I bravi ragazzi

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L'origine del termine mafia, secondo alcuni studiosi derivi da un accostamento alla parola araba MAHYAS, ovvero spavalderia. Altri studiosi sostengono che il termine mafia derivi da un dialetto piemontese o dalle iniziali dell'espressione politica MAZZINI AUTORIZZA FURTI INCENDI AVVELENAMENTI. Avevo 16 anni quando un amico mi ruppe le scatole chiedendomi di andare con lui ad un "raduno tranquillo" fatto da persone con la testa sulle spalle. Nonostante l'esitazione iniziale, e conoscendo la pericolosità del mio quartiere malfamato, accettai ingenuamente. Arrivato a casa del mio amico mi diede una maschera di "The Rake" da indossare, lui si prese quella di "Homicidal Liu" (maledetto!). Scendemmo quindi di casa e ci dirigemmo in questo anfratto molto spazioso riempito da tanti altri ragazzi della stessa età, anche se non tutti mascherati, c'erano ragazzi con volti di Slender Man, Jeff the killer ed anche Huggy Wuggy, però vi erano pure quelli con dei semplici passamontagna, sciarpe, caschi da motocross... (si avete capito bene). Inutile dire che mi bastarono 10 secondi per intuire chi ci fosse dietro a quelle maschere e quei caschi: i figli dei boss del quartiere (i ragazzi della malavita o, come li chiamiamo più comunemente, i bravi ragazzi). Capita la situazione mi salì subito l'ansia e la volontà di andarmene, ma quel poco di buono del mio compare mi trattenne e non mi permise di scappare. iniziammo a girare per il quartiere, eravamo un gruppetto di circa 40 persone o giù di lì. Tra le urla, le grida e gli schiamazzi, la gente, nelle proprie abitazioni, alle 23:00 di sera iniziarono a insospettirsi e qualcuno decise allertare le forze dell'ordine. Ad un certo punto una signora anziano uscì sul balcone di casa sua per urlarci di fare meno rumore, dato che voleva dormire, uno dei ragazzi più grandi le disse di andare a farsi fottere e poi si mise a lanciare dei petardi conto la finestra di casa sua. Successivamente, dopo aver cambiato zona per evitare gli sbirri, I bravi ragazzi vollero andare a rompere i coglioni ad un pizzaiolo che, se non ricordo male, decise qualche settimana prima di non farli cenare, consapevole del fatto che non avrebbero pagato o avrebbero comunque creato disagio. Arrivati alla pizzeria, normalmente aperta ma senza clienti all'interno, i bimbetti iniziarono a lanciare uova sporcando tutta la vetrata principale. Il proprietario, che presumibilmente stava in cucina, fu allertato nel giro di pochi secondi. Non appena uscì iniziò ad urlarci contro, uno dei ragazzi più grandi decise di sostituire un uovo con un sasso, spaccando e sfregiando il volto di quel poveraccio. Allora il proprietario tirò fuori il cellulare con l'intento di chiamare la polizia. Ma, caso volle, che una pattuglia stava svoltando l'angolo proprio in quel momento, venendo verso di noi. A quel punto scoppiò il casino: prima di tutto, tutti rimanemmo sconvolti dal sasso perché con quel gesto la cosa si fece seria, e secondo, una buona metà del gruppo, io compreso, aveva il timore della polizia perché se fosse stato acchiappato uno di quei mini-mafiasi chissà cosa avrebbero potuto fargli ed in più, parte della colpa, sarebbe potuta ricadere su di noi. Mi spiego meglio: dei 40 ragazzi, 5-6 erano figli dei caporegime, 4-5 in relazioni strette coi mafiosi, perciò solo amici, 10-15 erano figli di associati e poi c'erano i figli dei guardaspalle, ovvero di persone col culo parato "in qualche modo", e le restanti persone erano "i buoni", o per meglio dire i figli di nessuno. Col panico scoppiato, quei mafia-kid iniziarono a correre verso "le case popolari", ovvero i palazzi dove alloggiano tutti i malavitosi del quartiere, "casa base" per loro, noi restanti buoni e fighetti iniziammo a separarci seguendo una logica senza senso. Inizialmente tutti iniziammo a correre in un'unica direzione. Quei pochi fortunati, che avevano l'amico con la casa lungo quella via, si salvarono in pochi secondi. Quei pochi sfortunati con la casa più lontana, dovettero correre per salvarsi le chiappe. Io, il mio amico poco attendibile e qualche altra conoscenza iniziammo a correre a più non posso attraverso i vicoli assieme ai restanti fuggitivi: ad ogni deviazione ci riducevamo sempre più. Dopo 2-3 minuti di sgattaiolamento, la sirena si avvicinava sempre di più e i fuggiaschi restanti erano circa una decina, tra cui io. Fortuna volle che tra quelle "poche conoscenze" del mio amico ci fosse un tipo che aveva casa verso una delle ultime svolte. I restanti iniziarono ad implorare questo mio amico di farli salire con lui in preda alla paura e alla disperazione, iniziando a piangere e a tremare, mentre la polizia si avvicinava sempre di più, sempre di più. Il mio amico aprì il portone e gli altri iniziarono a intrufolarsi dentro, come dei veri e propri zombie. Tuttavia, in preda alla paranoi, egli chiuse il portone lasciandone fuori 5: questi, con lo sguardo spaventatissimo, ci guardarono in faccia (o meglio, ci guardarono dalle maschere) e dopodiché ripresero a correre. Non ho mai saputo che fine abbiano fatto, però ho sentito degli spari in lontananza dalla casa, mi hanno terrorizzato a morte. Giorni dopo ho saputo che furono presi pochi minuti dopo, ma erano solo 4, il 5 non fu mai più trovato. Scomparve quella sera stessa, e trattandosi del figlio di un associato alle famiglie, non contava tanto, perciò si decise velocemente di insabbiare la cosa. Si dice che la polizia lo abbia ammazzato e poi abbia seppellito il suo corpo, come vendetta personale, per gli agenti morti qualche settimana prima, per mano della sua famiglia. Ora, detta così la storia non sembra spaventosa, ma vista dai miei occhi che, ai tempi, erano puri e innocenti, tutto cambia... Anche perché alcuni dettagli che ho saltato sono che quei ragazzini iniziarono, nel tragitto, ad impugnare coltellini e petardi con lo scopo di rovinare non solo gli edifici ma anche qualcuno di noi a caso preso in mezzo alla comitiva. Alla fine tirai qualche ceffone al mio amico per avermi fatto passare quella brutta serata. Ho anche deciso di non uscire più con lui e quei ragazzi per evitare un'altra situazione del genere. I bravi ragazzi non vanno in paradiso.


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