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Mi sono svegliata con un mal di testa lancinante, a malapena ho avuto la forza per alzarmi dal letto.

Quando mi sono alzata, i miei erano a lavoro. Aggiungerei fortunatamente, perché ero in condizioni talmente pietose, che mia madre non avrebbe potuto fare finta di nulla.

Lei sa bene che quando facciamo serata bevo qualcosa. Se sapesse che ieri sono tornata a casa ubriaca lercia, accompagnata da un quasi sconosciuto, non mi farebbe più uscire di casa. E non conta il fatto che io non sia più minorenne.

"Stai bene?"

Leggo il messaggio di Riccardo su Instagram. È stato il mio ultimo pensiero ieri, e adesso anche il mio primo di oggi.

Lo odio, ma mi stupisce comunque il fatto che si sia preoccupato di me.

"Tisana e torno operativa."

"Tisana a maggio? Sei proprio vecchia!"

Rido leggendo il messaggio con la tazza in mano, e rispondo scrivendo con l'altra.

"Ma se sono più piccola di te."

"E tu che ne sai?"

"Ho fatto pure io le mie ricerche, Calafiori."

Spengo il telefono e lo poggio con lo schermo rivolto verso il basso sul tavolo.

Riccardo è stato gentile ieri a riportarmi a casa. Ma nemmeno questo significa che io voglia avere un qualsiasi rapporto con lui. Non può tornarsene a Bologna così non lo devo vedere più?

Il suono del campanello, interrompe tutti gli scenari che mi stanno passando per la testa, in cui Riccardo sparisce e la mia vita torna normale come prima.

"Ciao." 

Si ripropone il solito scenario, che ormai conosciamo tutti e due a memoria. Marco si ripresenta alla mia porta, dice che ha sbagliato e che ha esagerato. E normalmente, il copione prevede anche che noi due dovremmo finire a letto.

"Entra." Gli lascio la porta aperta e torno sul divano, esattamente dove mi trovavo prima.

Marco poggia un mazzo di fiori gialli sul tavolo. Altra mossa facilmente prevedibile.

Il bello di essere stati insieme per così tanto tempo, è che so leggere ogni suo comportamento. E so prevederli soprattutto.

La mia reazione è sempre la stessa, e forse è questo che ci ha permesso di rimanere insieme prr così tanto. Altrimenti probabilmente ci saremmo lasciati al primo litigio.

"Come mai il tè?"

"Avevo un po' di mal di testa, ieri abbiamo fatto tardi." Taglio corto, tralasciando molti dettagli rilevanti.

Tipo che ho bevuto come una dannata e Riccardo ha dovuto riaccompagnarmi a casa.

"Ti volevo chiedere scusa, ho esagerato-"

Eccoci qua.

"Tranquillo."

"Era una solo una felpa ed io sono impazzito." Scuote la testa. "Poi non penso che tu sia una bugiarda."

Oh, io sono una bugiarda. Ma non ho mentito su quello, non sono stata con nessun altro.

"Davvero non preoccuparti." Gli accarezzo la guancia con il dorso della mano, e lui la prende tra le sue.

"Devi perdonarmi, sono uno stronzo."

Gli stampo un bacio sulle labbra.

Ma come da copione, quel piccolo bacio si trasforma in qualcosa di più. Una manifestazione dell'effetto farfalla.

Dammi un motivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora