. A quel punto le indicò la via dove voleva essere lasciato. Prima di uscire dal veicolo le chiese il numero di cellulare, in modo da poterla ricontattare in futuro per potersi sdebitare e magari rincontrarla per fare quattro chiacchere. Lei glielo scrisse su un foglietto e poi lo saluto, tornando a casa con la calda sensazione di aver compiuto una buona azione. Mi dispiace se ti aspettavi che fosse successo qualcosa di inquietante, sembra più una storia d'amore, ma è proprio la seconda parte della storia a lasciare il segno. Una settimana dopo Carmen ha ricevuto una chiamata dallo stesso uomo e lì le disse di non aver avuto la possibilità di dirle un'ultima cosa dopo il saluto, le ha detto che avrebbe dovuto ringraziare Dio per essere stata cresciuta così bene. Carmen non capì dove voleva arrivare l'uomo e lui continuò dicendo che quando era salito la prima volta in macchina aveva intenzione di violentarla ed ucciderla non appena fossero arrivati a quell'autogrill, per poi rubarle la macchina e gettare il suo corpo in un fosso lungo la strada, proseguendo per la sua via. Dopo che lei le aveva parlato così gentilmente e gli ha persino offerto da mangiare, con un sorriso sempre stampato in faccia, lui non riusciva a convincersi a farlo. Non pensava di poter vivere con sé stesso dopo averlo fatto ad una donna così gentile. Le ultime parole al telefono dell'uomo, prima di riagganciare, furono "per favore Carmen, per favore, mai e poi mai devi far salire un altro autostoppista". Lei non ha mai più ricevuto una sua chiamata e quando ha provato a ricomporre il numero ha scoperto che proveniva da un telefono pubblico. Ho imparato una cosa importate da questa storia e seguirò il consiglio di quell'uomo. Non darò mai e poi mai un passaggio ad un'autostoppista.


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