Capitolo 60.

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"Non ti conosco."
"Dovrei ricordarmi di te?"
"Una sconosciuta."

Il tempo attorno a me si è fermato quando Mattheo mi ha detto queste frasi.

Ve l'avevo detto che le parole ferivano più di uno schiaffo, ve lo ricordate?
Queste frasi sono la prova di quanto sono ferita in questo momento. Sono così ferita che il mondo attorno a me ha smesso di interessarmi.

Sono sconnessa.
Non so cosa succede intorno a me, non so dove mi trovo, non so che ore sono.
Il tempo si è fermato a questo momento.

Appena Mattheo se n'è andato, ho pianto.
Ho pianto così tanto da non riuscire a fermarmi.
Ho pianto così tanto che i miei occhi ad un certo punto mi facevano male dal dolore.
I miei occhi gridavano di smetterla, ma il mio cuore lo impediva. Ho il cuore intorpidito e non credo che mai guarirà dopo questo.

Mi sembra di essere ritornata esattamente al giorno della sua morte.
Ma sapere che non si ricorda più di me ha fatto più male che vederlo morire tra le mie braccia.

Il nostro primo incontro.
Le nostre conversazioni, le nostre litigate, tutti i bei momenti passati insieme,
I sorrisi, gli sguardi, i nostri cuori connessi...
Lui non si ricorda più niente.

Lui non sa chi sono.
Sono solamente una sconosciuta come lui stesso ha definito.

L'amore che provava per me è morto, come lui, come noi.
Quella parola associata ai nostri nomi non esiste più.
Noi non esistiamo più.

È come se avessi una cicatrice sul cuore, che ogni volta che lui mi dice una frase, sanguina sempre di più fino a non smettere mai.

E dopo il pianto, come mio difetto, è arrivata la rabbia...

Mi sono arrabbiata con me stessa perché non avevo la forza di smettere di stare male.
Mi sono arrabbiata con me stessa per permettermi di soffrire così tanto, in un modo così forte che sentivo mancarmi l'aria.

Mi odio.
Mi odio per quello che sento.
Mi odio e odio il mio cuore.
Lo odio perché mi fa troppo male. Così male che sembra che ci hanno scavato dentro, togliendomi un pezzo che non può essere riempito da nessuno, se non dalla persona che l'ha ridotto così.

E si, odio anche te Mattheo.

Ti odio per come sei diventato, perché ormai credo tu sia la versione peggiore di te stesso.
Ho sempre creduto in te e nella tua persona , e a vedere come ti sei ridotto mi fa male.
Ti odio per come mi fai sentire.
Ti odio per come mi tratti, per i comportamenti che hai nei miei confronti; nonostante io ti porga la mano per aiutarti.

Ti odio perché non riesco a smettere di amarti.

«Basta, smettila di piangere.» parlo con me stessa, la me debole, fissandomi allo specchio.

Basta piangere, non ce la faccio più.
Mi sento gli occhi pesanti e sfiniti, devo smetterla.

Sospiro e chiudo gli occhi facendo un respiro profondo per mantenere la calma.

Un l'altra lacrima scorre sulla mia guancia e presa di nuovo dalla rabbia scaravento tutto quello che c'è sul mobiletto del bagno, facendo cadere tutto a terra.

Smettila di piangere Beth, cosa non capisci?
Cosa ti è difficile?

Sono una bambina come ha detto Tom.
L'unica cosa che riesco a fare è piangere.
Non sono e non riesco ad essere forte.

Mi appoggio al muro e mi lascio scivolare contro la parete fino a toccare terra. Mi massaggio le tempie per il forte mal di testa che mi si è creato.

«Va tutto bene. Sto bene.» ripeto ad alta voce per tranquillizzarmi ma ottengo solo l'effetto contrario.

Dark Paradise | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora