Capitolo 34.

915 82 10
                                    

Io mi siedo accanto a lei e Andrea su una sedia vicina al letto.
Solo ora noto il viso pallidissimo di Giovanni, i capelli scompigliati, il corpo molto più magro... è peggiorato, e si nota...

<<Non sta passando un bel momento... è molto più debole...>> ci informa appunto la donna con le lacrime agli occhi, osservando il volto del ragazzo.

Credo che vedere un figlio star male sia la cosa che più faccia soffrire le madri. Non esiste un amore più grande di quello che ha una mamma per suo figlio.

La donna passa una mano sulla fronte del ragazzo, scendendo poi lungo la sua guancia.

<<Ha la febbre molto alta...perennemente la nausea...>> continua con voce roca, trattenendo chiaramente il pianto.

<<Pensate che ieri, quando sono venuta qui in ospedale, l'ho trovato intento a cercare i suoi vestiti, convinto che fossero ancora nella stanza.>> racconta, sforzando un sorriso <<io ero via per una visita e lui, in preda ad una febbre molto alta, ha ben pensato di tornare a casa. Fortuna che sono arrivata in tempo, altrimenti lo avrei realmente trovato sotto il nostro condominio.>>

Si lascia andare ad una risatina triste, amara; prendendo ad accarezzare i capelli di suo figlio. Io rivolgo un debole sorriso alla donna, mentre Andrea vaga con la sguardo da una parte all'altra della camera, non volendo incontrare quello della madre di Giovanni.

<<Quando gli ho chiesto cosa stesse facendo ha risposto di non saperlo. Poi mi ha implorata di portarlo a casa, farfugliando qualcosa sul fatto che Andrea e Maia lo stessero aspettando a scuola.>> continua, generando sia in me che in Andrea una grande malinconia.
Quanto darei per poter tornare alla normalità...

Un sospiro tremolante lascia le labbra della signora, la quale lotta palesemente contro le lacrime.

<<Parlava sconnesso, sembrava non collegare il cervello alla bocca. Non era mai successo che delirasse così, non aveva mai avuto la febbre così alta...>>

Dopo aver osservato per pochi minuti Giovanni, mi volto verso Andrea.
Anche lui non allontana gli occhi dal suo amico, rivolgendogli uno sguardo perso e preoccupato.

Lo scricchiolio del letto davanti a noi richiama la mia attenzione, facendomi tornare ad osservare il ragazzo disteso sul materasso.

In quel istante Giovanni apre leggermente gli occhi, scrutando i nostri visi uno ad uno.
Quando ci riconosce, sorride debolmente.

<<Hey...>> quasi sussurra, provando a sistemarsi meglio sul materasso.

Appena sente la sua voce, Andrea si alza dalla sedia e si avvicina a lui. Si piega sul ragazzo, abbracciandolo e lasciando che quest'ultimo afferri le sue spalle e si tiri leggermente su con le poche forze che ancora ha. Subito dopo, il piu piccolo piega le ginocchia e si abbassa quasi alla sua altezza, in modo tale da permettere il minimo sforzo all'altro.

Sia io che la madre di Giova restiamo sconvolte ma, allo stesso tempo, ci lasciamo intenerire dalla scena. Non ho mai visto Andre abbracciare qualcuno in questo modo, sembra come se abbia rincontrato un amico che non vedeva da molti anni.

<<Andrea...>> mugugna Giovanni con voce rotta, poggiandosi con il viso alla spalla dell'amico.

Andre lo stringe ancora di più a se, mentre trattiene palesemente un singhiozzo.

<<Sono qui Giova...>> risponde, anche lui tristemente.

La madre di Giovanni mi fa cenno di uscire un momento e di lasciarli soli. Controvoglia esco da quella stanza insieme a lei, cominciando poi a percorre il corridoio lentamente.

Andrea's pov

Dopo qualche minuto allento la presa, aiutandolo a tornare sdraiato sul letto. Sorridendo e asciugandomi una lacrima, continuo ad osservare il viso del mio amico.

<<Sicuro di star bene?>> domanda Giova ridendo lievemente, per sdrammatizzare.

<<Si, è che... no niente.>> rispondo tentennante, sorridendo.

Mentre sua madre ci informava sulla sua situazione mi era tornato in mente il sogno di Maia. Temo davvero che possa essere reale e ho paura che da un momento all'altro io possa perderlo. A lui non voglio parlare degli incubi di Maia e del fatto che alcuni si siano avverati, non voglio spaventarlo. Ha già troppi problemi a cui pensare.

<<Giova...tua madre ci ha detto che non stai passando un bel momento...è vero?...>> domando sospirando, tornando a sedere accanto a lui.

Il ragazzo scrolla la testa, lasciandosi sfuggire una risatina.
<<Non sa proprio stare zitta...>>

<<Perchè non ce l'hai detto? Perchè non ne hai parlato con noi?...Non vuoi proprio capire che vogliamo aiutarti e starti accanto!?>> esclamo alzando lievemente la voce, alterato dal suo comportamento.

<<Perchè ho paura!... Ho paura Andrea, ok!? Non ne parlo perchè non voglio neanche doverci pensare... Ho il terrore che uno di questi giorni possa chiudere gli occhi e non riaprirli più... per quello non dormo la notte...perché ho paura...>> esclama gridando più forte, mentre una lacrima solca il suo viso.

Rimango allibito e lo guardo negli occhi. Non immaginavo che stesse davvero soffrendo così tanto.
Senza parlare lo stringo di nuovo in un abbraccio.

Change Your Mind •~Spawn~•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora