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Quando mi sono risvegliata, Riccardo non c'era più, ed avevo addosso una coperta. Mi viene da sorridere all'idea che si sia alzato avendo cura di non svegliarmi, e poi mi abbia messo una coperta per rimpiazzare il calore che mi dava lui.

Ho cercato di fare la distaccata fino a questo momento, ma non posso più nascondere il fatto che sono cotta.

Anzi, cotta è dire poco. Sono davvero innamorata.

E forse è la prima volta che lo sono davvero, perché non ho mai provato tutto questo con Marco. A prescindere poi, da ciò che ho scoperto solo di recente.

Ho sempre considerato Marco il mio primo amore, ma adesso dubito davvero sia così.

Nonostante io e Riccardo siamo due teste calde, e non facciamo altro che stuzzicarci a vicenda, siamo due calamite.

Per certi versi, ne è valsa la pena andare a Barcellona, anche se io premevo per andare a Valencia. E' valsa anche la pena che Martina e Riccardo si frequentassero, e che io tentassi di tornare con Marco.

Sembra un controsenso, eppure se anche solo una di queste cose non fosse successa, a quest'ora io e Riccardo probabilmente non staremmo insieme.

Tecnicamente non stiamo insieme. O meglio, non abbiamo mai menzionato nulla, ma arrivata a questo punto penso sia così.

"Chi ti ha riportato a casa ieri?" Domanda mia madre. "Io pensavo non ti dimettessero in serata."

"Mi ha riportata Riccardo."

Mi guarda un attimo confusa, come per far mente locale fra le persone che conosce. Ma quando si accorge che il nome non le ricorda niente, mi fa un'altra domanda.

"E' quel ragazzo?" Il suo tono è giudicante.

"Sì è lui." Alzo lo sguardo per sfidarla, so che ha qualcosa da dire.

"Alessia, io non sono contenta che ti frequenti con quello. Con tutti quei tatuaggi-"

"Mamma ma non lo conosci!" Esclamo sbuffando.

"Sì ma Marco-" All'ennesima volta che lo nomina, sbrocco.

"Marco niente, ci siamo lasciati perchè mi ha tradito." Mia madre rimane interdetta, non se lo aspettava.

"Ma stavate insieme da tanto, potevi anche perdonarlo." Dice ed io scoppio a ridere.

"Me ne vado, non posso reggere questa conversazione."

"Fai sempre così tu! Stasera torna tuo padre, voglio vedere cos'ha da dire!"

Non la ascolto più, ho già chiuso la porta.

Ho dimenticato un piccolo dettaglio, non ho la macchina. E non la avrò in tempi brevi. Così decido di chiamare Riccardo, nella speranza che non sia impegnato.

"Hai da fare?" Domando non appena risponde.

"No, ma anche se fossi impegnato, per te mi libererei." Dice ed accenno un sorriso.

"Mi passi a prendere? Ancora non mi rendo conto che starò a piedi per chissà quanto tempo." Sbuffo.

"Arrivo subito."

Mi siedo proprio sul ciglio della strada, in attesa. E' caldo e il sole di giugno picchia forte, costringendomi a mettere un paio di occhiali.

Il braccio mi fa male, ma non più di tanto, grazie a tutti gli antidolorifici che devo prendere. Mi sento ancora impacciata, delle volte mi dimentico che non posso usare il braccio sinistro e pretendo di fare più cose contemporaneamente.

Per non parlare di quanto è difficile mettere i vestiti, una fatica straziante.

L'Audi grigia di Riccardo mi si piazza davanti.

Dammi un motivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora