Capitolo 9.

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Mentre sto ancora abbracciando mia sorella, lei si dimena dalla stretta e mi guarda perplessa. 

<<Ma hai la febbre?>> chiede con aria interrogativa, aggrottando la fronte.

<<Era solo un... "attacco d'affetto".>> rispondo scherzosamente, scompigliandole i capelli e sorridendo. Subito dopo le porgo il suo casco, prendendolo dal bauletto del motorino.

<<Un attacco d'affetto? Che cos'è, una malattia?>> si preoccupa lei, spalancando gli occhi.

<<Ma no, scema! Non ti è mai capitato di voler improvvisamente abbracciare qualcuno?>> 

Lei mi osserva pensosa, inclinando la testa e riflettendo sulle mie parole. Dopo alcuni secondi di totale silenzio, esordisco con: <<Dai! Tipo...la mamma! Non ti è mai successo di volerla abbracciare senza un motivo?>> domando cercando di spiegarmi meglio.

<<Si, ma...>> inizia lagnosamente, sollevando le spalle <<Preferirei abbracciare Doraemon.>>

Esasperata, roteo gli occhi verso l'alto e sospiro. Capendo che, a quanto pare, non si può parlare di queste cose con lei, non commento e l'aiuto a salire sullo scooter.


...


Appena arriviamo a casa, Anna corre subito in cucina ad abbracciare i miei genitori e io mi limito a salire al piano di sopra e poggiare il casco sul mio letto, senza neanche salutarli. 
Mi getto di schiena sul materasso, osservando il soffitto della mia stanza. Dopo un profondo respiro, chiudo gli occhi, rilassandomi. E' incredibile! Ogni volta che torno a casa da scuola ho un terribile mal di testa. 

Dopo qualche minuto dal mio rientro a casa, sento mia madre chiamarmi a tavola dalla cucina.

<<Maia! Vieni a mangiare, è pronto!>>

<<Voi intanto iniziate! Arrivo dopo!>> rispondo urlando, per farmi sentire <<Anzi, arrivo quando avete finito, che è meglio.>> aggiungo poi abbassando il tono, pensando ad alta voce.

Non mi piace pranzare assieme alla mi famiglia. Troppe domande, troppe conversazioni... almeno quando mangio pretendo il silenzio! 

Mi alzo in piedi e mi avvicino alla sedia della mia scrivania, sulla quale ho lanciato il giubbotto. Pendo il telefono dalla tasca e apro Facebook, tornando poi a sedere sul letto. 
Dopo qualche minuto di totale cazzeggio sulla homepage, lancio il cellulare sul materasso, annoiata. Non sapendo cosa fare, mi alzo in piedi e mi avvio verso la porta della mia camera. Credo proprio che sarò costretta a mangiare con mia sorella e i miei genitori oggi. 
Quando ormai sto chiudendo la porta alle mie spalle, vengo illuminata da un'idea.

Torno per la terza volta sul mio letto e riafferro ancora il mio telefono. Apro di nuovo Facebook e digito "Giovanni Leveghi" sulla barra di ricerca. Sorridendo noto che, come la maggior parte dei ragazzi nostri coetanei, anche lui  ha un profilo. Clicco su di esso, aprendolo.
Dopo aver guardato velocemente e distrattamente i post più recenti, scendo molto in fondo. Trovo una foto risalente al 2010 (loro sono nel 2012).
Lui mentre bacia una ragazza. Interessante.
Provo a cliccare sull'icona dei commenti al post, ma sbadatamente clicco su "mi piace". So bene che anche se rimuovo il like la notifica gli arriverà lo stesso, quindi l'unica cosa che mi resta da fare è bestemmiare e lanciare il telefono.

Proprio nel nano istante in cui scaravento il cellulare sul tappeto, mia sorella entra in camera.

Confusa, osserva l'oggetto per qualche istante, poi risolleva gli occhi su di me.

<<Maia! Mi accompagni al rientro?>> domanda, senza dare troppa importanza a ciò che ha visto.

<<Devo proprio?>> mi lamento con un mugolio annoiato.

Annuisce.
<<Si, il pulmino non mi piace...>>

Dopo essermi lagnata ancora, sbuffo e mi alzo dal letto.

<<Va bene...andiamo...>> affermo aspramente, raccogliendo il mio cellulare da terra. 


...


Accompagno Anna a scuola e decido di restare un po' in giro, tanto oggi non ho nulla da fare.
E poi, mia madre mi ha avvertita che Anna può tornare a casa con il pulmino oggi, quindi non ho problemi d'orario.

Mentre cammino nella strada principale del paese incontro Silvia, che appena mi nota corre ad abbracciarmi.
  
<<Maia! Come mai qui?>>
<<Eh, sai com'è, vivo in questo paese da diciotto anni ormai...>> rispondo ridendo.
<<Non intendevo quello...ti ricordi che domani abbiamo la verifica di matematica, vero?>> chiede, pur conoscendo la risposta.

Possibile che io sia così stupida!? Avevo completamente dimenticato il compito!

<<Merda!>> esclamo, battendomi una mano contro la fronte.

La ragazza davanti a me scoppia a ridere, poggiandomi poi una mano su una spalla.

<<Forse è meglio che torni a casa, altrimenti domani prenderai un altro due.>>

Tornare a casa? In questo bellissimo pomeriggio di sole!? Assolutamente no.
<<Nah, non ho voglia di studiare.>>

<<Ma...>> risponde lei leggermente sorpresa. Poi aggiunge: <<D'accordo...fa come vuoi. A domani!>>

La guardo mentre si allontana e torno a camminare. Ormai mi conosce bene e sa che se non ho voglia di fare una cosa, non lo faccio. So bene che se continuerò a comportarmi così non arriverò all'esame, ma "pigrizia" è il mio secondo nome.

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